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Confcooperative: appello alla politica per bloccare l’imminente fusione delle Camere di Commercio

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“Siamo di fronte ad un atto arrogante che, in spregio al territorio, alle sue espressioni, alle sue economie e alle sue comunità, rischia di chiudere nel peggiore dei modi una riforma discussa e discutibile perché fondata su criteri e parametri che nulla avevano e hanno a che vedere con i livelli di efficienza e il ruolo a sostegno delle imprese sviluppati dalle singole Camere di Commercio”.
Matteo Caramaschi, presidente di Confcooperative, non usa mezzi termini per commentare quella parte del “Decreto Agosto” che, in poche righe, impone agli enti camerali di procedere – pena il commissariamento - con gli accorpamenti previsti dalla riforma voluta nel 2016 dal Governo Renzi. Per Reggio, oltretutto, vale anche quanto stabilito dallo stesso testo, e cioè la decadenza – entro 30 giorni - degli attuali organi (scaduti) e la nomina, sentita la Regione, di un commissario.
“Non si capisce – spiega Caramaschi – quale fosse la necessità di una decretazione d’urgenza, con minace di commissariamento, su una materia così contestata, sulla quale solo nel luglio scorso la Corte Costituzionale si è pronunciata (dando di fatto il via libera agli effetti della riforma del 2016) e attorno alla quale pendono i ricorsi di diverse Camere di Commercio”.
“Anche questo atto, così come la riforma voluta da Renzi – prosegue il presidente di Confcooperative, che già nel febbraio 2017 aveva contestato i contenuti del provvedimento e invitato associazioni e istituzioni reggiane a vigilare sulle modalità di attuazione della prevista integrazione tra Reggio Emilia, Parma e Piacenza – si consuma a dispetto del territorio, di qualsiasi approfondimento sul valore delle singole Camere di commercio per lo sviluppo locale e sui loro livelli di efficienza, incurante del parere delle associazioni d’impresa e, per di più, nel silenzio della politica e delle istituzioni  locali”.
“La drammatica situazione che si è determinata con la pandemia – prosegue Caramaschi – ha chiaramente e ulteriormente dimostrato il valore delle economie di territorio e di prossimità, l’importanza del dialogo con le realtà associative e, contemporaneamente, il rilevante apporto che gli enti camerali, ben gestiti e attenti alle realtà locali in cui operano, possono assicurare per la tenuta e lo sviluppo del sistema imprenditoriale locale. Lo dimostrano bene, tra gli altri, i 250.000 euro erogati dalla Camera di Commercio di Reggio Emilia per le imprese turistiche danneggiate dal Covid, i 350.000 euro di voucher digitali, i 400.000 euro per l’export e l’intervento per 800.000 euro per facilitare l’erogazione del credito alle imprese in una situazione emergenziale, contenendone i costi e consentendo il ricorso a garanzie sussidiarie in aggiunta a quelle proprie delle singole aziende”.
“Anche questa situazione – incalza Caramaschi – avrebbe dovuto indurre, semmai, il ripensamento di una riforma contestata sui criteri che sottendono gli accorpamenti (dimensioni delle singole Camere e confini regionali alle integrazioni, senza alcuna valutazione “meritocratica”), ma non certo una inutile prova di forza che umilia le autonomie e le comunità locali”.
“Quella contenuta nel decreto del 14 agosto – osserva il presidente di Confcooperative – è una pura azione punitiva nei confronti di chi ha osteggiato la riforma, e a questo punto ci aspettiamo che la politica, le istituzioni locali e regionali (che hanno particolare competenza in materia) facciano sentire la loro voce, riportando il confronto nei giusti confini dell’interesse delle economie locali e dei territori”.
“Qualsiasi razionalizzazione del sistema camerale – conclude Caramaschi – ha senso solo se davvero genera ulteriore valore per le comunità locali e non si esaurisce in un passaggio burocratico o in una imposizione rispetto alla quale i quasi quattro anni intercorsi dai primi forzati accordi sugli accorpamenti avrebbero dovuto indurre a ripensamenti e non a nuovi diktat”.