Home Cronaca Priorità alla scuola, lettera ai sindaci reggiani: “Riaprire le scuole anche in...

Priorità alla scuola, lettera ai sindaci reggiani: “Riaprire le scuole anche in zona rossa”. Di nuovo in piazza venerdì 19 marzo

31
1

Il movimento "Priorità alla scuola" non si ferma. Dopo la protesta di venerdì scorso in piazza Martiri del 7 Luglio a Reggio Emilia, la rete di genitori e studenti è a chiedere ai sindaci della provincia di esprimersi pubblicamente a difesa dell'apertura delle scuole nei comuni del territorio.

"È quanto hanno fatto negli ultimi giorni sindaci e assessori di altri Comuni, rivolgendosi anche al governo nazionale - si legge nella lettera datata 11 marzo-. La chiusura delle scuole non dovrebbe essere presa in considerazione in zona arancione, e andrebbe scongiurata anche in zona rossa, a tutela dei diritti dei minori e di quello all’istruzione in particolare".

In zona arancione scura e in zona rossa, infatti, le scuole di ogni ordine e grado ad eccezione delle scuole dell'infanzia stanno continuando in modalità da remoto. Una decisione che è stata presa localmente anche da alcune regioni in fascia gialla, come la Liguria. "La chiusura delle scuole non è ammissibile mentre la gran parte delle altre attività resta aperta" - continuano.

Le attività commerciali, come i mercati settimanali, rimangono infatti aperti anche in zona arancione scuro, nonostante l'avvertenza di muoversi solo per motivi di necessità.

Si continua nella lettera: "È da ottobre che studenti e studentesse delle scuole superiori seguono forme di “didattica mista”, eufemismo per dire che la didattica in presenza è decurtata del 50% o più. Le adolescenti e gli adolescenti si chiedono se mai riprenderanno ad avere una scuola che funziona per accoglierli, una scuola realmente inclusiva. I genitori si chiedono cosa resterà della credibilità della scuola al termine degli anni scolastici in pandemia. Insegnanti e dirigenti scolastici vedono i loro sforzi per mantenere la didattica in presenza rimessi di continuo in discussione e frustrati".

"Siamo a dodici mesi dalla prima chiusura delle scuole nel 2020, e ormai conosciamo bene i danni che questa situazione ha provocato. Le/Gli adolescenti hanno già subito abbastanza, non meritano di ricevere i colpi di nuove chiusure, i danni in termini psicofisici e formativi stanno diventando irreparabili".

C'è preoccupazione soprattutto per i più piccoli, che mal gestiscono le ore di studio davanti a un computer, che fanno fatica a concentrarsi e mantenere alta l'attenzione e che soffrono la mancanza di contatto con i compagni e le maestre. "Tutto ciò - afferma il movimento - ha un impatto enorme sulle famiglie: tutte condividono le stesse difficoltà, ma sappiamo, dati alla mano, che sono quelle più fragili – sul piano sociale, economico, culturale – a pagare di più".

"Le conseguenze della chiusura di ogni ordine e grado di scuola, di nuovo, si riverseranno sulle famiglie, già vessate psicologicamente ed economicamente, costringendo soprattutto le donne a ulteriori sacrifici. Alcuni faranno ricorso ai nonni, proprio quella categoria considerata fragile e a rischio, ma su cui moltissime famiglie si appoggiano non avendo altra scelta, per carenza di servizi pubblici -  spiegano-. Le istituzioni dovrebbero esserci vicine, non colpirci in nome della caccia all’untore!

L’esperienza di dodici mesi ci ha indicato che la chiusura delle scuole ha un impatto violento sull’intero tessuto sociale, e mette a repentaglio la salute intesa così come l’OMS la definisce sin dagli anni Cinquanta: 'uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia'.

Si aggiunga che la Regione Toscana, insieme ai Comuni, ha fortemente sostenuto l’apertura delle scuole, dimostrandolo con i fatti. In questi mesi ha supportato l’implementazione di protocolli di sicurezza che hanno ben pochi equivalenti nel resto della società e della attività sociali. La campagna vaccinale ha subito contemplato il personale scolastico e ora un’altissima percentuale dei lavoratori e lavoratrici del mondo della scuola è già vaccinata".

L'Emilia Romagna, al contrario, è una delle prima per inoculazione di vaccini al personale sanitario e agli anziani ultra ottantenni, ma ha subito ritardi per quanto riguarda l'organizzazione e la somministrazione dei vaccini AstraZeneca al personale scolastico.

Priorità alla scuola conclude così la lunga lettera ai sindaci reggiani: "Proprio alla luce di quest’ultimo dato, nella nostra Regione, sarebbe incomprensibile una chiusura delle scuole giustificata con la necessità di accelerare un piano vaccinale che sta avanzando molto a rilento a scuole aperte. Si vaccina una categoria per poi lasciarla a casa, mentre altre – non contemplate tra le priorità del piano vaccinale – continuano a lavorare non vaccinate, eppure a stretto contatto con la collettività. Tutto ciò è incomprensibile e ci lascia sconcertati.

La rete sarà ancora una volta in piazza venerdì 19 marzo, a manifestare contro la chiusura delle scuole. "La scuola è un pilastro della vita sociale: non va chiusa; non può essere sempre la prima a chiudere; caso mai l’ultima".

 

 

1 COMMENT