Home Cronaca “Ma il Parco è terra di nessuno?”. La denuncia di Legambiente Val...

“Ma il Parco è terra di nessuno?”. La denuncia di Legambiente Val d’Enza. AGGIORNAMENTO La risposta dell’ufficio stampa del Parco

39
1

Cartelli presi di mira. Bossoli di cartucce di bracconieri. Inesistenza di controlli. È una denuncia molto forte quella di Legambiente Valdenza che, nel Parco dell'Appennino, a Ventasso, documenta una situazione di degrado. “Gli escursionisti e gli appassionati di natura e di montagna, che ogni anno percorrono le vie storiche, carraie e strade forestali all'interno del Parco Nazionale dell'Appennino tosco-emiliano, spesso si trovano di fronte al degrado - scrive il segretario della storica associazione ambientalista Lorenzo Corradini -. I cartelli di divieto di circolazione sono usati come bersagli dai bracconieri che, a causa della scarsità dei controlli, possono entrare indisturbati all’interno di aree delicate del Parco nazionale. Il ritrovamento di bossoli di cartucce, comprese quelle di munizioni di grosso calibro per la caccia agli ungulati è un fatto molto comune”.

Che dire dell’accesso a numerosi sentieri, come al Passo della Cisa? “Le sbarre poste negli anni '90 dall’Ente Parco Regionale del Gigante, che impedivano gli accessi a molte strade forestali, sono state divelte, distrutte o lasciate aperte prive di lucchetti. Le fotografie allegate si riferiscono alla sbarra al Passo della Cisa, lungo la strada forestale che arriva al Monte Bagioletto, ma la situazione di altri luoghi di grande interesse come la zona del Passo di Pradarena, del Passo del Cerreto, è questa”.

“Nel 2012, in seguito alla distruzione della sbarra che chiudeva l’accesso alla carraia che dal Passo della Cisa arriva ai Prati di Sara, il presidente Giovanelli dichiarò alla stampa che avrebbe studiato un sistema per sorvegliare gli accessi. Considerando che sono passati ormai 6 anni, vorremmo sapere se l’ente di gestione del Parco ha avuto tempo sufficiente per studiare un sistema valido per impedire l’accesso a vandali e bracconieri motorizzati o se resti valido il sistema efficace ed economico delle sbarre con lucchetti poste dall’ex Ente Parco del Gigante. Nel Parco Nazionale sono presenti Siti di interesse comunitario e Zone di protezione speciale ed è inserito nel programma Unesco Mab, cui scopo principale è la promozione su base scientifica di un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello sviluppo sostenibile".

Da qui, conclude Corradini, l’auspicio che “tutti i proclami e le buone intenzioni riguardanti la tutela della biodiversità e delle pratiche volte allo sviluppo sostenibile non restino sulla carta e siano applicate seriamente“.

****

Aggiornamento 13/01/2019 ore 17.30

È vero che - accanto a un sostanziale e generale rispetto delle normative di tutela del Parco Nazionale - si verificano più o meno spesso situazioni ed episodi di violazione della stesse; in particolare riguardo gli accessi motorizzati e, più raramente, azioni di caccia abusiva.

Particolarmente esposte e a rischio sono quelle aree di confine (es.i citati Passo della Cisa, Passo di Pradarena), ove il perimetro del Parco si colloca a quote altimetriche molto e troppo elevate e per di più in contiguità con facili e legittimi accessi motorizzati.

Sul citato episodio di demolizione abusiva della sbarra in direzione del Bagioletto di sei anni fa è stata fatta all’epoca piena chiarezza e l’autore – un pastore del luogo – si è assunto la responsabilità del ripristino della sbarra (che peraltro è stata posta e gestita dal comune di Villa Minozzo).

In realtà - come è noto - il Parco Nazionale tosco-emiliano si trova ad avere un perimetro molto variegato e frastagliato. Questo, in proporzione all'ampiezza dell’area protetta, ne rende ancor più difficile il controllo.

In qualche caso il territorio del Parco ha addirittura larghezze di poche decine o poche centinaia di metri. Da fine 2018 il Reparto Carabinieri Forestali del Parco è stato potenziato (da due a cinque unità solo per il territorio reggiano).

Ciò consentirà certamente un rafforzamento del presidio e del controllo. Saranno certamente valutate con attenzione le segnalazioni critiche di Legambiente Val d’Enza, ancor più ove saranno meglio circostanziate circa i luoghi e i tempi. L’esperienza comunque conferma che, al di là delle sbarre e dei divieti, sono l’informazione, l’educazione, la conoscenza del valore dei luoghi e dei beni ambientali la migliore forma di difesa e conservazione.

Su questo l’impegno dell’ente Parco è cresciuto e ancora sta crescendo, anche attraverso collaborazioni con altri enti e soggetti pubblici e privati, ben oltre il perimetro e la comunità del parco.

È su questo terreno il centro della sfida e della missione di tutela dell’ambiente e promozione di cultura e sviluppo sostenibile.

(Ufficio stampa Parco Nazionale Appennino tosco-emiliano)

1 COMMENT