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Santa Bibiâna – Quaranta dí e ‘na stmâna!

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Tutto l'arco dell'anno è costellato di giornate dedicate alla divinazione, allo scrutare i segni del tempo che verrà. A dicembre abbiamo Santa Bibiana, le Calende (che variano a seconda della zone tra dicembre e gennaio), la conversione di San Paolo (25 gennaio) e i giorni della merla (29-31 gennaio), poi il 2 di Febbraio la Candelora, quindi la Luna settembrina, e così via. Appena ieri l'umanità intera viveva di agricoltura, e il clima, coi suoi capricci, influisce in maniera determinante sui prodotti dei campi, sulla loro qualità e quantità.

Emerge nell'uomo l'istinto di esorcizzare gli eventi, di addomesticarli a proprio favore. Un istinto che nasce molto lontano nel tempo, là dove l'uomo intuisce che i fenomeni a favore o sfavore possono essere favoriti o contrastati attraverso la religione. Certo, si tratta ancora di religione primitiva, panteistica, più di superstizione che di dedizione. Tuttavia questo atteggiamento lo troviamo ancora ben marcato in popoli evoluti come gli Etruschi e i Romani, per restare nei nostri territori. Il Cristianesimo non è riuscito a sradicare tale esigenza, perciò ha cercato di adeguarla al nuovo concetto di rapporto tra uomo e divinità, basato sull'amore e il rispetto e non più sulla paura del castigo.

Noi continuiamo a dire: Santa Bibiana – quarânta dì e 'na stmana, ed è sottinteso che ci riferiamo al tempo meteorologico del 2 dicembre, e riteniamo che sarà uguale fino a metà gennaio. Ma pare che, all'origine, ci sia un equivoco che si trascina dalla fine del Medioevo, quando il proverbio ha trovato formulazione in un latino forbito ma ambiguo, fino a noi: Ut Bibianæ dies – sic quadragìnta dies, che la gente ha tradotto semplicemente: Come è il giorno di Santa Bibiana così sarà per altri quaranta giorni. Teniamo presente che in quell'epoca le fasi delle stagioni erano sfalsate rispetto al calendario ufficiale. L'equinozio d'inverno, ad esempio, avveniva intorno al 13 di dicembre, festa di Santa Lucia, e non il 21. Ciò accadeva tra il 1325 e il 1350, quando probabilmente è nato il proverbio. Tale sfasamento era dovuto ad un errore di conteggio nella riforma del calendario voluta da Giulio Cesare (46 a. C.). Alcuni minuti non tenuti in conto, accumulandosi per secoli, hanno prodotto lo sfasamento fino alla riforma di Papa Gregorio XIII° (1582). Da qui l'altro proverbio non più valido: Santa Lucia è la notte più lunga (o il giorno più corto) che ci sia.

In realtà chi ha formulato l'adagio non intendeva parlare del clima. “Alcuni vogliono porre in rapporto il proverbio con la lunghezza delle giornate, escludendo il riferimento alla pioggia di cui non si fa parola nel proverbio latino. … Si fa notare a questo proposito che circa quaranta giorni dopo il due di dicembre siamo intorno alla metà di gennaio quando la durata del giorno ha la stessa lunghezza del due dicembre. [C. Lapucci e A. M. Antoni – I proverbi dei mesi – Vallardi ed. 1985].  Poi anche i proverbi vengono adattati alle esigenze locali. In Puglia, per esempio, dicono: Se piove forte a Santa Barbara (4 dicembre) durerà altri quaranta giorni.

Bibiana, Viviana, o Vibiana, è un nome di origine etrusca, Vibius, che viene messo in relazione col verbo Vivere. Quella festeggiata il 2 di dicembre appartiene ad una famiglia di Santi martiri: il padre è Flaviano, già prefetto di Roma, la madre santa Dafrosa, la sorella santa Demetria. Tutta la famiglia fu martirizzata durante la persecuzione di Giuliano l'Apostata, quasi mezzo secolo dopo che Costantino aveva concesso libertà di culto ai cristiani con l'Editto di Milano del 313. Flaviano fu esiliato e martirizzato ad Aquas Taurinas (forse Montefiascone) nel 361; la madre e la sorella di Bibiana furono incarcerate per farle morire di inedia, poi Dafrosa fu uccisa (362), Demetria morì vittima di una crisi di ansia dopo che era stata minacciata di orrende torture, mentre Bibiana viene consegnata ad una mezzana per destinarla alla prostituzione. Non cedette e fu legata ad una colonna e flagellata a morte. Morì dopo quattro giorni.

Grata (progettata dal Bernini) che conserva la colonna alla quale 

è stata legata Bibiana per la flagellazione, conservata nella chiesa a lei dedicata in Roma.

In realtà, però, alla base della persecuzione la religione era solo una scusa. Flaviano era prefetto di Roma già dai tempi di Costantino, e discendente di una famiglia consolare, quindi famiglia nobile e ricca. Al suo posto fu nominato Aproniano dall'imperatore Giuliano. Eliminare tutta la famiglia significava potere confiscare i beni di Flaviano, che erano consistenti, e impadronirsene. Ciò che accadde puntualmente dopo la morte di Bibiana.


Chiesa di Santa Bibiana. Una prima chiesa fu edificata nel 467, poi restaurata

nel 1224 sotto papa Onorio III°. Quella attuale fu fatta costruire da

Urbano IV°, su progetto del Bernini, fra il 1624 e il 1626.

5 COMMENTS

  1. Giungo con ritardo a congratularmi con l’Autore per averci ricordato questa giornata del nostro Calendario, anche attraverso un documentato ritratto della Santa e di quel suo tempo, mentre la frenesia del mondo moderno ci fa spesso dimenticare, o trascurare, ricorrenze e proverbi tanto citati nel passato (speriamo che la costanza e maestria di Savino Rabotti, nel rammentarceli, produca un qualche frutto, nel senso di risvegliare in noi la memoria e l’interesse per tale prezioso “patrimonio”).

    P.B. 08.12.2020

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