Home Cronaca “Si torni ad avere la forza di esporre gli animali”

“Si torni ad avere la forza di esporre gli animali”

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Daniele Valcavi, allevatore

Dopo il periodo di restrizioni, quest' anno ha visto il rifiorire di numerose fiere ed esposizioni a tema agricolo in Appennino: la fiera del Parmigiano Reggiano di Casina è forse l'esempio di maggiore rilevanza ma anche tutte quelle sagre il cui nome richiama direttamente l'agricoltura hanno ripreso vigore. Anche con iniziative che comprendono le macchine agricole. Insomma un gran fermento per un mondo, la cui base, lavora duramente, e ci tiene a dirlo. Già, perchè quante volte dobbiamo spiegare che il cibo, il formaggio, non nasce sugli scaffali dei supermercati. Solo gli addetti ai lavori possono sapere tutto il lavoro e l'impegno che c'è dietro, tutti i momenti difficili, anche della vita privata, che sono l'altra faccia della medaglia dei sorrisi mentre si taglia una forma di formaggio e si posa per una foto.

Eppure, noi produttori, siamo i primi a non voler comunicare cosa c'è dietro all'incredibile prodotto che abbiamo tra le mani: non si vede più una vacca fuori dal cortile aziendale.

Gli animali in esposizione sono sempre andati in calando nel corso degli anni ma dopo la pandemia mentre tutto ha ripreso, le esposizioni di vacche no.
Quasi prendendo la palla al balzo, quasi prendendo il contesto come scusa per togliersi di mezzo quella gran seccatura che era esporre gli animali. Si era sempre fatto, il nonno lo faceva, per cui anche solo con un capo ma si andava avanti. Ora ci si può attaccare a cause di forza maggiore.
Ma sono il primo a dire che esporre animali è un grande impegno, non è solo il giorno della fiera, ma è tutto il lavoro a casa prima.
E non è un obbligo, ma proprio per questo è qualcosa che richiede passione, passione per l'allevare, per gli animali e l'orgoglio nel mostrare i frutti del proprio lavoro, del legame non scritto che ci unisce alle nostre vacche che tanto ci chiedono ma tanto ci danno. Già ci danno, perchè la vacca , seppur inconsapevolmente, con una generosità che non ha eguali nel mondo animale, dona il suo bene più prezioso: il latte, anche a chi non è suo figlio.
E questa generosità permette di mantenere famiglie, pagare rette universitarie, acquistare belle macchine e di mantenere un indotto mostruoso che è ovviamente fatto a sua volta di persone.
Io non voglio proprio pensare che la vacca sia considerata un male necessario poco più che ereditato.
Sono sicuro che sono tanti gli allevatori che mettono il cuore nell'allevare i propri animali e che avrebbero davvero l'orgoglio di esporre magari la vacca preferita, o quella che è in azienda da tanti anni o quella che rende più piacevole il lavoro.
Senza selezioni di vari standard o cose che francamente ritengo completamente staccate dalla realtà ma partendo dal cuore degli allevatori appasionati, perchè la passione e la soddisfazione nel fare il proprio lavoro si vedono lontano un chilometro.
E, parliamoci chiaro, è questa la variabile principale per il benessere degli animali stessi.
Ricordando che questo, anche un non addetto ai lavori, un consumatore, è perfettamente in grado di vederlo...

(Daniele Valcavi, allevatore)

2 COMMENTS

  1. C’è del vero in queste appassionate e giustamente orgogliose parole, e al di là di rivedere o meno gli animali in Fiere ed Esposizioni, credo che la società dovrebbe riconoscere e valorizzare i meriti della nostra agricoltura e zootecnia, vuoi per la sua inequivocabile rilevanza, economica ma non solo, vuoi come forma di incoraggiamento per chi vi lavora con tanto impegno e dedizione. Se così fosse stato anche per altri mestieri, forse non sarebbero andati via via estinguendosi o quasi, salvo poi scoprirne tardivamente la grande importanza, se non indispensabilità, e rimpiangerli con “lacrime di coccodrillo”.

    P.B. 15.08.2022

    P.B.

    • Firma - P.B.
  2. Tutta la mia simpatia a Daniele e un invito a chi magari volesse intraprendere una attività di allevamento di non farsi scoraggiare dalle difficoltà. I punti chiave per poter esporre il bestiame però non sono facili da centrare .In primis , ci vorrebbe una struttura dove concentrare i bovini mantenendo un buon livello di sicurezza sia per i capi , sia per chi frequenta gli ambienti , il traffico adiacente e le zone urbane limitrofe. Un controllo sanitario dedicato , un sistema di mantenimento dell igiene e una logistica funzionante sono il contorno del progetto
    I costi per le tensostrutture , normalmente utilizzate per questi scopi , sono alte , Non parliamo del trasporto che ai tempi odierni implica extra costi non esistenti in passato . Non ultimo , la necessità di creare un mercato ” interessante” L’allevatore deve avere un tornaconto da una trasferta onerosa , quindi la compravendita dei capi è elemento trainante. Sarebbe anche bello , vedere coinvolte le scuole in un progetto di valorizzazione di queste nostre risorse, un giorno speso ad osservare un allevamento , oppure in un caseificio , non sarebbe certamente un giorno perso.

    giubba

    • Firma - giubba