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A Morsiano si ricorda il carabiniere Domenico Bondi

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Si è svolta il 15 febbraio, nella piazza di Morsiano, frazione di Villa Minozzo, la commemorazione del 75° anniversario della morte del carabiniere Domenico Bondi, medaglia d’oro Valor Militare.

Tantissime le persone intervenute, tra cui il figlio di Bondi, Damiano, che porta al petto la medaglia del padre; le associazioni dei carabinieri, Unuci RE, bersaglieri e alpini; la vice prefetta De Notaristefani di Vastogirardi, i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Castelnuovo Monti, Carpineti e Toano, dei carabinieri, della guardia di finanza, della questura e polizia municipale. Presenti gli studenti della scuola secondaria di primo grado di Villa Minozzo assieme alle insegnanti e al personale ATA, la croce verde di Villa Minozzo per la logistica e la proloco di Morsiano per il vin d’onore.

Il sindaco e presidente Alpi Apc Elio Ivo Sassi ha introdotto l’evento e, dopo la deposizione della corona e la benedizione al cippo a cura del parroco Gebennini, ha ricordato l’importanza della memoria, del tenere vive certe tradizioni e certi ricordi, come in questo caso, l’eroismo di una persona appartenente all’arma dei carabinieri, che si è sacrificata non svelando i nomi di altre persone.

A Bondi sono dedicate la bandiera della sezione Anpi di Villa Minozzo, e la targa posta sulla facciata della caserma dei carabinieri di Villa Minozzo, che condivide con Carmana.

«Due contesti diversi che però hanno regalato alla Nazione due medaglie d’oro col loro sacrificio e il loro adempimento degli ideali.» ha spiegato il sindaco. Sassi ha proseguito entrando nel vivo del sacrificio di Bondi, spiegando la grande rinuncia intrapresa, quella della famiglia, dei genitori, del figlio, e non ultima, della propria vita, pur di rimanere fedele ai propri ideali e non tradire gli altri partigiani.

«Uomini come Bondi hanno fatto germogliare la costituzione repubblicana, han dato vita alle nostre istituzioni, han fatto la resistenza grazie alla loro voglia di cambiamento, voglia di libertà.» un lungo e appassionato applauso ha seguito il termine del discorso del sindaco e l’inizio di quello del comandante provinciale carabinieri, colonnello Cristiano Desideri, che si fa accompagnare da Damiano Bondi durante il suo intervento.

«Domenico Bondi è figlio di questa terra, è figlio di questo paese. Viene da una famiglia molto povera. Nasce nel 1908, e ne 1928 vede la sua strada e si arruola nell’arma dei carabinieri, allora chiamato “Corpo dei Carabinieri Reali”. Dopo aver prestato servizio a Roma, nel 1930 riesce a tornare in questa bellissima terra emiliana dove riesce a sposarsi. Un tempo i carabinieri per potersi sposare dovevano aver svolto almeno 10 anni di servizio. Con lo scoppio della guerra, continua a prestare servizio a Bologna e a Reggio Emilia. Dopo l’armistizio, quando tutto si sfalda e si distrugge, ai carabinieri vengono offerte due possibilità: restare nelle fila dell’arma o aderire alla lotta partigiana. Domenico decise di prestare la sua opera di carabiniere all’interno dei gruppi di resistenza, la banda dei Gufi Neri. Capeggiata da ufficiali, operò per due anni in queste vallate. Il loro compito era quello di arginare la ritirata dei tedeschi e dei nazifascisti. Specializzato nella raccolta delle informazioni, doveva localizzare le unità tedesche e riferire, in modo da organizzare la protezione delle popolazioni e attaccare le truppe in ritirata. Visto il suo valore e il suo coraggio, divenne comandante di squadra e del comando delle unità. Nel gennaio del 1945 fu intercettato da una pattuglia di soldati tedeschi e trasferito a Ciano d’Enza. Per quattordici giorni venne torturato, e non parlò mai, non tradì i propri commilitoni fino all’estrema conseguenza. Essendo un partigiano e un carabiniere, la condanna al plotone d’esecuzione fu inevitabile. Fu fucilato nella piazza di Ciano d’Enza il 26 gennaio 1945. “Sono un carabiniere non ho nient’altro da dirvi” quelle furono le sue prime, e ultime parole.»

Nel 1950 il Presidente della Repubblica gli concesse la Medaglia d’oro al Valor Militare, massima onorificenza concessa per gli atti di eroismo, appuntata al petto di Damiano durante la ricorrenza.

«Il suo essere eroe è stato nel fatto di avere fede, di credere in quel giuramento di fedeltà che aveva espresso da carabiniere e che aveva tradotto in tutti i suoi anni di servizio e negli anni di resistenza senza temere per la propria vita. Questo è il suo eroismo: non solo aver resistito alla violenza nazifascista ma aver avuto il coraggio, come uomo, e come padre, di non preoccuparsi di avere a casa una moglie e dei figli ma di portare avanti questa sua missione fino alle estreme conseguenze.»

Si è soffermato ancora un istante il colonnello Desideri, sul significato di questa giornata.

«Per noi carabinieri è una giornata della Memoria. Ricordando coloro che hanno combattuto e che si sono sacrificati noi, idealmente, rinnoviamo il nostro impegno. Tutti noi speriamo che non siano più necessari carabinieri Bondi che si sacrificano e che muoiono, ma purtroppo questa è la nostra missione al servizio della comunità e può portare anche a richiedere a ciascuno di noi un sacrificio come questo.»

Dopo la rievocazione  a cura dei ragazzi di seconda media della scuola Galilei di Villa Minozzo, che racconta la vita di Bondi in un alternarsi di voci maschili e femminili, il Sindaco chiude la giornata ricordando ai presenti di tornare a casa con un pezzetto di Morsiano nel cuore. Morsiano, che in questo giorno ha narrato una parte della sua storia, rendendoci partecipi di un ricordo, divenuto missione, divenuto ideale, divenuto rinnovo.