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Le conseguenze psicologiche di una quarantena: il prima, il durante e il dopo

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Ogni situazione che ci obbliga ad allontanarci dal “normale” e dal quotidiano a cui siamo abituati ed affezionati porta con sé inevitabilmente delle conseguenze. Per esempio, quando una persona si trasferisce all’estero o un giovane studente prende parte ad un Programma Erasmus, si sente spesso parlare di Culture shock, ovvero di trauma culturale che dipende dal trasferimento in un ambiente sociale e culturale differente e che provoca un senso di smarrimento e confusione.

Allo stesso modo, seppur per motivi meno lieti, la situazione difficile e quasi surreale che si sta verificando in questi giorni a causa del Covid-19 ha imposto a noi tutti una netta alterazione di radicate abitudini, ha messo a dura prova la nostra capacità di gestire questo tipo di cambiamento e, di conseguenza, ha avuto un’influenza su ciò che proviamo e su come ci sentiamo.

Questo cambiamento ha un nome ben preciso: quarantena; una quarantena che ha come scopo quello di limitare i possibili contagi ed il dilagarsi del virus. Ed è proprio lo stress che deriva da questa ad essere il tema affrontato dalla Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Modena e Reggio Emilia che, facendo riferimento a Brooks et all (2020): The Psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapide review of the evidence, ci dice cosa è importante sapere a tal riguardo.

“Anche se non è possibile indicarne la prevalenza con precisione, alcuni studi indicano che la maggior parte delle persone messe in quarantena può sviluppare un disagio significativo”.

Rabbia, irritabilità, tristezza sono soltanto alcune delle espressioni con cui si possono manifestare le conseguenze psicologiche di una quarantena. Queste, difatti, non riguardano soltanto stati d’animo negativi, ma giungono ad includere anche vere e proprie sindromi diagnosticabili e possono verificarsi nell’immediato come a lungo termine, protraendosi anche oltre il termine della quarantena stessa.

Secondo questo vademecum, sia le individuali condizioni pregresse che le caratteristiche della quarantena possono influire sull’impatto psicologico determinato da quest’ultima. Da un lato, un basso livello culturale o il fatto di lavorare in ambito sanitario, con una maggiore preoccupazione di poter contagiare persone, possono comportare un’elevata frustrazione. Dall’altro, anche la durata dell’isolamento, la carenza di informazioni, la sfiducia nelle istituzioni, come il fatto di non sentirsi inseriti in una società possono essere fattori più o meno significativi e determinanti.

E se il prima e il durante possono fare la differenza, altrettanto importante è ciò che caratterizza il dopo quarantena, in particolar modo, la possibile stigmatizzazione sociale e la condizione economica in cui ci si ritrova dopo le inevitabili perdite finanziarie, di profitti o addirittura occupazionali.

Anche se mancano evidenze forti e l’attuale pandemia rappresenta qualcosa di nuovo, non permettondoci così di fare previsioni certe riguardo il futuro, “rimane auspicabile fare tesoro di quanto la letteratura scientifica ci suggerisce”, come detto nella conclusione dello studio dell'Unimore.

I consigli da seguire ora ruotano attorno a cinque perni: rendere possibile un’adeguata informazione, garantire il rispetto delle norme ed il senso di responsabilità verso gli altri, favorire una viva comunicazione tra le persone e con le istituzioni, assicurare i beni di prima necessità ed evitare la stigmatizzazione, soprattutto nei confronti di coloro che combattono “in prima linea” . Facciamo del nostro meglio e mettiamoli in pratica.