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L’impegno per contrastare lo spopolamento dell’Appennino emiliano: firmato a Reggio Emilia l’Accordo di Programma, pronti 28 milioni di euro

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Una nuova organizzazione della filiera del Parmigiano Reggiano, per costituire un’organizzazione che commercializzi direttamente il prodotto di Montagna.

Una diversa articolazione dei servizi escursionistici, a piedi e in bici, legati al benessere, in sintonia con la forte naturalità dell’area e all’importante riconoscimento Mab Unesco.

E poi interventi per rafforzare i servizi ai cittadini, contrastare lo spopolamento e favorire l’invecchiamento attivo della popolazione; da un lato potenziando la prevenzione e la promozione della salute e accrescendo l’offerta didattica delle scuole e i servizi di mobilità, dall’altro valorizzando i tanti punti di forza che già caratterizzano questo territorio.

Sono alcuni degli interventi previsti, e sostenuti con un investimento di 28 milioni di euro, dall’Accordo di Programma quadro per la Strategia d’area dell’Appennino Emiliano “La Montagna del Latte”. Un territorio di oltre 75mila abitanti, che interessa le province di Reggio Emilia, Parma e Modena.

L’intesa raggiunta nell’ambito della Strategia per le Aree interne  è stata sottoscritta oggi a Reggio Emilia, nella Sala del Consiglio di Palazzo Allende, alla presenza di Giammaria Manghi, sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna, Enrico Bini, sindaco di Castelnovo ne’ Monti e presidente dell’Unione Appennino reggiano, Antonio Manari, il consigliere della provincia di Reggio Emilia, Sabrina Lucatelli, coordinatrice del Comitato tecnico Aree interne, e dall’economista del Caire, assistenza tecnica dell’Area interna, Giampiero Lupatelli.

“La strategia la ‘montagna del latte’, oltre a svolgere un ruolo essenziale nell’economia della montagna modenese-reggiana, offre un’ottima esemplificazione dello sforzo fatto dalla Regione per agganciare lo sviluppo dei territori alle reti lunghe dello sviluppo più dinamico dell’intera Emilia-Romagna - ha affermato il sottosegretario Manghi -. Abbiamo coordinato, in una lunga fase durata circa due anni e mezzo, una vasta area territoriale delle province di Reggio Emilia, Parma e Modena, muovendoci assieme ai sindaci, alle associazioni, alle imprese e a tutto il tessuto sociale della montagna. Un intenso lavoro, realizzato con la programmazione congiunta di tutti i fondi europei e nazionali disponibili, che punta allo sviluppo del territorio e alla valorizzazione delle sue ricchezze. Oggi - ha aggiunto il sottosegretario - è un giorno che corona questo impegno, perché di fatto inizia la fase attuativa di realizzazione degli interventi”.

“Essere arrivati alla sottoscrizione dell'Accordo di Programma quadro - ha spiegato il sindaco Bini - significa di fatto essere entrati nella fase più strettamente concreta, ma anche più complicata del progetto: far partire i cantieri, con le risorse che sono ora disponibili su tutte le ‘schede’ che compongono la Strategia d'area dell'Appennino emiliano e già predisposta un anno fa. Azioni che riguardano l'agricoltura, ma anche la scuola e la formazione, il turismo sostenibile, servizi e politiche per la salute, azioni sui trasporti e la mobilità, interventi per aumentare l'attrattiva del territorio anche come luogo dove poter vivere. Una prospettiva di grande importanza per l'Appennino nei prossimi anni”.

“La firma dell’Accordo di programma quadro rappresenta l’avvio della seconda fase di un percorso impegnativo, come quello della SNAI: le aree interne, cittadini e amministratori, raccolgono i frutti seminati lavorando insieme per potenziare i servizi locali e rafforzare le dinamiche di sviluppo locale - dice Sabrina Lucatelli -. L’Appennino Emiliano rappresenta un esempio interessante in quanto a capacità di far rete a livello imprenditoriale e di disegnare modelli educativi rivolti al futuro. L’investimento su una filiera territoriale dedicata al Parmigiano Reggiano di montagna, il rafforzamento dell’esperienza delle cooperative di comunità, la realizzazione del nuovo plesso scolastico di Villa Minozzo rappresentano progettazione di punta, pratiche ed idee che possono contribuire alla definizione di nuovi modelli anche in altre aree interne del Paese. Per questo, vi chiedo da oggi in poi uno sforzo ancora più grande per presidiare l’attuazione di questa Strategia, coinvolgendo costantemente la Comunità perché possa continuare a essere soggetto attivo nel perseguimento delle migliori soluzioni, ma anche soggetto che possa pretendere risultati adeguati”.

Cosa prevede l’Accordo
L’Accordo di Programma quadro rappresenta l’ultima fase del percorso che in circa due anni e mezzo ha visto lavorare insieme associazioni, imprese, istituzioni.

Ora inizia la parte operativa per realizzare i progetti individuati, grazie all’investimento di 28 milioni di euro - 3,7 milioni provenienti da fondi pubblici dello Stato, 17 dalla Regione attraverso l’utilizzo dei Fondi Sie - Psr, Por Fse, Por Fesr - 6 milioni dai privati e 1,3 stanziati dagli enti locali coinvolti.

La “Montagna del latte” punta all’innovazione produttiva della filiera del Parmigiano Reggiano, e in particolare del Parmigiano Reggiano di Montagna, costituendo un’organizzazione che lo commercializzi direttamente, grazie al progetto di filiera “Il crinale”, in cui sono coinvolte 37 imprese del territorio tra caseifici e aziende di allevamento.

Importanti le azioni legate al turismo, con la realizzazione di nuovi itinerari escursionistici e la creazione di una nuova offerta di servizi per le escursioni, a piedi e in bicicletta, ma anche legati al benessere e in sintonia con la forte naturalità dell’area e al riconoscimento di questa zona dell’Appennino come sito Mab Unesco.

La strategia prevede inoltre interventi per dare più forza ai servizi per i cittadini.  Dal punto di vista sanitario, ad esempio, per la popolazione anziana sarà potenziata la prevenzione e la promozione della salute con la realizzazione di una Casa della salute a Toano, l’inserimento degli infermieri di comunità e i servizi di prossimità erogati dalle cooperative di comunità dell’area.

Sul fronte della scuola, la strategia intende adeguare e migliorare le infrastrutture scolastiche attraverso la realizzazione del polo scolastico unificato di Villa Minozzo; favorire una migliore didattica a partire dalla fascia di età 0-10 anni, accrescendo e personalizzandone l’offerta anche per contenere le forme di disagio e aumentare la connessione tra didattica, risorse territoriali e sviluppo locale attraverso un approccio laboratoriale e l’alternanza scuola-lavoro.

Per quanto riguarda l’accessibilità è previsto un importante investimento per portare la banda ultra larga in tutto il territorio, mentre sul fronte mobilità saranno potenziati i servizi di trasporto locale e quelli di trasporto a chiamata, attraverso la creazione di una centrale della mobilità.

La Strategia per le Aree interne
Le Aree interne rappresentano una parte ampia del Paese - circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione – molto diversificata al proprio interno, distante da grandi centri abitati e con traiettorie di sviluppo instabili eppure dotate di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche con un forte potenziale di attrazione.

Il Piano nazionale di riforma negli anni scorsi ha adottato la Strategia di sviluppo per contrastare la caduta demografica e rilanciare la crescita e i servizi di queste zone, mettendo a disposizione fondi ordinari della legge di stabilità e fondi comunitari. L'Agenzia nazionale per la coesione territoriale è il soggetto responsabile dell’attuazione.

L’Emilia-Romagna, nell’ambito della Strategia nazionale, ha individuato quattro aree interne: oltre all’Appennino emiliano, il Basso ferrarese, l’Appennino piacentino-parmense e l’Alta Valmarecchia.

 

3 COMMENTS

  1. Siete gia in campagna elettorale? Utile chiudere il recinto quando i buoi sono scappati. Beati voi illusi che credete ancora che la montagna possa salvarsi, che sia possibile crearsi una famiglia qui. La montagna l’avete ammazzata voi con precise scelte politiche fatte negli anni passati e presenti, compreso il punto nascite. Quando era ora di costruire le infrastrutture non l’avete fatto, abbiamo strade provinciali che collegano il crinale che ormai non hanno neanche in Africa. Questo ha sempre comportato una diffidenza da parte delle aziende che non hanno mai realizzato insediamenti produttivi in montagna eccetto pochi casi. Credete davvero che ci salveremo con il latte e quel poco di turismo low cost che abbiamo? Quanti posti di lavoro porterà? Che senso ha potenziare il servizio pubblico se abbiamo corriere che girano vuote? Senza lavoro e con un’età media altissima, entro pochi decenni Castelnovo rimarrà l’ultimo insediamento abitato prima del crinale.

    Obabandele

    • Firma - Obabandele
  2. Io non so quanto tempo occorra per dare adesso corso alla parte operativa e realizzare i progetti individuati, e neppure posso esprimermi riguardo ai medesimi dal momento che non li conosco, né verosimilmente avrei la competenza per farlo, ma auspico vivamente che il comune lavoro svolto da associazioni, imprese e istituzioni per arrivare all’Accordo di Programma – come qui leggiamo – abbia visto giusto nell’individuare i modi più idonei ed efficaci per rilanciare la nostra montagna.

    Resto nondimeno dell’avviso che la prima tappa per la tenuta del nostro territorio, in attesa e nella prospettiva di vederlo auspicabilmente riprendersi e ripopolarsi, sia quella di salvaguardare il tessuto economico esistente – intorno al quale si sono formate e sviluppate le nostre comunità – aiutandolo nella forma più immediata e generalizzata possibile, ossia abbassando il carico fiscale, largamente inteso, includendovi cioè imposte e tributi di vario genere, ivi compresi i costi dei servizi (un carico divenuto sempre più oneroso).

    Proprio nei giorni scorsi abbiamo appreso, sulla stampa locale, della chiusura di un esercizio commerciale nella zona del crinale che, forse, nonostante i tempi di crisi, avrebbe continuato la propria attività se avesse potuto beneficiare di agevolazioni del suddetto tipo, ossia un intervento facilmente accessibile sul piano della “fiscalità” volto all’intero sistema produttivo montano, almeno in questa fase di “sofferenza”, e mi auguro pertanto che nelle misure dell’Accordo vi sia spazio per una iniziativa di questa natura.

    P.B. 17.12.2018