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Tra municipalismi e accorpamenti

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Riceviamo e pubblichiamo ____
Siamo alla vigilia di un appuntamento elettorale che, in una con la consultazione referendaria, porta al voto molti comuni, e mi domando se tra questi se ne contino anche di quelli piuttosto piccoli, quanto a popolazione residente, nei quali siano state esaminate ipotesi di fusione  o aggregazione, poi lasciate semmai cadere o temporaneamente accantonate, e mi viene poi naturale fare un minimo di confronto con la situazione nostra, al cui riguardo abbiamo letto su Redacon, proprio in questi giorni, che “serve passare dalla mera gestione associata di servizi, da una visione di convenienza della singola municipalità, ad una visione comune della montagna ..….”.
Chi si è espresso in tal modo non ha fatto cenno ad eventuali nuove fusioni tra comuni,   forse perché quella già attuata, alla prova dei fatti,  ha disatteso le aspettative della prima ora, e smorzato gli entusiasmi dei suoi sostenitori dell’epoca, ma è solo una mia mera supposizione -  mentre un qualche riferimento più diretto alla cosa poteva forse non guastare, visto che per un comune della cintura di Castelnovo, per altri non lo so, riaffiorano talora voci  propense ad unirsi col capoluogo montano  -   e in ogni caso par di capire che  anche la gestione associata di taluni servizi  sembra non essere decollata  come sperato, o vada semmai meglio “collaudata”.
Identità e autonomia contro il rischio di omologazione
Può essere tuttavia  che la loro “messa a punto” richieda ancora tempo, e che sia comunque la strada giusta ed obbligata, e pure l’unica per la “sopravvivenza” di entità comunali cui la gestione associata permette di alleggerire le spese, ma non dovrebbe essere  l’automatica premessa per arrivare alla fusione, perché allora non si spiegherebbe la presenza nel Belpaese di realtà comunali anche molto piccole, “gelose” della propria identità ed autonomia, contro il rischio della omologazione, e la politica - anche quella locale, di cui andrebbe riscoperta l’importanza - dovrebbe raccogliere la sfida per conservarle, conciliando municipalismi e questione costi.
Il farlo può non essere semplice, ma c’è sempre un qualche precedente cui potersi rifare, e da cui ripartire, qui rappresentato dalla passata Comunità montana, all’interno della quale trovavano spazio le singole municipalità, intese come comuni, in una con la visione unitaria della montagna, e con una comune progettualità, e che, per quanto ne so,  era entità piuttosto diversa dalla subentrata Unione dei comuni, pur se qualcuno  vorrebbe equipararle. Talvolta ho l’impressione che, gira e rigira, si vorrebbe ritornare ai vecchi modelli, dopo averli criticati e sostituiti,  e nella fattispecie, pur sapendo di ripetermi,  mi piacerebbe molto poter conoscere dai decisori politici dell’epoca, o da chi si è loro avvicendato, le ragioni che spinsero ad “estinguere”  la Comunità montana.
P.B.

1 COMMENT

  1. Chi legge potrebbe chiedersi come si possa parlare di vigilia di appuntamento elettorale in un articolo uscito il 13 giugno, quando il voto si è tenuto il giorno prima, ossia il 12 giugno 2022, e la spiegazione sta nel fatto che l’articolo portava la data dell’11 giugno ed ha avuto pubblicazione differita causa un imprevisto di natura telematica.

    P.B. 14.06.2022

    P.B.

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