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“Ciao cara, come va?” Lo squillante saluto di Dina ottantanovenne barista di Villa Minozzo

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Quota 100?

Non per tutti è un problema, c’è anche chi si avvicina con la sola età e ugualmente non vuol lasciare il lavoro.

Dina Reglioni

“È la mia compagnia” ci spiega la signora Dina, ottantanovenne, sorpresa in un momento di riposo al tavolo del bar che porta il suo nome, vicino alla piazza di Villa Minozzo. È intenta a stendere le carte del solitario, ma, quando ci affacciamo sulla porta, saluta con accogliente vivacità “Ciao cara, come va?” Pur vedendola per la prima volta, abbraccia la signora che intuisce più anziana: “Come stai, cara?” e l’aiuta a sedere. Passa dietro il bancone a preparare i caffè richiesti - un po’ alti alla fine, ma buonissimi – e subito torna sorridente al suo solitario.

Come non chiedere, come non far raccontare?

Originaria di Santonio, Dina Reglioni gestisce il bar, un tempo anche ristorante, dalla metà degli Anni Settanta, dopo una vita di lavoro a servizio a Milano e tre anni in Belgio al seguito del marito Mario.

“Papà voglio andare a servizio anch'io! Avevo 19 anni e vedevo le mie amiche tornare dalla città tutte vestite bene mentre io sempre e solo di panessa.

-Sei decisa? mi chiese

-Sì.

-Guarda che il pane fuori casa ha sette croste”.

Ma lei è decisa e va.

Tre anni a Milano e poi in Belgio, al seguito del marito minatore. Ha due macchine per fare la maglia, in più tiene a pensione quattro minatori italiani.

“Stavo bene, ma il marito volle tornare: lo avevano chiamato come trattorista. Io misi su 4.500 galline ovaiole, ma la polvere per i miei figli non andava bene. ‘Questi bimbi s’ammalano’, dissi a mio marito. Il giorno dopo passai davanti a questo bar. ‘Dina non sa chi vuole un bar? Io voglio cedere’ mi disse la padrona. ‘Lo prendo io!’ La mattina dopo mi presentai con sette milioni: lei è uscita, io sono entrata! Sempre pieno! I bimbi qui con me! Portavo i funghi e i tartufi a vendere in città. Mi son sempre arrangiata”.

Alla parete campeggiano due pagine del Carlino del 20 aprile 2014 con la foto di una giovanissima Dina sotto il titolo:

“Un bacio 70 anni dopo, ritrova il partigiano che salvò 70 anni fa.”

Dina ci racconta di come a 14 anni con il papà e il fratello...

“I tedeschi erano ad un passo, sentiamo sparare. I tedeschi vanno via e sentiamo urlare: Aiutatemi, aiutatemi. Andiamo a vedere: c’è un partigiano ferito a una gamba. Lo portiamo in un capanno lungo il fosso, nascosto nel bosco, a Pradancino, per tre mesi gli ho portato da mangiare. Lo curava un'infermiera. Avevo cura di cancellare le tracce nella neve. Era di Milano. È tornato dopo 10 anni con la mamma, mi voleva sposare, ma io ero a Milano, già sposata”.

Dopo 70 anni l’incontro: “Sulla porta lui piangeva, io piangevo”.

Questa non è l’unica occasione in cui la vita di Dina sfiora la storia. Conosce don Pasquino Borghi, parroco a Tapignola e lo vede togliersi la camicia per darla a “un povero disgraziato”. Dina ci racconta anche che la sorella Diamante Reglioni era custode o forse mezzadra a Tapignola, ed è stata fatta prigioniera e successivamente liberata grazie anche all’intervento della mamma Maria Fontana, pastora che svernava a Villa Sesso, presso il prefetto al quale era solita portare la ricotta. Episodi questi che mi sembra siano rimasti privati, o almeno non mi è mai capitato di ritrovare nei libri di storia.

Dalla storia torniamo all'attualità: "Eh, un tempo comandava il marito, ma era la donna che teneva unita la famiglia, oggi comandano le donne ma le famiglie son divise. Noi dalla povertà siam venuti alla ricchezza, oggi dalla grandezza vanno alla povertà".

Ormai sono le 16, il bar si riempie di amici e di cordialità: il lavoro di Dina è compagnia per tanti. Anche questo è montagna.

5 COMMENTS

  1. “Eh, un tempo comandava il marito, ma era la donna che teneva unita la famiglia, oggi comandano le donne ma le famiglie son divise. Noi dalla povertà siam venuti alla ricchezza, oggi dalla grandezza vanno alla povertà”

    Quanta saggezza concentrata in poche righe !

    Ivano Pioppi

    • Firma - Ivano Pioppi
  2. Complimenti Dina, forte come una roccia, sempre sorridente affabile e quando passo da Porta Castello ti ricordo nel baretto della piazzetta che, appena scesa dalla corriera, con due grosse borse eri circondata dai tuoi affezionati clienti che era pronti a comperare i formaggi e funghi. In tanti anni che ci siamo conosciuti non ti ho mai vista arrabbiata, e forse potevi anche averne i motivi, perchè come tutti i commercianti si pagava e basta….
    Mi sono proposto che nella prima occasione che passo da Villa vengo ad abbracciarti.
    Ciao grandissima Dina.
    Andrea ex direttore Commercianti di Castelnovo nè Monti

    Andrea

    • Firma - Andrea