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L’Appennino e l’antica Fornace di Felina protagonisti al Convegno Nazionale FAI di Parma

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Il Comune di Castelnovo Monti, nella persona del Sindaco Enrico Bini, ha partecipato sabato, 15 febbraio, al 25° Convegno Nazionale del FAI (Fondo Ambiente Italia), che si è svolto al Teatro Regio di Parma. Il tema al centro del convegno quest’anno era “Terre di Nessuno”, e così viene spiegata la scelta dal FAI (Fondazione senza scopo di lucro nata nel 1975, con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano): “C’è una parte dell’Italia che è “terra di nessuno”. Il 60% del territorio nazionale, dalle Alpi agli Appennini, isole comprese, è come una seconda Italia: sconosciuta, abbandonata, isolata”.
Un nuovo, importante passaggio quindi nell’ambito di quella voglia di dare nuova attenzione ai territori disagiati, montani e periferici, che sta segnando il periodo recente.

La partecipazione di Bini è legata anche alla presentazione di un nuovo progetto che ha visto l’adesione del FAI, incentrato sull’antica Fornace di Felina, testimonianza di archeologia industriale, ristrutturata con un intervento condotto tra il 2010 e il 2015.

L’evento al Teatro Regio, ha visto la partecipazione tra gli altri del Sindaco Federico Pizzarotti; di Anna Laura Orrico Sottosegretatrio del Ministero per i Beni e le attività culturali e il Turismo; del Presidente FAI Andrea Carandini; dello scrittore Paolo Rumiz; dei Sindaci e Amministratori Fabio Milesi (Roncobello, BG), Gianluici Serra (Ulassai, NU), Fabio Sebastiano Venezia (Troina, EN), Camillo d’Angelo (Valle Castellana, TE).

“Si è trattato di un evento di grande rilievo e ritengo la nostra partecipazione molto importante – afferma Bini – anche per il progetto che stiamo attivando con il FAI per la Fornace di Felina. Il tema è ovviamente centrale per il futuro di territori come il nostro, e al di là del titolo, io come gli altri Sindaci presenti abbiamo con forza posto l’accento sui motivi di fiducia e sulle nuove prospettive che dobbiamo essere in grado di dare ai territori periferici. Mai come prima d’ora credo che aree montane e disagiate, in tutta Italia, si stiano confrontando e trovino spazi comuni di dialogo e azione, di confronto su problemi e difficoltà che sono, anche a grande distanza geografica, comunque simili: la denatalità, la necessità di creare nuove opportunità lavorative per mantenere giovani e famiglie, il mantenimento dei servizi che spesso le norme nazionali legano a parametri numerici che ormai rappresentano un profilo di ingiustizia sociale in quanto anziché sostenerli, penalizzano questi territori; i collegamenti viari difficili, che negli ultimi anni hanno subito ulteriori criticità per la riforma incompiuta delle Province che si trovano senza risorse per la manutenzione. Ma, come dicevo, abbiamo voluto puntare con decisione anche sugli aspetti e le azioni che possono darci nuove prospettive, per noi in particolare la Strategia Aree Interne, su cui si sta già lavorando per rinnovare le risorse così da rendere stabili e strutturali le azioni avviate sull’agricoltura, la filiera del Parmigiano Reggiano di Montagna, la scuola, la formazione, l’accesso al lavoro, la connettività a banda larga, il turismo, i trasporti, i servizi, la sanità. E vogliamo lavorare sempre più anche sulla valorizzazione del nostro ambiente, della nostra socialità, della nostra rete commerciale, che rappresentano elementi capaci di mantenere e attrarre nuovi residenti in montagna. Proprio in occasione del Convegno il Ministro per la Coesione Sociale Provenzano ha ribadito il raddoppio delle risorse destinate alle Strategie Aree Interne”.

Sul progetto che sarà attivato con il FAI, Bini conclude: “La ristrutturazione dell’antica Fornace di Felina, una struttura dell’800 per la realizzazione dei laterizi, è stata un’azione particolarmente significativa che il Comune aveva avviato anni fa e che è molto rappresentativa dell’economia del nostro territorio. Un’economia che per decenni ha camminato soprattutto su due “gambe” l’agricoltura e l’edilizia. Che qui vedono elementi storici e attuali a pochi metri di distanza: l’antica fornace è infatti a meno di 30 metri dalla latteria e caseificio che da essa ha preso il nome, “Il Fornacione”, e produce Parmigiano Reggiano di Montagna. L’agricoltura resta ancora oggi un settore estremamente vivace, con tanti giovani che negli ultimi anni hanno intrapreso questa attività. L’antica fornace, oggi in disuso, si ripropone con una nuova veste: insieme al FAI diventerà un centro studi e per la promozione del territorio, un polo turistico e di archeologia industriale. Un passaggio che segna un’evoluzione dell’economia locale, oggi molto più forte che in passato sul terziario e sul turismo. Grazie al FAI che ha capito l’importanza e il profondo significato di questo progetto”. I dettagli dell’azione attivata insieme al FAI saranno illustrati nei prossimi mesi.