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Don Paul ci invita a pregare per il dono della sapienza

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don Paul Poku

Le letture di questa domenica ci insegnano quanto è fondamentale per noi la sapienza di Dio; essa infatti viene presentata dalla Scrittura come la cosa più importante per la nostra vita. Ad esempio nel libro dei Re leggiamo come Salomone chiese a Dio la sapienza preferendola a ricchezze o potere (cfr. 1Re 3, 7-13); nella prima lettura l’autore biblico, identificato tradizionalmente nello stesso Salomone, loda Dio per quel dono ricevuto, che ha preferito a qualunque altro bene materiale. La sua importanza deriva dal fatto che tramite essa siamo in grado di distinguere il bene dal male e comportarci così in conformità alla volontà di Dio.
Salomone ottenne la sapienza attraverso la preghiera; ma noi come possiamo averla? La seconda lettura ci indica la parola di Dio, «viva» ed «efficace», come quello strumento che è capace di indicarci la giusta via e di “tagliar via” ciò che c’è di negativo nei nostri pensieri e nelle nostre azioni, così da renderci puri agli occhi di Dio.
Nel celebre episodio descritto nel brano del Vangelo vediamo una possibile attualizzazione della prima lettura. Esso descrive «un tale» che vedendo Gesù e «gettandosi in ginocchio davanti a lui», gli chiese come essere salvato. Per cominciare notiamo che Marco non dà alcuna informazione su quest’uomo, portandoci così a identificarci con lui; secondariamente nel suo Vangelo il gesto di inginocchiarsi è tipico dei malati: ciò ci suggerisce che questa persona, pur essendo ricca, soffriva di una mancanza, di una “malattia spirituale” che gli impediva di essere felice. Anche le sue parole sono significative: si rivolse a Gesù chiamandolo «Maestro buono» (una formula onorifica per nominare i sapienti) e chiedendogli cosa fare «per avere in eredità la vita eterna» (come se la salvezza fosse un bene di cui si sentisse in diritto di entrare in possesso). La prima risposta di Gesù si limita a una verifica di osservanza della Legge («Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"»); curiosamente non li nominò tutti, ma solo quelli che riguardano i rapporti con altre persone, perché per insegnarci che dal modo in cui ci rapportiamo con il prossimo si può dedurre il nostro rapporto con Dio. Solo dopo che il ricco dichiarò di essere un buon osservante della Legge, Gesù «fissò lo sguardo su di lui» (ovvero, lo guarda dentro, osservando il suo cuore) e, amandolo, gli chiese di vendere i suoi beni ai poveri e seguirlo; ma «egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato».
La richiesta di Gesù è stata tanto radicale da lasciare sbalorditi gli stessi discepoli. Se nell’Antico Testamento la ricchezza è indicata come un segno della benedizione di Dio, com’è possibile che in questo caso sia stata un ostacolo alla salvezza? La soluzione al problema non riguarda tanto la ricchezza in sé, ma il modo di rapportarsi a essa. Il ricco rispettava i comandamenti, si era guadagnato da vivere onestamente: di sicuro meritava ciò che possedeva. Tuttavia Gesù aveva capito che l’attaccamento di quest’uomo alla sua ricchezza era tanto forte da impedirgli di spogliarsene per curare la sua relazione con Dio, vero e unico bene («Nessuno è buono, se non Dio solo»). Attraverso la richiesta di Gesù, egli capì che, pur essendo ricco, non possedeva il bene supremo la sapienza di Dio: ecco spiegato il motivo del suo triste abbandono.
Per sottolineare la radicalità della scelta degli apostoli, Pietro fece allora notare come i discepoli avessero lasciato tutto per seguire il Signore. Gesù rispose a queste parole elencando sette cose («casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi») che nella cultura ebraica non si dovevano mai perdere ma che chi lo segue è chiamato a lasciare. Questo “lasciare” però non è un abbandono definito, ma la conversione a un amore autentico, non egoistico, che ha in Dio la sua fonte e il suo termine ultimo. Siamo quindi chiamati ad amministrare tutti i nostri beni materiali dandogli la giusta misura (ed ad accettare anche le persecuzioni!), in modo da mettere Dio al primo posto nella nostra vita. Preghiamo quindi per il dono della sapienza, per essere in grado di spogliarci delle nostre piccole ricchezze condividendole con i fratelli!
Buona domenica