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Una tesi di laurea su Cervarolo e Bettola premiata a Lucca

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La Storia siamo noi, cantava un poeta e occorre forse ricordarlo più che mai in questo peculiare momento storico, per capire da dove veniamo e stabilire meglio in quale direzione far incamminare la nostra comunità. Nel caso della felinese Anna Lombardi, classe 1996, la passione per la storia della propria terra l'ha spinta a dedicare una tesi a due eventi che segnarono profondamente la seconda guerra mondiale, nell'area reggiana. E' stata proprio la ricerca a offrirle in dono incontri straordinari, capaci anche di valicare gli steccati tra generazioni. Proprio questo aspetto, strettamente connesso all'attenzione rivolta ai testimoni, ha convinto la giuria del premio Tralerighe storia a premiare il suo lavoro intitolato "Le stragi naziste e fasciste di Cervarolo e della Bettola (Reggio Emilia): 1944".

Anna ci racconta di essere cresciuta in una famiglia appassionata di storia e che sin da piccola, attraversando il ponte della Bettola, sua mamma le raccontava, pur con parole adatte ad una bimba, l'evento tragico che lì aveva avuto luogo.
Al momento della scelta della facoltà universitaria, Anna ha poi scelto di studiare storia all'università statale di Milano, mossa dall'aspirazione di specializzarsi in archeologia. Al momento di decidere il tema della tesi, tuttavia, le radici reggiane e l'imprinting familiare, legato alla storia contemporanea, l'hanno avvicinata alle due più cruente e cospicue stragi nazifasciste che il nostro territorio abbia conosciuto, ovvero quelle che scandirono l'inizio e la fine della primavera dell'anno 1944.

Sicuramente, la storiografia degli ultimi decenni si è occupata a fondo tanto della contestualizzazione storica più ampia quanto della analisi di queste stragi e delle tortuose vicende processuali che le hanno riguardate, basti pensare ai lavori di Massimo Storchi (alla quale Anna stessa si è inizialmente rivolta) e Matthias Durchfeld. Eppure, il lavoro di Anna, che ha il pregio di sistematizzare la complessa cornice storica in cui si generarono e di ricondurle alla strategia nazifascista consapevolmente diretta "anche contro donne e bambini" (per citare il titolo di un libro di Storchi), spicca per il ruolo giocato, nella ricerca, dai testimoni di quegli eventi. Bambini, all'epoca dei fatti, che, con gli occhi di allora ripercorrono oggi quegli eventi deflagranti. Così, Anna si è messa in cammino, chiedendo di incontrare Liliana Del Monte, sopravvissuta della strage della Bettola. Il suo entusiasmo e la sua disponibilità all'ascolto hanno poi contagiato anche l'avvocato Italo Rovali, presidente del comitato Familiari Vittime di Cervarolo, che le ha proposto di incontrare alcuni dei bambini del 1944, ormai anziani ma ancora disposti ad aprire quelle pagine dolorose di un passato personale che più che mai assume una dimensione collettiva. Anna è stata così accolta più volte, soprattutto da Loretta Righi, che l'ha accompagnata, con le sue parole, a quelle tragiche ore del 21 marzo 1944, quando soldati della "Hermann Goering" puntarono su Cervarolo e piombarono anche nella sua casa, armati di strane "pigne" (ovvero delle bombe a mano con cui avrebbero di lì a poco dato il via libera ad una carneficina).

La memoria è tessuto fragile e potente, è un processo che agisce continuamente sui ricordi, non certo una mera fotografia dell'accaduto; eppure, il testimone, con la sua ferita, offre un tributo essenziale, oltre che alla ricostruzione dei fatti, alla memoria di una comunità. Ecco dunque perché il lavoro di Anna è stato omaggiato dal concorso lucchese. Innanzitutto, perché ha intrecciato le fonti documentali con le parole di chi allora fu coinvolto negli eccidi, e lo ha fatto creando un ponte con esponenti di generazioni lontane dalla sua. E poi, forse, anche per la convinzione che nutre della necessità che i più giovani (e non solo) comprendano la storia che li ha preceduti. Anna spera di poter contribuire a questo processo di presa di coscienza, da dedicare in primo luogo agli studenti, a partire proprio dal suo libro: infatti, la sua tesi, grazie al concorso cui ha preso parte, è stata pubblicata. Perciò noi non possiamo che augurarle di proseguire sulla strada della ricerca storica con la stessa determinazione e consapevolezza che già da ora la guida. E' un augurio destinato a lei, certo. Ma, egoisticamente, un poco anche a noi stessi.

Chiara Torcianti

 

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