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A caccia di fantasmi… e di storia

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 Crovara: la chiesa, la riapertura solenne al culto (2013) e il complesso Ostello-Museo

Giornata intensa quella del 26 novembre scorso per gli alunni delle scuole primarie di Vetto. La gita è stata organizzata dalle maestre Simona, Ilaria, e Sonia, in collaborazione con la responsabile della biblioteca Federica. 

Il così detto Diavolo di Crovara  e la roccia su cui sorgeva il nido d'aquila dei Da Palude. 

Per i piccoli studenti Crovara non è una frazione minuscola, fuori mano, in mezzo ai boschi. È il luogo del mistero. E tale è stato l'approccio. Volevano sapere chi abitava quassù, come era la loro vita, perché dovevano arroccarsi in luoghi impervi come Crovara, come era strutturato il castello scomparso, e tante altre domande cui non sempre ti senti in grado di dare risposte esaurienti. Ma è piacevole sentirsi dire da una bimbetta: “Io la strada per il castello la conosco: la mia mamma è un'archeologa ed ha lavorato anche qui”, e si improvvisa capofila per guidare i colleghi alla scoperta del castello. Oppure (altra sorpresa) sentirsi precedere da un alunno di sette/otto anni mentre spieghi la storia di Crovara o che ti anticipa la data dell'eccidio di Legoreccio. Un po' meravigliato gli chiedo come mai sa tutte quelle cose. La risposta? “Mi piace leggere la storia, specialmente quella del medioevo”, con una naturalezza disarmante. E a me piace considerare la risposta come un segno per ben sperare.

Dopo il castello e la chiesa è il turno di Massimo Gigante che, all'interno del Museo e con la proiezione di immagini, spiega loro i tesori di flora e fauna all'interno della Valle del Tassaro. E anche qui tante le domande, e tutte competenti.

Dalle stanze segrete, sorpresa nella sorpresa per i piccoli studenti: appare Lorena che offre ai piccoli visitatori un bel tè caldo e un vassoio di spicchi di erbazzone.

Seconda sosta a Legoreccio, al monumento dei partigiani. L'attenzione per il triste episodio interessa tutti, e ognuno ha un richiamo diverso. Poi una vocina di sorpresa: “Olten? Ma è quello di Rosano”! Qualcuno gliene avrà pur parlato. Effettivamente Olten Beretti era uno dei ragazzi uccisi a Legoreccio il 17 novembre 1944, era di Rosano e aveva solo 16 anni.

Il monumento ai partigiani trucidati a Legoreccio. Sullo sfondo il vecchio oratorio.

Tutti sul pulmino perché ci aspettano al Museo di Rosano. Ci accoglie l'organizzatore del Museo. Più volte ci siamo domandati come Gianfranco Camagnoni sia riuscito a raccogliere e concentrare in poco spazio tanta roba significativa. Rivedi, ancora al lavoro, i contadini intenti ad arare, sminuzzare il terreno, seminare, irrorare le viti con quegli attrezzi, o le Rešdôre impegnate a cucinare.

Il museo Camagnoni di Rosano.

Questo, per me, è il quarto contatto con le scuole. Ed è la quarta volta che parto con la voglia di spiegare delle cose e mi ritrovo ad impararne tante di più. Segno che abbiamo ancora insegnanti capaci di interpretare la scuola come missione. Immagino e spero che questi ragazzi, appena possibile, ripetano il “giro” assieme ai loro genitori. Ovunque c'è qualcosa da imparare, che ci aiuta a crescere. E che ci fa sperare in un futuro migliore.