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Bollettino pastorale di Carpineti: Gesù che sfama gli uomini

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La prima lettura di questa domenica ci presenta Giosuè, che convoca i capi d’Israele per chiedere loro se sono intenzionati a rispettare l’alleanza di Dio, ovvero accettare il Signore come loro Dio e costruire la loro vita su di lui, o se preferiscono servire altri dèi. I capi decidono di accettare la proposta di Giosuè sulla base di un fatto concreto e specifico: essi infatti hanno riconosciuto il ruolo salvifico che Dio, tramite i suoi prodigi, ha avuto nella liberazione d’Israele.
Nella seconda lettura Paolo usa l’immagine del matrimonio per spiegare ai fedeli di Efeso la relazione tra Dio e il suo popolo; così come la moglie è sottomessa al marito e il marito ama la moglie, così la Chiesa è sottomessa a Dio affinché Lui possa santificarla «purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola». Gli uomini dunque devono sottomettere il proprio egoismo alla volontà di Dio, così da essere purificati dal peccato.
Il Vangelo si apre con lo scandalo che le parole appena pronunciate da Gesù («Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna») hanno creato tra i suoi ascoltatori. Dobbiamo considerare che il verbo “mangiare” usato da Gesù ha proprio il significato di “masticare”; degli ebrei osservanti non potevano che essere disorientati da questo tipo di linguaggio, che evocava in loro l’immagine di masticare un vero corpo umano. Sapendo che questo scandalo si è diffuso anche tra diversi suoi discepoli, Gesù domanda provocatoriamente: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?». Gesù ha appena compiuto il gesto di sfamare migliaia di uomini con del pane materiale e ciononostante la folla non crede alle sue affermazioni; quando ascenderà al cielo sarà ancora più difficile accettare la sua proposta. La logica umana infatti fa molta fatica a entrare nella mentalità di Dio; solo se apriamo il nostro cuore all’azione dello Spirito Santo, donatoci dal Padre, possiamo capirne la profondità («È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita […] nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre»).
Malgrado la spiegazione di Gesù, la radicalità delle sue parole è risultata troppo grande per molti dei suoi ascoltatori e dei suoi discepoli, che si allontanano abbandonandolo; solo i Dodici sembrano restare. Rivolgendosi a loro Gesù chiede: «Volete andarvene anche voi?», che nell’originale greco non suona come una domanda retorica ma una vera e propria espressione di libera scelta: non è per caso che pure voi volete andare? Da vero leader del gruppo, Pietro offre la sola risposta possibile: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gli apostoli, sebbene la loro fede sarà confermata molte altre volte, hanno ormai capito che su Gesù vale la pena costruire il loro cammino d’amore; egli è davvero l’immagine della vera natura di Dio e non c’è nessun altro di altrettanto credibile. Pietro ci offre qui un esempio eccelso di fede in Cristo: seguiamo quindi questo insegnamento fondando la nostra vita sul corpo di Cristo, che noi dobbiamo continuamente “masticare” per la vita senza fine nel suo Regno.