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Appennino, crocevia di nazionalità: viaggiatori scozzesi e israeliani di passaggio nella natura

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Quattro settantenni scozzesi e una famigliola di israeliani gli ospiti stranieri dell’ultima settimana alla Corte della Maddalena.

Sono arrivati in bici Pierce, Bruce, David e Jamie di Glasgow, perché anche loro come i motociclisti tedeschi della settimana passata, investono parte del tempo libero che hanno deciso di darsi, andando in giro per l’Europa. Sono un gruppo davvero curioso, composto da uno psichiatra, un ingegnere, un gallerista d’arte e un giudice anche loro con il gruppo delle mogli che, in qualche modo, li segue. Ma in questo caso davvero in qualche modo, perché i quattro scozzesi si limitano a dare un appuntamento qua e uno là alle consorti, giusto per non sembrare scortesi, mentre per la maggior parte del tempo ci sono loro e basta e le loro bici e qualche bella birra fresca all’arrivo ad ogni tappa. Al giudice si è trovato anche il modo di buttare là una domanda impertinente del tipo “Ma eri un giudice buono o no?”, per veder scaturire un sorriso complice in un paio di occhietti furbi che accompagnavano la risposta: “Giusto, un giudice giusto”.

Incontrarli è stato come entrare in uno di quei film che hanno per tema la terza età, ma in una versione comica e allegra, perché tutto si può dire di questi scozzesi tranne che non si divertono. Anzi, più il tempo passava e più si finiva per immaginarseli vestiti con il loro kilt scozzese che, dicono, portano sempre, appena se ne manifesta l’occasione. Con loro si è parlato della loro Scozia, così verde da competere con il nostro Appennino, eppure così diversa. Sono le montagne, le nostre montagne ad averli attratti e l’idea che fra la Pianura Padana e il Mar Ligure si distenda un territorio nel quale è la natura a fare da padrona. Quella che volevano vedere e che hanno apprezzato tanto assieme ai nostri tortelli…

È stata ancora la natura l’impatto che ha lasciato quasi senza fiato la famigliola di Yuval Banai, un simpatico ragazzo israeliano di Haifa, in viaggio con la sorella e il padre. Sono arrivati nel cuore del nostro Appennino direttamente da Israele, stanchi per un viaggio lungo e, alla fine, pieno di curve, ma felici per aver scelto bene il luogo dove passare la prima notte in Italia. Dei molti viaggiatori israeliani in sosta una cosa lascia davvero piacevolmente stupiti: la frequente sensazione di un’empatia facile da crearsi. Di noi italiani, gli israeliani restituiscono l’impressione di un popolo verso il quale provano vicinanza nel temperamento e nella modalità di relazione. Una sensazione, questa, che anche noi abbiamo provato più volte nelle differenti occasioni che hanno portato da noi ospiti di quella parte del mondo che è lontana ma, evidentemente, non così tanto.

Yuval e sorella e padre, così come gli scozzesi, avevano come tappa successiva Lucca e, anche per quella destinazione, avevano scelto luoghi tranquilli, in mezzo alla campagna.

In entrambi i casi abbiamo avuto l’impressione che fossero alla ricerca di cose autentiche e di sensazioni che solo un viaggio in un territorio piccolo, che puoi comprendere, può dare.

Ma alla fine, quella sensazione di essere a casa, che ci è stata restituita come omaggio alla nostra ospitalità, è stata sintetizzata da un altro ospite, italiano, che si è trattenuto da noi per cinque giorni. Dopo un po’, si è scoperto che questo signore davvero semplice e affabile è uno dei più grandi produttori di Amarone, le cui bottiglie vanno in giro per tutto il mondo. Il suo messaggio è quello ritratto nella foto:

Busana, 18-9-2019. Siamo arrivati con la sensazione di esserci persi in un paesino sperduto sulle montagne, ma ci siamo invece ritrovati in un posto molto accogliente e ospitale. Grazie di cuore a tutti. Romano e Loretta.

(Rosi Manari)