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La lettera: “Si onora Togliatti, ma non Bettino. Ecco perché, invece, Craxi statista merita un tributo”

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Riceviamo  pubblichiamo.

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Il 19 gennaio saranno trascorsi ormai diciannove anni dalla morte di Bettino Craxi. In una Italia senza statisti, ormai tutti (o quasi) lo giudicano uno statista italiano (l’ultimo statista?) e un uomo politico di prim’ordine.
Mentre oggi i partiti che avevano il compito di fondare un nuovo ordine politico stanno affondando nel mare del carrierismo e dell’opportunismo tra “trasmigranti voltagabbana”, guerre di potere e di clan, noi siamo invece orgogliosi di appartenere ad una storia.

Oggi i partiti si vantano di non averne alcuna. Come se fosse possibile essere completamente nuovi e non invece ognuno figlio del proprio passato. Eravamo e siamo orgogliosi di appartenere alla luminosa storia del socialismo riformista e liberale italiano. Di quello che partendo da Turati e Prampolini, (sì Prampolini che era socialista e che nessuno può espropriare alla storia del socialismo reggiano) e… arriva fino a Craxi.
Noi, socialisti, abbiamo avuto netta la sensazione nel biennio 1992-94 che ci si dovesse vergognare di aver avuto ragione nella storia. Di avere combattuto la versione autoritaria del socialismo che era appunto il comunismo e di avere proposto l’unica sua versione tuttora viva e vegeta che è quella democratica occidentale.
Noi chiediamo oggi di valutare ancora la proposta di dare a Craxi un segno di ricordo a Reggio Emilia. Non pensiamo di dovere discutere il Craxi uomo, che avrà commesso i suoi errori.

Ma Crispi e Giolitti che oggi sono ricordati a Reggio Emilia con importanti intestazioni di vie del centro, sono stati inquisiti e condannati dalle magistrature del loro tempo. E Crispi anche dalla storia dopo le stragi in Africa e le repressioni in Italia. Restano però uomini politici di primo piano al di là delle loro posizioni, delle loro responsabilità ed errori. E che dire di Palmiro Togliatti, la cui certa responsabilità nella eliminazione fisica dell’intero gruppo dirigente del partito operaio polacco (e non solo) è stata certificata da Bocca nel suo vecchio libro.
L’aver avuto problemi con la magistratura non cambia il giudizio sull’uomo politico, e l’aver avuto gravi responsabilità nelle vicende più delicate del Novecento non è stata ragione sufficiente per impedire a uomini politici italiani di ottenere quel che oggi è invece negato a Craxi. E’ quello che alcuni fanno finta di non capire. Anzi alcuni lo capiscono benissimo. Forse ancora in alcuni c’è la condanna non del Craxi uomo, ma del Craxi politico. Proprio di quell’esponente che invece noi riteniamo fu essenziale per la democrazia, l’economia e la sinistra italiane. Craxi ha capito per primo in Europa che la vecchia idea socialista se non è contigua coi valori del liberalismo è spenta.
E ha capito per primo che una politica economica senza un patto sociale è monca e iniqua. E che una politica estera contro Israele o contro i palestinesi è folle. Soprattutto per l’Italia. Che Craxi intendeva come una potenza occidentale alleata ma autonoma dagli Stati Uniti, come l’episodio di Sigonella e la condanna dei bombardamenti di Tripoli e Bengasi del 1986 testimoniano. E’ questo Craxi che vogliamo ricordare oggi.

Un Craxi che avrebbe avallato la no fly zone ma sicuramente non le operazioni militari in Libia del 2011, bombardamenti che hanno portato alla disgregazione politica di quel Paese.
Craxi, un italiano che non piegò mai il capo dinanzi alle ingiustizie ed alla prepotenza straniera. L’amico di tutti i popoli oppressi dalle dittature, di tutti i popoli che cercano la loro autonomia. La sua venerazione per Garibaldi non era certamente casuale. Amico di Peres ma anche di Arafat, amico di Felipe Gonzales quando il leader socialista spagnolo era in Italia negli anni del franchismo, amico di Mario Soares quando il socialista portoghese era alle prese col salazarismo.
Amico e protettore di Jiri Pelikan e dei dissidenti cecoslovacchi, di Solidarnosc e della resistenza polacca al comunismo. Come degli eredi di Allende e quando si recò in Cile per primo tra i socialisti europei, subito dopo il colpo di stato del settembre del 1973, ebbe accenti di forte commozione.
Vorremmo ricordare questo straordinario uomo politico, senza enfasi ma anche senza dimenticare che venti anni prima, profetizzava quello che è l’Europa oggi.

Infatti scriveva: “…sarà in preda alla disoccupazione e alla conflittualità sociale, mentre il governo italiano sarà costretto a rinegoziare i trattati, perché diventati obsoleti e pericolosi”. Craxi aveva anche preconizzato e l’attuale situazione lo dimostra, che “la politica avrebbe perso credibilità, lo Stato si sarebbe indebolito e che sarebbero prevalse le scellerate regole della finanza e degli oligarchi”. Craxi pensava sempre al futuro, perché si aggrappava alla speranza di poter tornare nella sua Patria da uomo libero.
Vorremmo ricordare che a questo straordinario uomo politico il Governo italiano di allora (presidente D’Alema – confessiamo: abbiamo un rigetto nel pronunciarne il nome) rifiutò il salvacondotto per potersi curare in Italia. Craxi sarebbe ancora vivo. Da morto, quello stesso governo “ipocritamente” offrì poi il funerale di Stato, cosa che la famiglia e i socialisti rifiutarono...
Vorremmo ricordare che durante i governi Craxi, l’inflazione scese dal 14,7% (1983) al 4,7% (1987). Mentre nel 2016 il debito pubblico, creato dai “pifferai, tecnici o politici che dir si voglia”, è stato del 132,5% del Pil, nel 1987 era 88,60. A novembre 2018 il debito era di 2.345 miliardi di euro e…continua a correre (sic!)

Craxi aveva dedicato al nostro Paese tutta la sua vita, sin dalla più giovane età, e non ha mai accettato di essere trattato come un delinquente comune, considerando quanto gli era accaduto come una vera infamia. Come tutti anche lui commise errori e sottovalutò situazioni e però pagò il prezzo più alto. Anzi fu il solo che pagò un prezzo. Molti vogliono invece dimenticare e risponderanno a questo nostro scritto affermando che Craxi era “un corrotto, un latitante”. Per loro poco importa la sentenza postuma della Corte di Strasburgo che condannò la giustizia italiana per aver violato ripetutamente norme, quelle del Giusto Processo, scolpite nel nostro ordinamento  legislativo. Un morto non ha più diritto alla revisione processuale che avrebbe consentito di ristabilire la verità su Bettino Craxi. Oramai solo la politica ed il tribunale della storia potranno scrivere pagine di giustizia. E la storia renderà onore e merito ad un uomo che giace in una tomba, nella nuda terra, nel cimitero cristiano di Hammamet rivolto verso l’amata Italia, verso la Patria; sulla tomba la scritta “La mia libertà equivale alla mia vita”.

W l’Italia – Onore a Bettino Craxi – W la Patria

(Mario Paolo Guidetti)

11 COMMENTS

  1. Egregio Mario Paolo Guidetti, la sua lettera fa onore a Lei, a Bettino Craxi e a tutti gli Italiani che hanno apprezzato questo grande uomo, che voleva tenere alto il vero Socialismo e non essere suddito del Comunismo. Non credo ci sarà mai qualcuno che ammetterà le ingiustizie che a mio avviso sono state fatte a Craxi, ma so per certo che qualcuno è responsabile di quanto successo a questo grande statista, che lottava per una grande Italia, per una Italia rispettata da tutti. E’ indubbio che abbia commesso qualche errore, scagli la prima pietra chi non ha peccato, ma non meritava certo la fine che ha fatto. Ben fece a rifiutare il salvacondotto per curarsi le malattie e le ferite in Italia; erano ben altre le ferite inflitte a Craxi che qualcuno doveva curare. Ben hanno fatto i Famigliari a rifiutare i funerali di Stato, se avessero accettato mi sarei vergognato dei figli e di quei pochi veri Socialisti rimasti al suo fianco fino alla morte. Ora Craxi riposa in pace, non so se in Italia tutti possono riposare in pace per quanto successo a Craxi; io credo nel Grande Spirito e un giorno ci sarà giustizia anche per Craxi.

    Franzini Lino sindaco di Palanzano

    • Firma - Franzini Lino Sindaco di Palanzano
  2. Anch’io sono fiducioso che la storia renderà pieno onore e merito a Bettino Craxi, a dispetto di quanti, nonostante il prestigio che si era guadagnato anche a livello internazionale, hanno sempre cercato di oscurarne la memoria, offuscarne l’operato, svilirne l’azione e la statura politica (capita pure che la “nemesi storica” ponga talora riparo ai torti immeritatamente subiti).

    P.B. 17.01.2019

  3. Ma quale statista! La invito a rileggere un po’ di cronaca dei tempi di mani pulite. Craxi era grande soprattutto nel fare incetta di bustarelle tramite i suoi. Tutti dovevano “dare” volenti o nolenti. Di un gran ladro si diceva che rubava come C. Poteva rendere il bottino (non solo quello buttato nel w.c. da Chiesa), farsi processare e subirne le conseguenze se condannato, non fare il latitante al tiepido sole tunisino. No, per ora non dedichiamogli strade e neanche viottoli.

    Fm

    • Firma - Fm
  4. Anche in tempi passati, e non solo ora, ho sempre sostenuto che l’Italia con il Caf, ha passato, senza alcun dubbio, uno dei momenti economici migliori. Se qualcuno si fosse dimenticato, il quel periodo la nostra Lira prese l’Oscar per la stabilità, mai più successo. Un amico di estrema sinistra, terminato il terremoto politico del dopo Craxi, mi disse testualmente: con Craxi mi sono fatto la casa e messo via dei soldi, ora i miei amici di sinistra mi stanno mangiando i soldi e forse anche la casa. Questo signore non era un mago dell’economia, ma guardava ai risultati ed è stato grande profeta. Quante cose si potrebbero dire, pur ammettendo che esisteva della corruzione, perché, dopo è stata debellata? E se penso che la causa sono stati, così mi sembra di ricordare, solo e semplicemente 7.500.000 lire che tradotti in €uro sono circa 3.500, tanto è quel che è stato trovato al Signor Chiesa dell’albergo Trivulzio. Quanti comunisti e democristiani dovrebbero vergognarsi e chiedere scusa a chi ha fatto stare bene molti italiani… ma tant’è che l’invidia è una brutta bestia e si sa che si fanno carte false pur di eliminare un avversario e apparire come i salvatori della Patria.

    Andrea Azzolini

    • Firma - AndreaAzzolini
  5. Nel leggere quanto scrive “Fm”, mi vengono alla mente le persone incontrate nelle strade di Hammamet che, riferendosi a Craxi, si esprimevano col termine “Monsieur le President”, vocaboli molto eloquenti a testimoniare la considerazione di cui egli godeva in quel Paese, e non bastano certo alcune ostili ed acide parole, per non dire di più, a screditarne la memoria ed il prestigio.

    P.B. 18.01.2019

  6. Non credo che l’interesse del partito comunista equivalesse all’interesse degli Italiani, come non credo lo sia qualsiasi per qualsiasi partito di sinistra; il suo interesse era quello di mantenere il potere e non poteva permettere che un piccolo satellite della sinistra Italiana, il socialismo a guida Bettino Craxi, riscontrasse tanti successi economici e di popolo a livello nazionale e internazionale che stava rendendo grande l’Italia nel mondo; inoltre questo socialismo avrebbe consentito lo sviluppo della democrazia. Non credo che ciò potesse essere tollerato da quel comunismo italiano, che a partire da Togliatti, avrebbe voluto l’Italia nel patto di Varsavia e non nella Nato, e la politica di Craxi andava contro questi concetti e in qualche modo andava “eliminato”, non fisicamente come qualcuno ha fatto con Moro, ma reso inoffensivo. Chi ha il potere le prove dei piccoli sotterfugi per accusare qualcuno le trova sempre e chi ha il potere sui giornali, allora come oggi, scrive ciò che vuole e muove le accuse che vuole. Ma a parte queste considerazioni, la cosa che più mi rammarica è pensare alle pene che ha sofferto questo grande uomo, pieno di orgoglio per la sua amata Italia nel trovarsi esiliato e impotente di fronte ad un potere molto più forte di lui, un potere che a mio avviso avrebbe sacrificato chiunque per non vedere sminuito il suo, dei poteri; oggi non so se sono cambiate le cose, non credo.

    Gianna

    • Firma - Gianna
  7. Viene tristezza nel pensare che ad un partito a guida Bettino Craxi, che stava rendendo grande l’Italia nel mondo, come ci ricorda “Gianna”, si opponevano vocianti piazze “forcaiole”, intrise di un astioso livore, che si è poi protratto nel tempo e i cui effetti si fanno forse ancora sentire.

    P.B. 19.01.2019