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Piano lupo: Coldiretti, passo avanti, salviamo le pecore

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"Salviamo le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola dove la presenza si è moltiplicata negli ultimi anni con stragi negli allevamenti".

È quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna in riferimento al Piano Lupo presentato dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che rappresenta un passo in avanti per cercare di ripristinare una situazione di equilibrio. Serve – spiega Coldiretti Emilia Romagna – la stessa responsabilità nella difesa degli allevamenti e dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio.

Non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga tantissime famiglie che da generazioni popolano le montagne, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane. È necessario inoltre che vengano creati canali rapidi ed efficaci per garantire giusti indennizzi alle aziende che subiscono danni dai frequenti attacchi dei lupi. I risarcimenti – precisa Coldiretti regionale – devono arrivare senza complicazioni burocratiche.

La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Senza i pascoli – sostiene Coldiretti Emilia Romagna – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. Ci aspettiamo – conclude Coldiretti Emilia Romagna – un impegno concreto per tutelare un bene comune con un sostegno pubblico a sistemi di difesa appropriati e un rapido ed adeguato rimborso dei danni, con procedure burocratiche più snelle.

32 COMMENTS

  1. Spesso mi dico: meno male che c’è Coldiretti; ma altrettanto spesso mi dico: dove sono le altre Associazioni?Dove sono i Politici? Come abbiamo fatto sull’Appennino a vivere negli ultimi cento anni senza lupi? Come si è passati da un animale pericoloso e cacciabile con ogni mezzo fino a pochi anni fa ad un animale protetto più di una divinità? Questo sta a dimostrare che qualcosa non funziona, ma la colpa è dei politici che non tutelano le pecore e tanti altri animali ma chi li uccide. Penso che alcuni politici di certi partiti hanno più interessi a tutelare il lupo che preoccuparsi dell’abbandono e del dissesto della montagna e il risultato di quanto sta succedendo sull’Appennino lo vediamo tutti, ma tutti zitti, va bene così, guai a dire qualcosa; io da sola o con i miei nipoti sull’Appennino non ci vado di certo; se incontro una pecora mi fa piacere ma il solo pensiero di incontrare un lupo mi terrorizza.

    Gianna

    • Firma - Gianna
    • Cara Gianna, sa negli ultimi 200 anni quanti attacchi all’uomo da parte del lupo si sono verificati? Nessuno! L’ultima testimonianza di aggressione nei confronti dell’uomo risale al 1805. Il lupo ha paura dell’uomo e sta debitamente alla larga… riesce a fiutarci a più di 1 Km di distanza, e si allontana ancora prima che noi ci accorgiamo della sua presenza. Può capitare di incontrare casualmente individui in dispersione… ma è cosa più unica che rara, e in ogni caso far rumore basterà a spaventarli. Si goda le sue passeggiate con i nipoti sull’Appennino, stando attenta a molte cose ma di sicuro senza preoccuparsi dei lupi!

      Andrea

      • Firma - Andrea
  2. Non credo che il sig. Ministro Costa abiti in una zona dove se lasci il tuo cane in giardino durante la notte arrivano i lupi e te lo sbranano, però mi piacerebbe sapere cosa ne pensa se un giorno capitasse anche a lui come è capitato a tante persone che vivono nelle nostre colline/montagne. Così come non credo che il ministro allevi bestiame da pascolo alla mercé dei predatori. E’ facile fare l’animalista quando tu non vivi in prima persona i problemi che i predatori creano alle persone che hanno a che fare con loro.

    Max Carpineti

    • Firma - Max Carpineti
  3. Scusate ma avete rimosso tutti i cani che sono stati sbranati oltretutto davanti alle loro case? Per me già allora era tempo di fare un passo indietro. Complimenti al genio che ha avuto l’idea di reinserirli.

    B.P.

    • Firma - B.P.
  4. Vorrei che qualcuno mi convincesse sull’utilità dei lupi in montagna, vi abbiamo vissuto decine e decine di anni senza i lupi, e non ne sentivamo proprio la necessità di rivederli, i danni che provocano dovrebbero farli pagare a quel branco di incapaci che per la soddisfazione di qualcuno li hanno rimessi, e ora non sono in grado di controllarli, anche perché non vogliono, e se ne fregano di quei poveri montanari che insistono nel volere continuare a vivere nei propri paeselli, nutrendosi dei prodotti della loro terra, che tra cinghiali e caprioli, i raccolti diventa sempre più difficile portarli a termine, ma chi se ne frega, non vorrete privare qualche Piansano che ogni tanto ci fa l’onore di venirci a salutare della vista di qualche animale selvatico, potendo così al ritorno raccontare la propria avventura.

    Bonicelli Beppino

    • Firma - BonicelliBeppino
    • Buongiorno Beppino. Premesso che sono si animalista, ma non un fanatico ne un sostenitore del lupo a tutti i costi, e che capisco pienamente i disagi degli allevatori, penso che una posizione equilibrata sia sempre la migliore. Ricordo ad esempio che anni fa, prima che il lupo venisse introdotto, c’era una tale invasione di caprioli che i boschi dopo il taglio non riuscivano più a ricrescere, perché i germogli venivano sistematicamente mangiati dagli ungulati. Ecco un esempio dell’utilità di una moderata presenza di lupi in montagna. Può anche andare a visitare il sito http://www.iononhopauradellupo.it
      Tutto ciò, ovviamente, senza avere la pretesa di convincerla o di farle cambiare idea.
      Un saluto.

      Andrea

      • Firma - Andrea
    • Condivido pienamente, una cosa è viverlo un territorio, altra è pontificare dal salotto di casa. Dovrebbero provare loro ad avere un gregge sbranato o un parente finito fuori strada per un incontro con qualche animale selvatico.

      Pterinotus

      • Firma - pterinotus
  5. Viaggiando molto in Appennino, prima della diffusione dei lupi, per sfortuna dei caprioli avevo avuto 4 incidenti con queste povere bestiole, il cui contenimento non era certo nelle possibilità (o volontà) dei cacciatori, attendi più che altro all’aspetto ludico della questione.
    Dopo la diffusione dei lupi le collisioni (ma anche gli avvistamenti spontanei) di questi ungulati affini (daini, cervi, cinghiali) sono state: 0 in 10 anni di guida, sempre in Appennino.
    Dopo la diffusione dei lupi sono diminuiti i danni agli agricoltori per la presenza di ungulati nei loro (e nei miei) campi.
    Ecco dimostrata l’utilità dei lupi.

    (IE)

  6. È importante che la discussione e le diverse opinioni si basino su fatti concreti:
    sgomberiamo il campo dalla leggenda della reintroduzione dei Lupi. In Europa il ritorno del Lupo è interamente frutto di selezione naturale e adattamento che ha portato ad un aumento di individui.
    Nessuno ha mai reintrodotto Lupi.

    @Nicola_Bressi

    • Firma - @Nicola_Bressi
  7. Quando, da giovane, scorrazzavo per le mie colline, non c’erano né ungulati, né cinghiali, né lupi. Quindi non c’erano zecche (e malattie possibili ad esse associate), né raccolti devastati, né rischi di brutti incontri (ho cominciato a girare per boschi a 8- 9 anni), né collisioni con le auto. Francamente si stava molto meglio allora. Se sparissero anche un po’ di gazze di troppo ci sarebbero anche più uccellini. E’ facile fare gli ambientalisti da salotto che percorrono i sentieri o coltivano l’orto (oggi rigorosamente recintato, se si vuole salvare qualcosa) in pantofole dalla loro poltrona di casa.

    Pterinotus

    • Firma - pterinotus
    • Pterinotus: come una conchiglia fossile che si apre, lei svela il suo prezioso ragionamento. Che condivido. Odio i lupi, sono da abbattere perché mangiano carne come noi. Le zecche, si figuri: oltre a mettere Ddt nei campi, concordo sul fatto che se abbattessimo tutti i cinghiali, i caprioli, i cervi, i daini, le gazze (posso aggiungere le fastidiose cornacchie?), andrebbe sicuramente meglio. Anche le poiane e le aquile, poi, mangiano gli uccellini: non ne ho mai capito l’utilità. Armiamoci, Pterinotus: ai tempi di mio nonno usavano pure le bombe (della guerra) per pescare nel fiume, anche alcuni pesci, è noto mangiano le anatre. E’ l’unico modo per avere l’Appennino libero e fare in modo che solo l’uomo possa mangiare carne. Viva gli uccellini liberi.

      (Fulminant La Penna)

  8. Non conosco il nuovo Piano Lupo, che secondo la Coldiretti Emilia Romagna “rappresenta un passo in avanti per cercare di ripristinare una situazione di equilibrio”, ma il fatto che, come troviamo scritto in chiusura di queste righe, ci si aspetti “un impegno concreto per tutelare un bene comune con un sostegno pubblico a sistemi di difesa appropriati….”, potrebbe significare che la soluzione proposta nel Piano necessita di essere ulteriormente perfezionata, per poter giustappunto corrispondere alle aspettative degli allevatori.

    Se fosse effettivamente così, ci si potrebbe attendere che siano le stesse Organizzazioni agricole ad avanzare proposte concrete che vadano incontro alle esigenze dei propri associati, sembrandomi essere questo, ossia quello propositivo, uno dei compiti dei Corpi Sociali intermedi nei confronti dei decisori politici, ai quali ultimi spetta poi di accogliere o meno tali proposte, le quali rappresentano comunque una sorta di “punto fermo”, che nella fattispecie potrebbe servire per dar soluzione ad un problema che “si trascina” da tempo.

    Gianna si chiede “come si è passati da un animale pericoloso e cacciabile con ogni mezzo fino a pochi anni fa ad un animale protetto più di una divinità”, ed in effetti ricordo un film di una sessantina di anni fa dove figuravano ancora i “lupari”, che in una zona dedita alla pastorizia ricevevano un premio per ogni lupo abbattuto, dopodiché, nel giro di questi decenni, la specie è passata dalla totale assenza di tutele ad una condizione diametralmente opposta, senza “vie di mezzo” o graduali passaggi intermedi.

    Questo radicale “capovolgimento” di situazione poteva spiegarsi in un momento in cui il lupo rischiava di sparire dalla Penisola, ma oggi tale eventualità è ampiamente superata, e occorrerebbe pertanto una normativa che modulasse la “gestione” del lupo a seconda del suo livello di presenza e predazione in un determinato territorio, ossia la sua “invasività”, diversamente non ci si può poi stupire se c’è chi vede male il ritorno del lupo nei nostri posti, o si dimostra scettico sulle possibilità di una sua convivenza con l’uomo.

    Non mi paiono neppure fuori luogo le considerazioni di Beppino circa il come possono vedere le cose quanti “insistono nel volere continuare a vivere nei propri paeselli, nutrendosi dei prodotti della loro terra”, e quanti vengono invece in montagna per una gita o scampagnata e, infine, pensando al bestiame oggetto della predazione, della cui sorte c’è chi non sembra interessarsi affatto, viene alla mente la vecchia massima – cosiddetta orwelliana – secondo cui tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri.

    P.B. 04.04.2019

  9. Innanzi tutto il lupo NON E’ MAI STATO reintrodotto in Italia. La sua diffusione è dovuta allo spopolamento della montagna e all’aumento delle sue prede, queste sì reintrodotte per fini venatori (Capriolo non Italico, Cinghiale e Cervo).
    Il piano lupo, checchè se ne dica NON PREVEDE l’abbattimento, se non come estrema soluzione (quindi non porterà sicuramente ad una riduzione del numero dei lupi).
    Coldiretti farebbe bene a fare la pace con se stessa. Da un lato gli ungulati sono troppi e fanno danni, dall’altra i lupi (che predano gli ungulati) non vanno bene. Vabbè che la coerenza non va più di moda però il minimo sindacale almeno…
    Poi per chi si lamenta dei cani sbranati in cortile… I cani NON SI POSSONO tenere legati alla catena.
    Ma veramente qualcuno pensa lo spopolamento della montagna, iniziato ben prima che tornassero dipenda dai lupi?
    Visto il valore, dopotutto marginale, non faremmo meglio a liquidare velocemente i danni agli allevatori, dopotutto per tutti noi è un prezzo ridicolo, per avere un ambiente un pò più sano.

    AG

    • Firma - AG
  10. Il dire che un capo di bestiame ha un “valore, dopotutto marginale”, segna la profonda distanza tra la mentalità di chi vuole continuare a vivere qui, come dice Beppino, continuando semmai l’attività agricola di chi li ha preceduti, e quella di chi non ha alcuna radice con il sentire di quei montanari che, pur se hanno lasciato la terra per altri tipi di lavoro, conservano e trasmettono nondimeno la cultura contadina dei loro progenitori (per la quale non esistevano capi di bestiame dal valore marginale).

    P.B. 04.04.2019

    • Marginale NON per chi vive di allevamento ma per una intera società.
      Pochi centesimi a testa, delle nostre tasse, per avere un ambiente piu ricco di biodiversità. A me pare un ottimo investimento.
      Considerando poi come vengono molto spesso spesi in modo approssimativo e inutile (Vedi rotonde del Bocco).
      Cordialità

      AG

      • Firma - AG
      • Scusi, ma perché devo pagare anch’io, che farei volentieri a meno di certi animali? Si chieda chi li vuole e poi i danni li paghino loro. Ovviamente certi danni non sono quantificabili: tipo i feriti (almeno un morto) per incidenti. Senza contare le Lyme, e poi teniamoci anche le zanzare tigre che portano nuove malattie, le nutrie, le mosche delle noci, le vespe cinesi, tutte amenità che aumentano la biodiversità e rendono il nostro ambiente più vivibile. Si potrebbero avere migliaia di specie e quindi una biodiversità ricchissima anche eliminando 4 o 5 specie che da tempo non calcavano i nostri territori e la cui scomparsa renderebbe soltanto la vita migliore e più sicura. Io da tempo non giro più per i boschi coi niipotini piccoli… non si sa mai. Anche perché, nei nostri territori un tempo vi erano anche coccodrilli, elefanti… In India vi sono zone in cui esistono le tigri e ogni anno qualcuno viene sbranato, è giusto che continuino a esservi certi animali: per chi non corre il rischio di essere sbranato certamente sì, per chi ha visto morire qualche amico o parente penso di no. Recintiamo delle aree apposta per certi animali e il resto del territorio rendiamolo sicuro. E poi ripeto: i danni li farei pagare a chi vuole mantenere certi pericoli a contatto con gli uomini. Altrimenti estinguiamoci e lasciamo che la natura faccia il proprio corso. La biodiversità ne guadagnerà sicuramente, visto che pare sia nostra la colpa se centinaia di specie si sono estinte ogni anno, (e si stanno estinguendo) quasi come nel Permiano.

        Pterinotus

        • Firma - pterinotus
  11. Non me ne voglia AG, ma il valore di una capo di bestiame non si esaurisce nel suo “prezzo di mercato”, perché alle spalle possono esservi anni di selezione, e di comprensibile attaccamento dell’allevatore al proprio “capitale” e patrimonio zootecnico (questa, almeno, è la cultura del mondo rurale che ho conosciuto).

    P.B. 05.04.2019

    • Capisco l’attaccamento al proprio capitale zootecnico. Ma si sta parlando di garantire la sopravvivenza alle aziende di allevamento. Che non utilizzano i capi di bestiame solo per la produzione di concime per creare alimenti vegani.
      Parliamo di animali da produzione, che finiscono al macello, allevati quindi per trarne il giusto sostentamento economico. Giusto sostentamento che la comunità dovrebbe, a mio parere, garantire agli allevatori che subiscono dei danni e che hanno messo in atto le dovute precauzioni ma che non sono state sufficenti.
      Il rischio d’impresa c’è anche per gli agricoltori di pianura, grandinate, siccità ecc. E quindi? Sterminiamo le nuvole? O cerchiamo di attrezzarci per ridurne l’impatto? Lo stesso per i lupi.

      AG

      • Firma - AG
      • Quindi è sbagliato porre i teli antigrandine? Le nuvole non si possono eliminare (e spesso sono utili e sempre indispensabili). La vita è già abbastanza difficile senza che ci sia il bisogno di vedere arrivare specie che contribuiscono a renderla ancora peggiore. Ma chi non sa cosa voglia dire dover recintare un orto per salvarne il raccolto e il tempo in più necessario per levare manualmente le erbe da sotto e vicino alle reti, prendendosi immancabilmente le zecche o il non poter più camminare tranquilli con dei bambini su certi sentieri, non può capire. E’ biodioversità anche la gazza, peccato che a causa sua siano spariti molti uccelli, dove sono finiti i passeri, ad esempio? Ed è biodiversità anche la mosca della noce che distrugge i frutti delle nostre piante o le nutrie che danneggiano gli argini…

        Pterinotus

        • Firma - pterinotus
        • La prego, si legga qualcosa sulla biodiversita e sulla sua difesa. Difenderla significa anche proteggere gli ambienti naturali dall’invasione delle specie alloctone che lei cita.
          Poi a suo parere dovremmo sterminare tutto quello che non ci piace o non ci aiuta?
          Facciamo le liste di prescrizione animale??
          Per quanto riguarda la pericolosità si legga qualche stastistica di quanti sono i morti ogni anno dovuti a cani vaganti, mucche, insetti ecc.
          E poi capirà che i poveri lupi sono talmenti poveri che non ci entrano neanche in questa statistica

          AG

          • Firma - AG
  12. Inserendomi tra le riflessioni di AG e quelle di Pterinotus, io sono decisamente a favore della biodiversità, ma senza perdere di vista gli equilibri, equilibri che sono esistiti per secoli e secoli, quando il lupo insidiava gli armenti e l’uomo li difendeva, anche col dare la caccia al predatore, ma poi quell’equilibrio si è inceppato e rotto, a danno del lupo, per un insieme di cause, tra le quali possiamo probabilmente includere una minore sensibilità ambientale, rispetto ai tempi nostri, forse dettata dall’esigenza di dover dare allora una priorità alla pastorizia, cioè al bisogno dell’uomo di guadagnarsi da vivere, vedi i tribolati e difficili anni del dopoguerra.

    Ora si tratta di ripristinare un tale equilibrio, o cercare di farlo, ma senza tuttavia sposare la tesi, almeno io credo, che la natura deve far tutto da sola, e che l’uomo non deve in alcun modo interferire ed intromettersi come “regolatore”, dal momento che, volendo fare un esempio, è biodiversità anche il recuperare vecchie razze autoctone del bestiame da reddito, che rischierebbero l’estinzione se non vi fosse qualche volenteroso che cerca di salvaguardarle, semmai con costi e fatica, e non credo che chi si mette su questa strada possa veder bene l’ipotesi che il lupo gli sottragga qualcuno di quei suoi capi mentre sono al pascolo, senza di fatto poter da parte sua reagire.

    Per concludere, penso che gli allevatori e le loro rappresentanze siano nel giusto a far sentire la propria voce, perché sennò può valere il vecchio adagio “chi pecora si fa, il lupo la mangia”, giusto per restare in tema, nel senso che devono persistere nel sostenere le proprie ragioni, pur mantenendo la consapevolezza che ci sono altre e diverse opinioni con cui confrontarsi e trovare punti di mediazione, ma intanto vi sono almeno due punti di vista in campo, e non uno soltanto, il che è già un risultato non da poco, abituati come siamo ad una sorta di “pensiero unico” in questo come in altri settori (infine, mettere l’effetto lupo sullo stesso piano di grandinate e siccità mi sembra francamente un po’ troppo).

    P.B. 06.04.2019

    • Condivido a grandi linee la sua posizione. Personalmente comunque rimango dell’idea che i danni causati da certi animali (siano incidenti o bestiame sbranato o…) non dovrebbero essere a carico ell’intera collettività che paga le tasse. Si istituisse una tassa ad hoc e la pagasse solo chi è a favore di certe presenze. Non so come la si potrà mettere però nel caso di morti e feriti (siano anche uno solo) ma qui forse non è più una questione economica ma solo una questione di coscienza. Del resto se il mio cane lo porto in giro senza guinzaglio e sbrana qualcuno sono io a risponderne, non la comunità, è un po’ la stessa cosa, anche se ritengo che tutto sommato siano più pericolosi i cinghiali (non molto tempo fa in Sicilia una persona è stata uccisa da un cinghiale) o gli attraversamenti stradali di tutti gli animali che non i lupi, (i miei nipoti in certe zone comunque non mi sento di portarli a camminare) almeno sino a che non si imbrancano.

      Pterinotus

      • Firma - pterinotus
    • E’ sempre un piacere confrontarsi con chi espone le proprie ragioni in modo educato e sensato. La diversità (come la biodiversità) aiuta a crescere.
      Lupi o grandine sono rischi d’impresa. Alla stessa stregua.
      E giustamente Coldiretti deve portare avanti gli interessi dei propri iscritti, veda però che la tendenza in Italia è quella di trovare un capro espiatorio di facile identificazione e dargli addosso.
      In ambito naturalistico è il lupo che mette in crisi la zootecnia e l’agricoltura. Non gli allevemanti estensivi, la globalizzazione e gli aiuti europei di cui non siamo riusciti ad approfittare come altri paesi.
      Nella società sono gli immigrati, specialmente se di colore, che creano ogni problema sociale. Non la mala politica, la mafia e tutto il resto.

      Cordialità

      AG

      • Firma - AG
      • Condivido e contraccambio l’apprezzamento. Io però non metterei alla stessa stregua il lupo e la grandine: per la prima c’è poco da fare (anche se in realtà non è proprio così: teli antigrandine, sistemi per “scaricare” le nubi…) mentre per il secondo non credo sia necessario averlo. Il “problema” lupo nasce da quando sono stati introdotti caprioli e similari: ci sono le prede, ergo arrivano anche i predatori, è stato questione di tempo e poi i lupi (penso dalla Romagna dove ne esistevano delle popolazioni) sono arrivati. Il problema a questo punto è: dobbiamo tenerci un ambiente con tutti questi animali o sarebbe meglio averne uno, come era prima, senza? personalmente posso anche dirle che il lupo non mi è particolarmente antipatico e che mi danno senz’altro più problemi i caprioli. Mi chiedo sempre, nel caso dovessi incontrarne uno in mezzo ai boschi (dove non incontro mai certi ambientalisti) come mi comporterei. Premesso che avrei comunque con me almeno un bastone per sicurezza, credo che proverei a rivolgergli parola (come forse fece un santo del 1200, senza ovviamente voler fare paragoni in tal senso, visto oltre tutto che non sono credente), poi tutto dipenderebbe dalla reazione del lupo. Sicuramente vi sono animali molto più pericolosi del lupo: mi risulta che in alto adige avevano introdotto degli orsi in una zona, ma poi, vista la pericolosità di questi animali, sono stati costretti a deportarli altrove. In caso di orsi veramente occorrerebbe girare armati. Mi chiedo soltanto se valga la pena rendere difficile vivere in un territorio per un discutibile desiderio di avere un ambiente naturale al 100%. L’ambiente naturale è fonte di molti disagi per l’uomo, che spesso lo trasforma con sensibile attenzione (ad esempio sistemando i movimenti gravitativi) mentre altre volte ne fa scempio (cementificando indiscriminatamente il territorio…). Resto dell’opinione che l’uomo (è una questione di rapporti di forza) debba adattare il territorio al proprio stile di vita, con amore, ma anche con la consapevolezza di quanto ogni propria azione possa avere conseguenze negative per la fruizione del territorio stesso. La saluto cordialmente.

        Pterinotus

        • Firma - pterinotus
  13. Non si può negare che “la tendenza in Italia è quella di trovare un capro espiatorio…”, e lo abbiamo visto al tempo della contestazione sessantottina, allorché il bersaglio della protesta era il modello della società, che andava totalmente sostituito, o all’epoca di Tangentopoli, quando si voleva mettere fuori gioco il sistema della Prima Repubblica, ma qui l’obiettivo non è la estromissione del lupo dal territorio, bensì la sua “gestione”, in modo da renderne compatibile la presenza con l’attività agricolo-zootecnica.

    Dipoi, le avversità climatiche ed atmosferiche sono eventi imprevedibili, che non possiamo impedire, ma solo rimediarvi a posteriori – è infatti abbastanza irrealistico dotare ad esempio tutte le coltivazioni di reti o teli antigrandine – mentre gli effetti delle azioni predatorie del lupo sono in qualche modo presagibili e controllabili, se si sorveglia e gestisce la popolazione del predatore, e la questione immigrazione mi sembra tematica troppo complessa per essere qui chiamata in causa (sullo sfondo resta comunque l’accettare o meno il principio che l’uomo faccia da “regolatore”).

    P.B. 07.04.2019

    • Solo una precisazione, la caccia al lupo è gia aperta da anni. Non ufficialmente ma è aperta. Credo si contino sulla punta delle dita le squadre di braccata al cinghiale che non hanno mai abbattuto un lupo.
      Tant’è che le stime parlano di una mortalità del 20/25 % della popolazione ogni anno. E non sono per investimenti.
      Quindi non è certamente quell’ipotetico 5% di popolazione abbattibile dopo parere Ispra ecc previsto dal piano lupo che servirà a contenere la popolazione.
      Aggiungo inoltre che alcuni studi indicano come proprio i branchi (nuclei famigliari) dove uno dei genitori è deceduto siano più propensi a utilizzare animali domestici come preda perchè non più in grado di cacciare animali selvatici.
      Il prindipio di uomo regolatore della natura, se ci guardiamo intorno non ha avuto dei gran risultati. Uomo devastatore della natura mi sembra più appropriato.

      AG

      • Firma - AG