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SocialMonti/ Il virus del silenzio: cosa sta accadendo alla nostra psiche?

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Questa rubrica vuole essere un luogo di spunti per stimolare una riflessione corale e collettiva su temi di attualità. L’idea è quella di partire dal nostro territorio verso cerchi più ampi, o vice versa ascoltare gli echi lontani e portarceli vicini.

A poco più di una settimana da quando, a causa del coronavirus, il decreto ministeriale ha ordinato il lockdown, le misure di restrizioni e contenimento dei contatti sociali attraverso la chiusura dei locali e dei servizi non indispensabili, un'Italia attonita ha dovuto adeguarsi, ripensarsi, modellarsi sulle nuove disposizioni.

La pandemia mette a dura prova la nostra salute, portandosi via numerose vittime senza saluti, senza accompagnamento, in solitudine, in silenzio. E crea così una condizione storico sociale inaudita finora nell'era di Internet. Questo microrganismo ha cambiato i destini e le abitudini degli italiani, dell'umanità, al momento sembra avere il governo delle nostre esistenze. Di colpo ci ritroviamo a dover fronteggiare uno stile di vita totalmente diverso, dove la parola chiave attorno alla quale gira tutto pare essere "chiuso".

Chiusi in casa ci siamo riscoperti nudi e momentaneamente impreparati ad affrontare quella persona che ci sembra più estranea: noi stessi. Non eravamo pronti al silenzio, alle serrande abbassate, al volume spento dei nostri sabati sera. Non eravamo preparati a sederci di fronte a noi stessi, immobili, fermi, senza jogging e ginnastica, senza gli aperitivi, le chiacchiere al bar.

Senza gli abbracci e i baci ci avanzano le mani, come qualcuno ha detto sul web e tanto meno sembriamo essere disponibili a tutto questo silenzio.

Perciò lo stare in casa ora risulta difficile per gli anziani, per le coppie, per le famiglie stipate tra quelle quattro mura a cui non erano abituate. Arduo spiegare ai bambini di non cercarsi tra loro, bizzarro rimpiangere la criticata scuola, assurdo non poter andare a trovare la fidanzatina. Le coppie non conviventi si vedono separate da distanze geografiche, gli amanti restano sospesi a data da destinarsi, gli ormoni e le tensioni rendono il clima domestico una bomba di emozioni. Chi poi era abituato a fare attività fisica si sente in gabbia, non potendo più accedere alla propria dose di endorfine endogene.

Questi spazi vuoti assieme al tempo dilatato hanno creato scompiglio e disagio.

E quindi, da bravi creativi, ci siamo riempiti subito, organizzando flashmob nelle cucine, concerti da balcone e canti di condominio, ci siamo inventati le dirette Instagram da ogni dove, vip e nip, videochiamandoci tutto il giorno. Abbiamo scoperto doti culinarie e irrefrenabili desideri di tonicità dei muscoli. Tutorial e lezioni online furoreggiano e vanno a riempire quell'horror vacui subito sostituito e rimediato.

Di fatto di fronte ai divieti ci siamo divisi tra obbedienti, prudenti e insolenti. Un po' terrorizzati, un po' menefreghisti ci siamo costituiti in squadre, tra chi si sente claustrofobico e deve uscire a correre, e chi invece in casa mette a posto armadi e libri.

Una realtà innegabile è che tutti ora guadagniamo meno, anche se ci paragoniamo facendo i conti in tasca a chi pensiamo verrà meno danneggiato. Se ci pensiamo bene, in questo momento siamo sconosciuti a noi stessi, non sappiamo come reagiremo nei prossimi mesi a ciò che ci porterà questa situazione nuova. Non riusciamo ancora a pensarci in quel "dopo", per ora soltanto sognato e immaginato.

Chi in questa nuova e sconosciuta condizione saprà essere flessibile sarà sicuramente avvantaggiato, poiché saprà adattarsi a questa emergenza, cercando di conoscere se stesso.

 

(Ameya Canovi *)

 

*Ameya Gabriella Canovi è PhD, docente e psicologa, si occupa di relazioni e dipendenze affettive. Da poco ha terminato un dottorato di ricerca in ambito della psicologia dell’educazione studiando le emozioni in classe. Ha un sito e una pagina Facebook “Di troppo amore”.