Home Homepage Stranieri in bici in Appennino

Stranieri in bici in Appennino

21
0

Stranieri in bici in Appennino.

È di una decina di giorni fa il passaggio di un gruppo di stranieri alla Corte della Maddalena.
Un gruppetto di cinque uomini, quattro dei quali tedeschi e uno spagnolo di Malaga, con bus annesso che a turno ciascuno di loro guidava mentre gli altri pedalavano.
Sono tedeschi, e uno spagnolo, che abitano in un piccolo villaggio vicino al lago di Costanza e nei pressi di un famoso castello di nome Waldburg.
Ogni anno questo gruppetto realizza un giro in Europa, quest’anno è toccato al nostro Paese, con un percorso iniziato in Piemonte e terminato a Carrara, mentre per il prossimo anno si prevede un arrivo a Napoli. In realtà bisogna dire che sono trent’anni che questo nucleo scorrazza in bici per l’Italia, ma per la prima volta erano in Appennino.
I cinque uomini sono un carpentiere, due ingegneri meccanici, un tecnico di automobilismo e un direttore d’impresa.
Cinque uomini che provengono da un’area della Germania fatta anche di piccole località come la loro e che rendono il raffronto con la sensazione che hanno riportato da questa nostra montagna interessante.
Del giro attraverso il nostro Appennino essi hanno registrato l’impressione di una terra piena di foreste, poco coltivata e nella quale i villaggi punteggiano un territorio nel quale pare che la natura abbia il sopravvento sull’uomo.
Un territorio nel quale hanno notato lo spopolamento, ma che li ha colpiti per la tranquillità della gente, che pare trascorrere una vita apparentemente serena.
Ed è il confronto con la loro terra di provenienza che suscita interesse, proprio perché trattasi di un territorio che ha similitudini con l’Appennino.
Nel loro caso, hanno tenuto a sottolinearlo, le limitate dimensioni dei centri abitati non sono state un freno allo sviluppo ma, al contrario, hanno contribuito all'espandersi delle soluzioni di crescita.
Una formula, la loro, che rintracciano in un orgoglio deciso nel difendere e promuovere la loro identità che, però, è andato ad affiancarsi al desiderio di far conoscere il loro territorio e ad aprirsi all’esterno.
Una formula che pare mettere al centro la volontà di essere se stessi ma in una dimensione che prevede l’incontro e il dialogo.
Un esempio, una sorta di indirizzo possiamo dire, sinceramente consegnato a questa montagna, ai suoi piccoli borghi e alla loro possibilità di giocarsi anche un percorso di rinascita attraverso la capacità di raccontarsi e di ascoltare il racconto altrui.

(Rosi Manari)