Home Cultura Cola di Vetto, scampanata di San Giovanni a cura di Valico Terminus...

Cola di Vetto, scampanata di San Giovanni a cura di Valico Terminus con l’artista Giovanni Lami: B32 C#26 D37

21
0

Riceviamo e pubblichiamo.

-----

La tradizione vuole che la notte di San Giovanni gli abitanti del luogo suonino le campane per tutta la notte (ad oggi dalle 21.00 a oltre le 24.00), ricordando un episodio che racconta di un’imminente tempesta che devastò i campi della valle, preservando però i terreni del paese, grazie all’ausilio del suono ininterrotto delle campane per tutta la notte. Fu una grazia? Fu un caso fortuito? Destino? Oppure le onde sonore riuscirono davvero a rompere la tempesta? A ognuno l’interpretazione.

Valico Terminus – La Canonica

Il sound artist Giovanni Lami inaugurerà l’anno di residenze di Valico Terminus con il suo intervento nella torre campanaria della chiesa di S. Quirico e Giulietta, a Cola di Vetto, domenica 23 giugno 2019 dalle ore 18.00 alle 21.00. L’artista realizzerà una installazione sonora site-specific frutto di una rielaborazione del suono delle campane della torre. www.giovannilami.com.

Dalle 21.00 alle 24.00 tradizionale suono delle campane ad opera degli abitanti di Cola.

Quando raccontavo ai miei amici che mi sarei trasferita a vivere in una ex canonica letteralmente addossata a una chiesa, tutti mi chiedevano come avrei fatto a convivere con la torre campanaria così vicina. Da dicembre 2018 ho iniziato ad abitare questo luogo. Dopo poco tempo mi sono resa conto di percepire appena il suono delle campane e che, anzi, mi aiutava a scandire il tempo, così facile da perdere nella dimensione caotica della quotidianità. I rintocchi conducono a un qui e ora, al ritmo e al ciclo del lavoro e del riposo, chiamano alla preghiera, alla festa e al lutto. Il suono è una presenza, un’entità reale. Nasce quindi un desiderio di approfondire e viene da sé che il mio invito in residenza sia rivolto al sound artist Giovanni Lami (Ravenna, 1978), di cui altri amici artisti mi avevano parlato.

La sua riflessione si innesta quando, a seguito del suo primo sopralluogo, ha voluto immergersi nelle implicazioni concrete che riguardano la torre campanaria. Alla funzione tradizionale di richiamo dei fedeli al lavoro, al riposo e alla preghiera, si è creata una stratificazione ulteriore di significato: posta sulla sommità di una collina, affinché il suono si diffondesse meglio nella valle, ora, sempre per le stesse ragioni, la cima della torre ospita anche dei ripetitori wi-fi. Ma Lami fa luce su un altro intervento tecnologico a metà tra i due, definito dal passaggio al sistema elettro-meccanico che attiva le campane in autonomia (e con scientifica precisione).

Giovanni Lami ha deciso di mettere in evidenza questo processo di continua azione dell’uomo sul paesaggio antropizzato aggiungendo un personale segno. Si è introdotto nella torre per registrare i tre toni delle campane (e già questo intervento ha del performativo: gli ha imposto di suonare tutte le campane più volte, in modo del tutto irregolare, rompendo la routine e creando probabilmente seri dubbi negli abitanti di Cola). Successivamente Lami ha processato le registrazioni digitalmente. Da tre toni chiamati B32   C#26   D37 ne ha sviluppati altri tredici diversi, ricombinati a gruppi di tre, diffusi su quindici piccoli speaker che verranno installati nel campanile. Questi lavoreranno solo sulle frequenze alte, mentre il subwoofer all’ingresso lavorerà solo su quelle basse.

Con questa operazione l’artista rielabora dei toni arcaici, socialmente ben definiti, annullando la scansione dei suoni campana e rivelando una sonorità persistente, completamente diversa da quella iniziale, ma dai tratti stranamente caldi e meditativi. Vi è un continuo cambiamento nell’approccio al luogo in questione, che nel tempo ha mantenuto il suo significato ma si è arricchito di altre funzioni. Anche in una realtà come quella della montagna appenninica, così poco urbanizzata e conservativa, la presenza umana è cambiata, l’interazione con i luoghi sociali è cambiata. L’artista disperde il suo intervento nell’etere, aggiungendo uno strato ulteriore a un cambiamento in atto da sempre, implicito nell’evoluzione.

Contatti e info: 349 8452986, [email protected] valicoterminus.com

Un particolare ringraziamento alla comunità di Cola.

Dopo un anno in cui le Residenze artistiche di Valico Terminus sono rimaste ferme per poterci concentrare sull’aspetto agricolo del nostro progetto, nel 2019 ripartiranno gli incontri con gli artisti, in una nuova veste.

Dopo la proficua esperienza nella Casa Cantoniera di Ventasso (Re), nella Valle Andrella, dove si sono susseguite nel corso degli anni diverse residenze, siamo indirizzati a continuare il nostro percorso di indagine sul territorio, in chiave artistica.

Tra dicembre 2018 e gennaio 2019, la realtà di Valico Terminus si è dislocata sul territorio in modo nuovo. Il centro nevralgico è il laboratorio di trasformazione della Società Agricola Valico Terminus, sito nella frazione di Gazzolo, nel ramisetano. Si aggiungono ora due nuove location abitative, rispettivamente di Nila Shabnam Bonetti e Giovanni Cervi, entrambe di forte carattere: Valico Terminus – La Canonica (Cola) e Valico Terminus – La Torre di Guardia (Spigone), entrambe presso il Comune di Vetto (Re). Partiamo con nuova energia e nuovi stimoli, chiedendo agli artisti di dialogare in modo personale con questi nuovi contesti.

(Nila Shabnam Bonetti)