Dopo la morte di un signore del paese e le prese di posizione di Anna Fornili, consigliera di minoranza che in questi giorni sul tema ha depositato una interpellanza anche all'Unione dei Comuni riguardo al funzionamento delle telecamere pubbliche di Casina ("Il sindaco Costi ha risposto in aula lo scorso consiglio di non sapere l'effettivo stato di funzionamento delle stesse, dichiarando che dal 2017 il servizio è demandato all'Unione Montana. Riteniamo opportuno far sapere ai cittadini se il sistema di videosorveglianza del paese, pagato con i soldi pubblici, sia attivo o meno: le nostre domande sono le stesse, abbiamo cambiato interlocutore. Vogliamo delle risposte chiare e ufficiali, ci auguriamo che al prossimo Consiglio dell'Unione utile vengano finalmente esaurite") riceviamo e pubblichiamo la replica dell'assessorato alle politiche giovanili del Comune di Casina.
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Rimaniamo perplessi di fronte all’insistenza della minoranza di sapere se ci sono o no immagini sul tragico fatto accaduto in piazza a Casina.
Sembra quasi si voglia soddisfare un bisogno di “vedere” cosa sia successo piuttosto che di “capire”.
Come amministrazione ci siamo sempre dimostrati sensibili alla sicurezza, tant’è che proprio quest’anno l’impianto di videosorveglianza è stato implementato con nuove telecamere, un investimento di oltre 50 mila euro finanziato con risorse di bilancio. Tali telecamere non sono spente per negligenza come si vuol far credere, ma saranno operative non appena ricevuto il benestare del Comitato provinciale Ordine e sicurezza pubblica, passaggio questo previsto dalla normativa vigente.
Inoltre attraverso l’Unione Montana dei Comuni dell'Appennino reggiano e la Polizia locale e alle altre forze dell’ordine si stanno portando avanti importanti progetti volti proprio alla tutela della sicurezza dei cittadini.
Siamo certi che le forze dell’ordine, al di là della presenza o meno di immagini, si stiano muovendo in modo professionale e scrupoloso per venire a capo del caso, lavorando nel massimo riserbo con grande delicatezza, e, soprattutto, nel silenzio.
Così come sempre nel silenzio abbiamo ascoltato il grido degli amici di Walter, la richiesta di verità e giustizia della sua famiglia, il grido di sofferenza delle famiglie dei ragazzi coinvolti. Famiglie che stanno soffrendo enormemente, che sono state sconvolte e si stanno interrogando profondamente.
Il nostro silenzio non è assolutamente segno di imbarazzo, siamo capaci di prenderci le nostre responsabilità, ma in certi momenti serve come pausa, per riflettere, per capire che direzione prendere e, soprattutto, per ripartire.
E proprio “ripartire” ci sembra la parola chiave.
La pandemia ha rallentato non solo l’attività scolastica, ma ha quasi fermato ogni attività ricreativa ed educativa impegnata nella crescita dei nostri ragazzi, ha creato un vuoto in cui forse alcuni ragazzi si sono smarriti. Parrocchie, società sportive, circoli, proloco, associazioni, ecc., tutto si è fermato o quasi.
C’è bisogno di ripartire.
L’assessorato alle Politiche giovanili si era già mosso iniziando a contattare le varie realtà impegnate sul territorio per capire di cosa c’era bisogno per ricostruire quella rete attorno ai nostri giovani capace di intercettare i loro bisogni e di accompagnarli in un percorso di crescita umana e civile.
Stiamo girando molto, incontrando molti, ascoltando i mondi giovanili, il tutto per costruire relazioni per fare in modo che quando poi si proverà a mettere in relazione soggetti, questi siano ben disposti a entrare in gioco.
Stiamo contattando e incontrando i vari assessori dei Comuni limitrofi per vedere come si stanno muovendo e cosa stanno facendo. Stiamo sondando anche la disponibilità a creare sinergie e a condividere iniziative.
Abbiamo iniziato un confronto anche con le forze dell’ordine per cogliere gli aspetti più problematici e con i gestori di locali frequentati dai giovani.
I giovani bisogna incontrarli uno ad uno nel contesto e nel “momento” in cui si trovano. Allora non si può pensare a politiche di un Ente Locale ma deve esserci una intelligente regia che aiuti tutte le associazioni che si occupano dei giovani a camminare in sinergia verso un'unica direzione.
Non sappiamo se ci sono o no queste benedette immagini, sappiamo solo che la presenza delle telecamere non ha svolto nessuna funzione di deterrenza e di prevenzione semplicemente perché non è questo il loro compito. Questo lo può fare solo l’occhio vigile di una comunità consapevole, attenta e viva.
Non sappiamo quanto durerà ancora questo silenzio sappiamo solo che vorremmo fosse interrotto non dalle solite voci dei soliti adulti, ma dalle voci dei nostri ragazzi e dalle loro belle storie.
(Stefano Gatti, consigliere con delega alle politiche giovanili)
Esatto. Come già detto, è cosa pubblica ma dati i fatti la massima riservatezza è buona cosa. La sig.na Fornili farebbe bene ad impostare un modus operandi differente dai suoi predecessori.
MA