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SocialMonti/ Psiche e fase 2: euforia o paura di tornare a una pseudo normalità?

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Questa rubrica vuole essere un luogo di spunti per stimolare una riflessione corale e collettiva su temi di attualità. L’idea è quella di partire dal nostro territorio verso cerchi più ampi, o vice versa ascoltare gli echi lontani e portarceli vicini.

Dopo quasi due mesi di lockdown, il 4 maggio l'Italia si appresta a tornare a un graduale funzionamento di alcune attività.  Sarà una ripresa lenta e misurata, da guardare con il fiato sospeso. Molti gli interrogativi su questa fase, saremo in grado di imparare a convivere con il virus? Quali emozioni caratterizzeranno questa seconda fase della pandemia?

Da un punto di vista psicologico, la quarantena ha visto gli italiani alle prese con diversi stati d'animo. La maggior parte si è adattata con pazienza e maturità ad un arresto della 'vita normale', uniformandosi alle regole nel rispetto delle indicazioni. Un'altra parte ha vissuto con grande rabbia e insofferenza le restrizioni sociali, attuando comportamenti sprezzanti della legge, ribellandosi alle autorità. L'Italia si è divisa tra obbedienti e dissidenti, gli uni consapevoli degli enormi rischi che la nazione correva, responsabili e preoccupati. Gli altri provocatori, irriverenti, talvolta incoscienti.

E' innegabile che la pandemia abbia apportato cambiamenti nella vita di tutti: alcune categorie sono state economicamente penalizzate, martoriate. Altre sono state travolte da una mole abnorme di lavoro. Abbiamo dovuto affrontare paura  del contagio, angoscia di perdere persone care, tensione per un futuro incerto e sorti lavorative nefaste.

Insomma siamo stati travolti da uno tsunami invisibile, ci siamo trovati di botto rinchiusi, in un mondo che ha dovuto fare una brusca frenata per cercare di salvarsi.

Tante persone sono euforiche, non vedono l'ora di uscire, ricominciare a fare sport, tornare ad affacciarsi a una pseudo normalità. Al contempo, numerose altre temono la riapertura al mondo e sentono ansia al pensiero di uscire di casa.

Cosa accadrà? Molte cose dobbiamo ancora capirle, non sappiamo ancora molto. Possiamo supporre il movimento necessario dovuto alla ripresa di alcune attività, ci sembrerà strano vedere persone in giro, sportivi, bambini, dopo un lungo momento di strade deserte e silenziose. E' probabile che ci sarà confusione su chi potrà fare cosa.

Chi ha provato piacere in questa chiusura, riscoprendo un tempo lento e nuove abitudini, farà fatica a ritrovare un ritmo nel mondo. E può darsi protragga ancora una quarantena volontaria, rifugiandosi al sicuro tra le mura di casa, potendolo fare.

Il 4 maggio il virus continuerà a contagiare e a mettere rischio vite, ricordiamocelo. La scelta necessaria di provare a convivere con il virus metterà alla prova la nostra prudenza, la capacità di attenzione e presenza.  Non tutti avranno gli stessi comportamenti: ci sarà chi continuerà ad essere molto cauto e chi  invece si sentirà 'immune', mettendo così a forte rischio la comunità.

Questa fase richiederà tanta collaborazione. Siamo pronti?

(Ameya Canovi *)

*Ameya Gabriella Canovi è PhD, docente e psicologa, si occupa di relazioni e dipendenze affettive. Da poco ha terminato un dottorato di ricerca in ambito della psicologia dell’educazione studiando le emozioni in classe. Ha un sito e una pagina Facebook “Di troppo amore”.

1 COMMENT

  1. L’Autrice conclude chiedendosi se siamo pronti per affrontare la nuova fase di questa emergenza, e la risposta è certamente ardua e difficile, e nel prosieguo potremo fors’anche assistere ad atteggiamenti o comportamenti contraddittori, ma non va in ogni caso dimenticato che il Paese si è trovato immerso in una situazione straordinaria, che ha apportato inattesi cambiamenti nella vita di tutti, con categorie fortemente colpite e penalizzate, ed altre travolte da una mole abnorme di lavoro, come scrive l’Autrice.

    Questa emergenza ha fatto altresì capire l’importanza della politica quale entità cui sono richieste e demandate decisioni “strategiche” e fondamentali, che non possono essere demandate ad altri – almeno secondo l’opinione di tanti – dopo che per anni il ruolo della politica, intesa nel suo insieme ossia al di là delle sue varie e diverse componenti, non è sembrato incontrare molto favore ed apprezzamento nel sentire comune, per usare un eufemismo (il che potrebbe già esser visto come una certa qual contraddizione).

    P.B. 02.05.2020

    P.B.

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