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Le cellule staminali, queste conosciute

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La medicina rigenerativa, fondata sull’uso di cellule staminali per la ricostruzione dei tessuti, raccoglie una sfida importante: lo sviluppo di terapie efficaci per malattie rare, genetiche e degenerative oggi incurabili. È un metodo che presuppone una solida ricerca sui meccanismi biochimici, molecolari e cellulari di queste patologie e una combinazione di tecnologie molto avanzate di ingegneria cellulare e genetica applicate alle staminali. In Italia sono stati ottenuti risultati importanti, con lo sviluppo di nuove terapie per le ustioni della cornea, le malattie del sangue e l’epidermiolisi bollosa. Nonostante l’eccellenza, nel nostro paese persistono limiti alla libertà di ricerca che condizionano lo studio sulle cellule staminali embrionali, già usate all’estero in diverse sperimentazioni cliniche”.

Nell’arena stracolma dei “Martedì con Gusto alla Cantoniera” di Casina il prof. Michele De Luca ha fatto chiarezza su uno dei temi del momento, le cellule staminali, alla base della medicina rigenerativa.

Con un linguaggio capace di farsi capire da tutti ha spiegato la distinzione tra cellule staminali embrionali e adulte, la diversità di origine e potenza e conseguentemente il diverso impatto sulla valutazione etica degli interventi. Ha spiegato che le staminali embrionali sono cellule tutte uguali tra loro che si trovano all’interno della blastocisti, il primissimo stadio dello sviluppo embrionale che dura solo pochissimi giorni e precede il differenziamento nei vari tessuti che daranno origine al feto. Ha dedicato spazio alla legge 40 che non consente di derivare le staminali da blastocisti italiane non utilizzabili per la fecondazione assistita ma non si oppone a importarle dall’estero con il conseguente paradosso che per i ricercatori italiani è possibile lavorare su cellule staminali embrionali purché siano importate da altri paesi.

Ha illustrato i promettenti successi di diversi ricercatori all’estero nella cura del morbo di Parkinson e nella cura della degenerazione della macula retinica o maculopatia, patologia irreversibile progressiva e incurabile che porta alla perdita della vista, recuperata nella sperimentazione grazie alla trasformazione delle cellule staminali embrionali in cellule di un epitelio retinico. “Quindi - ha chiesto -  è più etico ridare la vista a un cieco e curare un Parkinson o lasciare queste cellule staminali embrionali in un congelatore?”

Ha poi illustrato le terapie con staminali adulte che sono quelle che si trovano nel nostro corpo e sono già “specializzate”: del sangue, epiteliali della pelle o della cornea dove le cure sono realtà consolidate, ad esempio il trapianto di midollo per la cura delle leucemie. Le cellule staminali epiteliali sono in grado di rigenerare un lembo di epidermide, il primo tessuto al mondo generato in laboratorio, e poi utilizzato per curare gli ustionati. Un altro esempio applicativo è quello della ricostruzione della superficie corneale, realizzato da Graziella Pellegrini, anche lei del Centro di Medicina rigenerativa di Modena che è riuscita a dare vita al primo vero e proprio farmaco base di cellule staminali approvato nel mondo ed oggi ha un nome e si chiama Holoclar.

Una volta acquisite le competenze sulle cellule staminali si può allora pensare di correggerle geneticamente per curare alcune malattie genetiche, e questo è quello che ha fatto il professor Michele De Luca con grande successo, prima con altri pazienti e poi con il caso del piccolo Hassan dimostrando che la tecnica è sicura ed efficace.

Ma nulla è stato facile e si sono dovute superare molte difficoltà per ottemperare a leggi e regolamenti severi, emanati per tutelare i pazienti da personaggi senza scrupoli che cercano di vendere “false” terapie a malati gravi e senza alternative terapeutiche.

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