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I racconti dell’Elda 18 / “Il Bismantino”

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Subito ho pensato, ma che bella trovata, una navetta che il sabato e la domenica ti porta in Piazzale Dante circa ogni trenta minuti e non solo per i turisti, ma anche per noi anziani, che non guidiamo più, però siamo rimasti attaccati alla Madonna della Pietra, certamente sarà una bella risorsa.

Così l’altra domenica mattina, verso le dieci mi metto di guardia al bivio per Carnola, lì non c’è l’obbligo di fermata altrimenti i turisti parcheggerebbero tutti lì e non farebbero il giro del paese, difatti l’idea è nata per far conoscere Castelnovo, i suoi bar e i suoi negozi. Comunque alzo la mano e la navetta portata da un autista giovane, gentile e lasciatemelo pur dire anche bello, si ferma e mi fa salire.

Ringrazio, do il buongiorno e mi guardo attorno, c’era solo una coppia di giovani che risponde sorridendo al mio saluto e penso:

“Credo bene che si è fermata, praticamente è vuota, forse potevano farla passare ogni ora, sarebbe stato un risparmio”.

Arrivo al piazzale in anticipo per l’unica messa che c’è e viene celebrata alle undici, perciò munita degli inseparabili bastoni salgo verso il Santuario godendomi ad ogni curva il bellissimo panorama, il Cimone, il Prampa, il Cusna, il Caval Bianco, il Casarola, il Ventasso formano una corona che rende omaggio alla nostra Pietra che maestosa si erge alle mie spalle. Un verde incredibile colpisce la mia vista, sembra una vallata ricoperta da muschio coi tetti rossi dei paesini che occhieggiano qua e là.

Saziata la vista, continuo a salire con calma tanto alla messa c’è tempo, arrivo sul sagrato e qui comincio a riflettere, i lavori di recupero ormai cominciati da parecchio tempo, pressappoco sono ancora lì. Il selciato non è ancora stato fatto e sento le suole delle scarpe che col caldo si appiccicano al catrame che è stato messo per impermeabilizzare i bassofondi, ora di proprietà del parco, poi il tutto riparato da alte cancellate per lavori in corso.

Una volta si arrivava su quel sagrato e ci si appoggiava sul muretto che lo cingeva, per riprendere fiato prima di entrare in chiesa e magari fare quattro chiacchiere coi presenti, abitudine bellissima ora praticamente scomparsa.

Trovo mio nipote che fa parte del comitato di ripristino e che ogni domenica con altri due o tre si dà da fare per far funzionare questa chiesa, per nostra fortuna è nato questo comitato, altrimenti il quadro della Madonna sarebbe ancora a Cagnola e ci sarebbe rimasto ancora per molto tempo, comunque mi lamento con lui:

“Avete tolto il muro, siete capaci di mettere due panchine così un vecchio si può sedere?”

Lui mi guarda e forse pensa che gli anziani dovrebbero stare a casa, ma non lo dice per riguardo verso la vecchia zia, sorride e mi spiega che fin che manca la pavimentazione non possono far niente. Non rispondo, ma due panche di legno si possono benissimo spostare.

Così per potermi sedere devo entrare in chiesa, non me ne voglia la Madonna, entrare in una casa solo per riposare non è molto educato. La chiesa è ancora deserta, mi guardo attorno e col pensiero arrivo fino a quando l’hanno ricostruita allargandola nell’immediato dopoguerra. Ho visto gli operai sui ponteggi che lisciavano la volta e quelli che posavano   quel bellissimo pavimento fatto con mattonelle di graniglia bianca con un giro di quelle verdi, di gialle e di nere che formavano un mosaico colorato che adornava tutto il pavimento, perché l’avranno tolto tutto? Per farla apparire più vecchia senz’altro, come del resto hanno tolto tutto l’intonaco che ricopriva questi brutti sassi di arenaria, murati in qualche modo, tanto poi, si sapeva che venivano ricoperti.

Guardo il quadro della Madonna, meno male che è sempre lo stesso coi due angeli ai lati che mi piacevano così tanto da piccola e cerco di dare un saluto a questa Immagine.

Sono le undici, poi undici e dieci, a un quarto finalmente arriva don Edo, sapete lui arriva sempre in ritardo, se ci fosse ancora la Gina direbbe:

“Non ha legato la coda a tutti i topi…”

Io correggo il proverbio dicendo:

“Non ha legato la coda a tutti i diavoli…”

Poi quando arriva c’è sempre qualcuno che lo segue in sacrestia per prendere qualche appuntamento, oppure fargli dire una messa. Fra una cosa e l’altra, prima delle undici e trenta riesce a salire all’altare, intanto la chiesa si è riempita. Don Edo celebra la messa velocemente, lui va sempre di corsa sembra un furetto e tutti conosciamo il bene che fa al prossimo agli indigenti, ai carcerati, a tutte le persone che hanno bisogno di aiuto materiale, spirituale e mentale e forse ora anche lui avrebbe bisogno di un po’ d’aiuto, è mai possibile che in tutta la montagna non ci sia un diacono disponibile per organizzare questa messa? Perdonatemi ma questa chiesa non ha più la parvenza di un Santuario, assomiglia più a un oratorio di paese, pensare che è sempre stata la culla della religiosità cristiana di questo territorio. Intanto il comitato si dà da fare per leggere la Parola e raccogliere le offerte, la messa finisce senza un suono e l’organo c’è, senza un canto che onori la Vergine Maria, purtroppo io sono stonata e non posso farlo, tutto finisce con un’Ave Maria e buona domenica a tutti.

Che delusione questo Santuario che nei secoli è stato il fulcro della religiosità di tutti i montanari, dove la gente accorreva con lunghe processioni da Felina, da Villaberza, da Carpineti, Costa de Grassi, Cervarezza, Minozzo e Villa, gente piena di fede e d’amore verso questa Madonna che ha riversato su tutti molte grazie. Durante l’estate arrivavano famiglie intere portandosi il pranzo al sacco, era una bellissima consuetudine con la loro semplicità rendevano l’atmosfera respirabile.

Ora incontro solo giovani e meno giovani bardati come macchine da guerra che guardano e sfidano la roccia, al Santuario non serbano neanche un’occhiata, poi ora come ora scopri solo lavori in corso.

Vogliamo fare un appello alle ditte edili? Volete dedicare una giornata di volontariato per finire una volta per tutte ‘sto sagrato?

Per anni ‘sto Santuario è stato gestito dai Benedettini che hanno portato a Bismantova la loro cultura religiosa, la loro laboriosità, che a ogni ora del giorno e della notte trovavi sempre disponibili. Chi non ricorda le code delle persone davanti ai confessionali che venivano fin qui per riconciliarsi con Dio.

Ora io capisco che di preti non ce ne sono più, però forse facendo i turni come succede in fabbrica, qualcosa in più si potrebbe fare. La messa alle undici è troppo tardi per le massaie che devono cucinare, figuriamoci poi più tardi. I confessori ci sono? Quando ci sono? Forse dopo la messa? Non vi pare che sia troppo tardi, alla Pietra si arrivava in anticipo per fare la confessione prima della messa e potersi accostare all’altare con l’anima pulita e il pentimento. Specialmente gli uomini, arrivavano da tutta la montagna per confessarsi da qualcuno che non li conosceva, magari qualcuno arrivava solo una volta all’anno, però ci andava e non era poco, poi tornavano a casa sollevati con la coscienza a posto.

Adesso torniamo al Bismantino, naturalmente la corsa delle dodici l’avevo persa perciò ho dovuto aspettare la successiva riguardandomi il panorama, il ritorno l’ho fatto su questa preziosa navetta da sola. Credo che ci vorrà un po’ di tempo prima che la gente si abitui e capisca l’idea, forse dovrebbe essere aiutata da un po’ di cartellonistica più grande e più chiara, sapete noi Castelnovini siamo un po’ duri di comprendonio. Comunque un grosso ringraziamento al comune e in particolare a chi si è dato da fare per ottenere questo servizio.

(Elda Zannini)

3 COMMENTS

  1. Grazie signora Elda per quanto mi ha trasmesso; noi vecchi Castelnovesi abbiamo nel cuore la nostra Pietra, certamente meno efficiente ma più umana. Ricordo bene le tavolate dei pellegrini con i loro fagotti pieni del cibo portato da casa che veniva condiviso con tutti; altri tempi ma forse, oltre alla navetta, un po’ più di tempo per lo Spirito aiuterebbe tutti a vivere meglio questo dono. Comunque grazie,

    Luigi Magnani

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