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Franzini sulla diga di Vetto: “Occorre un invaso che non favorisca solo la pianura. Da Castelnovo mai atti ufficiali in merito”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Spiace che il sindaco Bini, di cui ho sempre apprezzato l’impegno, mi contesti il mio intervento, Castelnovo ne Monti non ha mai fatto nessun atto ufficiale in favore dell’invaso di Vetto, come fatto da Ramiseto e altri Comuni; ma a parte questo, ora mi preme sottolineare un aspetto molto importante per i paesi montani.
Non è assolutamente tollerabile che ora si parli di realizzare un invaso sull’Enza avente le capacità idriche necessarie a sopperire alle sole esigenze della pianura e che non dà nulla ai paesi montani.
Questo sarebbe il colpo di grazia per l’alta Val d’Enza, realizzando un invaso calcolato sui soli fabbisogni idrici dei paesi a Valle, alla montagna resterebbe ogni anno, verso la metà di luglio, un lago completamente vuoto, una vista spaventosa, alberi morti, versanti rocciosi e fangosi in vista, un paesaggio lunare che non auguro a nessuno di vedere, un paesaggio che nessun turista vorrà mai vedere, di questo, Lino Franzini, né come montanaro né come sindaco, sia chiaro che non vuole la purché minima paternità, la paternità di questa scelta se la devono assumere i sindaci o i politici che vogliono questo.

Il Tavolo Tecnico Enza, di cui facevo parte, grazie al grande contributo delle Associazioni degli Agricoltori, dei Consorzi di Bonifica, delle Province, della Regione, del sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti e del Presidente dei consorzi irrigui Mattia Reggiani, ha definito le esigenze idriche ad uso plurimo del conoide dell’Enza, che sommano a 64,8 milioni in invaso senza interventi , o a 37,5 milioni con il recupero di acque reflue o l’aumento del pompaggio delle acque del Po (se ci saranno).
Queste sono le necessità idriche di cui ogni anno abbiamo bisogno, ma realizzare un invaso con queste capacità significa che ogni anno le acque dell’invaso sarebbero cedute interamente a valle, e in piena estate ci troveremmo sui paesi montani con le acque dell’invaso a fondo lago; niente scuole di nautica, niente aree di balneazione, niente aree faunistiche, niente museo dell’acqua, strade ciclo/pedonali intorno ad un lago morto, niente possibilità di rifornimento in volo dei Canader per attività di spegnimento incendi sul crinale dell’Appennino, niente attività turistiche intorno ad un lago che in estate non esisterà più, niente produzione di energia elettrica pulita, niente gare di canoa o kayak da Vetto a Cerezzola nei mesi estivi come succede sul Toce, niente di niente, solo acqua per l’agricoltura, per le città e per l’industria; se questo è ciò che qualcuno proporre, mi auguro che i montanari si preparino a scendere in piazza; noi vogliamo assolutamente l’invaso di Vetto, ma deve essere un lago anche in estate, visto che il costo dell’opera è pressochè identico; il Tavolo Tecnico ha valutato le necessità idriche, e tutti abbiamo sottoscritto il documento; ma non è mai stato definito l’entità dell’invaso e quali benefici deve portare ai paesi montani.
Chi dice che il Progetto della Società di Ingegneria Claudio Marcello di Milano è superato, presumo voglia fare un nuovo progetto per prendersi cinque o sei anni di tempo e spendere vari milioni di euro; il progetto Marcello va rivisto e adeguato, ma una diga in inerti naturali rimane una diga in inerti naturali oggi, domani e tra cento anni, oggi sono cambiate alcune normative sui sistemi di sicurezza e di allarme e la tecnologia dei dispositivi elettro/meccanici, ma la diga resta quella; nel 2017 in Umbria sono ripresi i lavori di completamento della Diga di Valfabbrica, una diga avente capacità idrica più del doppio di quella di Vetto, iniziata nel 1982 e sospesa nel 1994, il Consorzio Umbro Toscano ha ottenuto dal Governo 43 milioni di euro per completare l’opera, ma i lavori fatti, vi posso assicurare che non sono stati demoliti perché sono cambiate alcune normative; quando si parla di dighe devono parlare i Tecnici e non i politici.
I lavori, dopo la sentenza della Suprema Corte di Cassazione che annullava tutti i ricorsi al Tar dovevano ripartire, ma qualcuno in Regione non autorizzò questa ripresa, e ora a seguito dei cambiamenti che hanno causato centinaia di milioni di euro di danni da siccità e da esondazioni si è tornati a parlarne, non certo per l’acume dei nostri politici, che hanno sempre consentito il pompaggio delle acque del Po e sprecato quelle dell’Enza; quale speranza ci può essere di fronte a chi ha sempre consentito questo? Mi spiace ripeterlo, ma chi ci amministra o si esprime chiaramente, da subito su cosa intende fare, o per il bene di tutti occorre cambiare, abbiamo già perso 30 anni dalla sospensione dei lavori, e non certo per le lontre.

(Lino Franzini)

3 COMMENTS

  1. Realizzare un lago a quote collinari come Vetto che non abbia acqua in estate sarebbe una veduta apocalittica, un conto fare un lago al Lagastrello o alla stretta delle Gazze che in estate si vuota, località quasi nascoste dove manca una forte viabilità, ma se si facesse un lago a Vetto che in estate si vuota sarebbe come vedere la terra dei fuochi di Napoli, tutti lo vedrebbero e tutti lo criticherebbero; l’invaso deve avere le capacità idriche di soddisfare i bisogni dell’agricoltura ma almeno il 30/40% delle acque devono essere sempre garantite nel lago per le attività turistiche

    Daniele

    • Firma - Daniele
  2. Aver valutato le necessità idriche della Valle dell’Enza è stato un ottimo lavoro, ma sono le necessità attuali, speriamo che le menti supreme di chi abbiamo eletto capiscano che queste esigenze aumenteranno, visto che i cambiamenti climatici porteranno ad un aumento delle temperature. Ma se qualcuno pensa di fare una diga senza pensare alla montagna sarebbe inconcepibile, ben vengano gli ambientalisti che si oppongono alla diga, meglio niente di un lago vuoto in estate e avrebbero ragione. E poi sarebbe assurdo sfruttare le risorse della montagna e non dare nulla ai questi paesi; ma a pensare all’interesse della montagna c’è solo Franzini? e gli altri Sindaci cosa fanno, sono muti?

    Andrea

    • Firma - Andrea
  3. Le mie idee sulla diga di Vetto non combaciano con quelle del sindaco Franzini, almeno così mi pare, e ne dirò il motivo, ma concordo con lui quando, a conclusione di queste sue righe, scrive “mi spiace ripeterlo, ma chi ci amministra o si esprime chiaramente, da subito su cosa intende fare, o per il bene di tutti occorre cambiare….”, trattandosi sostanzialmente del medesimo concetto che ho esposto nel commentare un altro recente articolo in materia, dal titolo “Non comprendiamo questo intervento – Bini risponde a Franzini sulla situazione del progetto per la diga di Vetto”.

    Ritengo infatti che la politica debba sapere ciò che vuol fare, o vorrebbe fare, dopo aver valutato l’insieme e la pluralità delle esigenze, richieste, aspettative, ecc…, e una volta acquisiti i pareri tecnici sugli aspetti più rilevanti di un opera o di un qualsivoglia intervento, nel senso che la fase delle consultazioni non può essere perenne, e protrarsi all’infinito, ossia indugiare in un eterno ed interlocutorio NI’ senza mai giungere ad un SI’ o ad un NO, quanto a scelte e decisioni politiche (il dire ad esempio che adesso occorre fare qualcosa per la questione idrica è sempre un restare di fatto nel vago).

    Quanto alla mia opinione sulla diga, sono del parere, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, che qualunque fosse il tipo di invaso previso in Val d’Enza ne beneficerebbero di gran lunga i territori a valle, per uso irriguo, civile, industriale…, un beneficio incomparabilmente superiore a quello che potrebbe trarne la montagna, con eventuali scuole di nautica, arre di balneazione, attività turistiche intorno al lago, gare di canoa o kayak…, atteso che per il rifornimento d’acqua con elicotteri, quanto a spegnimenti incendi sul crinale, potrebbe forse bastare il deposito del Lagastrello.

    In questo complesso campo nessuno può naturalmente pretendere di avere “la verità in tasca”, ma essendo concesso di esprimere il proprio punto di vista al riguardo, io resto dell’avviso che il futuro del nostro territorio passi innanzitutto attraverso la tenuta ed il rafforzamento delle sue attività primarie e tradizionali, senza le quali può cedere il tessuto socio economico, e credo pertanto che la “contropartita” spettante nella fattispecie alla montagna dovrebbe tradursi in un sostegno a tali attività, vedi defiscalizzazione e misure similari (ed auspico quindi decisori politici che abbiano le idee chiare in merito. presupposto indispensabile per poter sostenere con fermezza le ragioni della montagna).

    P.B. 06.03.2019