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Danni da selvatici nelle aree protette: “approvato il risarcimento fino al 100%”

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Dopo due anni di pressing di Coldiretti verso la Regione Emilia Romagna e l’Unione Europea, arriva una prima risposta all’esasperazione degli agricoltori che hanno i campi saccheggiati da animali selvatici senza riuscire ad ottenere risarcimenti adeguati. Lo ribadisce Coldiretti Reggio Emilia in occasione dell’entrata in vigore della delibera regionale che sancisce il risarcimento fino al 100% dei danni nelle aree protette (parchi, riserve, oasi, zone di ripopolamento e cattura) da parte di specie di animali cacciabili.

Fin dal 2016, Coldiretti Emilia Romagna aveva chiesto alla Regione di aprire un confronto con Bruxelles perché i danni degli animali non fossero più soggetti alla norma degli aiuti di Stato che attualmente sottopone l’indennizzo dei danni al regime di de minimis, che stabilisce un tetto massimo di risarcimento in 15 mila euro suddivisi in tre anni, comprensivi anche di altre provvidenze come sgravi contributivi e aiuti al credito. Si tratta – commenta Coldiretti Emilia Romagna – di una somma assolutamente inadeguata per le imprese se si considera che tra le specie cacciabili ci sono animali come il cinghiale (154 mila euro di danni nel 2015), la lepre (95 mila euro), il fagiano (72 mila euro), i piccioni (76 mila euro), i corvidi (100 mila euro), il capriolo (30 mila euro).

Dopo il riconoscimento da parte di Bruxelles delle ragioni avanzate da Coldiretti per tramite della Regione – afferma Coldiretti – è finalmente arrivata la delibera regionale che rende immediatamente operativi i risarcimenti danni fino al 100% nelle aree protette e consente di riconoscere anche i costi degli interventi di prevenzione danni.

«I danni da fauna selvatica – commentano Vitangelo Tizzano e Assuero Zampini, vertici della Coldiretti reggiana – sono riscontrati in tutte le aree del territorio provinciale. In montagna i terreni sono devastati dal grufolare dei cinghiali, così come in collina a cui però si aggiungo anche i danni da caprioli. Le aree di pianura non sono indenni ma colpite dalle opere di escavazione delle nutrie a cui si aggiungono i danni da storni e vari».

L’agricoltura è un’attività economiche che, in particolare, nelle zone di montagna ha un’importanza vitale per il mantenimento e la fruibilità del territorio, la conservazione della biodiversità, la protezione delle risorse naturali e la produzione di prodotti di alta qualità.

«Ora è pressoché impossibile attingere a stime oggettive dei danni da fauna selvatica sul territorio – continuano Tizzano e Zampini. I dati disponibili sono solo una piccola parte dei danni reali che sempre più spesso non vengono comunicati a causa di difficoltà burocratiche, dell’indennizzo al de minimis ed anche a criteri di perizia sottostimanti».