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Destra e Sinistra hanno ancora un senso?

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Nel nostro immaginario la “destra” è stata lungamente associata alle classi agiate, capitalismo, liberismo economico, patriottismo, nazionalismo…, mentre la “sinistra” identificata per solito con l’esatto contrario, e pur trattandosi di una schematizzazione piuttosto sommaria, e se vogliamo talora un po’ affrettata se non imprecisa ed erronea, ci ha nondimeno abituati all’idea che vi sono differenti modelli di società cui poter aspirare. Modelli ai quali ispirarsi, anche quando siamo chiamati a pronunciarci nella cabina elettorale: atto con cui facciamo sostanzialmente una scelta di campo, o quantomeno di orientamento, pure riguardo a detti modelli.

Non è da escludere che, all’origine, “destra” e “sinistra” fossero realmente qualcosa di molto diverso e reciprocamente distante, e sinonimi di un irremovibile “dualismo”, ma sono poi nati i cosiddetti partiti “interclassisti” che, sull’uno e altro fronte, hanno puntato a mitigare i conflitti e le rivalità tra i diversi ceti sociali. Gli interclassisti si sono prefitti di rappresentare ed interpretare una pluralità di attese ed istanze, apparentemente antitetiche e competitive, pur se perduravano tuttavia chiari e inequivocabili elementi distintivi. Ne sono un esempio le scelte in politica estera, dove l’una parte guardava all’Occidente, cioè all’ovest, contrariamente all’altra rivolta invece verso est quando, per l’appunto, esistevano ancora i due “blocchi” e la “guerra fredda”.

Il presunto superamento delle ideologie

Con la caduta del Muro di Berlino, a fine anni Ottanta, e quanto ebbe a seguirne sul piano internazionale - cui poco dopo andò dietro la crisi dei nostri partiti identitari, fino alla scomparsa di taluni di loro - si diceva che le ideologie erano superate. Oppure lo si voleva far credere, con l’aggiunta che da lì in avanti i problemi sarebbero stati affrontati in maniera oggettiva e neutra, fuori cioè dai “colori” di parte. Era un discorso indubbiamente seducente, salvo poi constatare che il presunto vuoto ideologico era stato invece occupato e riempito, se non monopolizzato a detta di qualcuno, da una cultura politica divenuta via via preminente. Questa cultura si guadagnò l’appellativo di “politicamente corretta”, alla quale più d’uno si è adattato, per fatalismo, arrendevolezza, conformismo, assuefazione,… tanto che tra la “gente” il discutere di politica si andò parecchio smorzando.

L’assuefazione, a sua volta, può rasentare non di rado il qualunquismo, o venirne “contagiata”, e difatti sono stati in buon numero, durante un bel po’ di anni, quanti hanno manifestato sentimenti di sfiducia e insofferenza verso la politica nel suo complesso. Persone che esternarono altresì la convinzione che fosse sostanzialmente indifferente l’optare, al momento del voto, per l’uno o altro partito. Neppure è verosimilmente mancato chi riteneva di poter andare avanti indisturbato con solito “tran tran”, qualunque fossero i governanti di turno. E non è mancato chi trovava difficoltà a “schierarsi”, prendere cioè una posizione, avendone perso via via l’abitudine e questo insieme può aver alimentato l’astensionismo, pur se non siamo in grado di comprovarlo.

Il riemergere di divergenze e contrapposizioni

Nel frattempo, tuttavia, il contesto, ossia il mondo intorno a noi, stava cambiando, anche con inaspettata celerità, mentre affioravano di giorno in giorno problematiche e criticità nuove ed inusuali. Alla fine ha dovuto rendersene conto pure chi era abbastanza scettico, e restio a farlo, ma il ritardo nel percepire ed ammettere i fenomeni in atto, e nel “porvi mano”, li ha fatti lievitare e acuire sino al punto da produrre un insistente crescendo di tensioni e preoccupazioni all’interno delle nostre comunità. Comunità dove gli stati d’animo sono andati ad infervorarsi e divergere, fino a radicalizzarsi e contrapporsi, con nuove “polarizzazioni” i cui toni possono ricordare quelli di un tempo, quando “destra” e “sinistra” si fronteggiavano in maniera ferma e decisa, e non di rado accesa e animata.

C’è però chi teorizza che quelle due “vecchie” e contrastanti categorie politiche siano ormai sorpassate, e non più attuali, ancorché si faccia obiettivamente fatica a negare che nella nostra società abbiano ripreso campo dissonanze e divisioni che parevano ormai estinte o sopite. Tutto questo a dispetto di chi vorrebbe invece tendere ad un certo qual unanimismo, in nome del “bene comune”: è un traguardo sicuramente nobile e importante, pur se non dietro l’angolo, ma al cui raggiungimento è assai più funzionale un sistema dove si confrontano ed eventualmente scontrano, senza degenerare, e nel contempo si bilanciano e compensano, opinioni e ragioni diverse, se non opposte. Dove il “politicamente corretto” cui sembravamo destinati se la debba vedere con altre linee di pensiero e punti di vista.

L’odierno dualismo potrebbe continuare a chiamarsi come una volta

Il che non vieta affatto che tale “dualismo” sappia trovare punti di intesa e di mediazione, “scendere a patti” come si usa dire, su determinate questioni o in particolari circostanze, ma auspicabilmente senza vicendevoli snaturamenti. Questi ultimi facendo venire meno le rispettive specificità e differenze, possono inavvertitamente incanalarci verso un progressivo appiattimento delle tesi e delle idee, o loro omologazione, sovente anticamera di una sorta di “pensiero unico”. Situazione che a mio modesto modo di vedere non fa un gran bene alla democrazia, e, da ultimo, potremmo sforzarci e sbizzarrirci nel coniare la giusta declinazione o definizione per l’odierno “antagonismo”. In questo modo, però, rischieremmo probabilmente di essere imprecisi, e tanto vale allora mantenere parole come “destra” e “sinistra”, che conosciamo, hanno storia e retroterra, e anche un indubbio significato.

(P.B.)

 

2 COMMENTS

  1. “Nulla è stato creato invano, ma la mosca ci è andata vicino”. E’ un aforisma di Mark Twain, e per me un mistero: Mark Twain è morto 21 aprile del 1910, dunque, non c’è nessuna possibilità che abbia mai potuto leggere un articolo o un commento di Redacon.

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  2. Oggi è più importante una lucida idea della strada da percorrere per risolvere un problema, piuttosto del perdersi nelle analisi e nelle ricerche delle cause che il problema hanno determinato . Al “politicamente corretto”, frutto di un ‘intellighenthia” autocelebrativa, e terribilmente vecchia, non si è andati oltre; e questo ha scavato l’abisso tra una classe politica e il giorno feriale che tutti noi oggi paghiamo e che anche questo articolo, dal mio punto di vista, ancora una volta evidenzia.

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