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I rifugi chiusi dall’emergenza: “Potremmo fare solo l’asporto ma ora qui non passa nessuno”

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In questi giorni è caduta la neve sul crinale dell'Appennino Reggiano, uno spettacolo suggestivo che si possono godere in solitudine solo i gestori dei rifugi chiusi dall'emergenza sanitaria. Da quanto la regione Emilia Romagna è diventata zona arancione, anche a queste strutture extra alberghiere è permesso di fare solo l'asporto.

La testimonianza di Sara Perazzoli, 37 anni di Rovereto sul Secchia (Modena), che insieme al compagno Marcello Terzi, 38 anni di Carpi lo scorso marzo ha preso in gestione il Rifugio Segheria. "Abbiamo preso la gestione a marzo, esattamente 3 giorni prima che chiudessero tutto - racconta Sara. Abbiamo affrontato la situazione e non è stato facile, come non lo è per nessuno. Per fortuna la scorsa estate abbiamo lavorato tanto. Supereremo anche questa, non si può fare altro. E in ogni caso siamo assolutamente convinti della scelta che abbiamo fatto".

Secondo il nuovo Dpcm, infatti, il rifugio potrebbe lavorare solo facendo asporto "ma da qui non passa nessuno" - afferma ancora Sara - quindi siamo chiusi". Privati dei turisti reggiani, che non possono uscire dal proprio comune e di quelli toscani, diventata Regione a zona rossa, a Sara e Marcello non resta altro che prendersi cura della struttura in attesa di tempi migliori. "Passiamo le nostre giornate a spaccare legna, di cosa da fare ce ne sono - continua Sara. Stiamo preparando il rifugio per l'inverno. La speranza è che a dicembre ci facciano lavorare".

All'orizzonte infatti ci sono le festività: Natale e Capodanno sono avvolti da un grande punto di domanda che dipenderà dall'andamento dell'emergenza sanitaria. "Qualche prenotazione per Capodanno ce l'abbiamo, ma ovviamente non possiamo contare tutto su quello". Anche il Decreto Ristori e poca cosa rispetto alle spese dell'attività. Ma intanto nevica.