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Fabrizio Tazzioli, il liutaio di Lama

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Iniziai la scuola di violino a 75 anni, grazie alla pazientissima M.me Sophie Chang, una concertista francese con occhi a mandorla, ed è nel mondo alato del violino che lentamente si fece luce il nome dell’ignoto liutaio di Lama. Venni a sapere che a Barigazzo, paesino montano del comune di Lama, ma a ben 1250 metri, operava un liutaio di buona qualità.

Partii per risalire verso l’Abetone e feci l’incredibile conoscenza. Il fondo al paese, nella sua bottega con polveri e ragnatele di secoli, Fabrizio Tazzioli stava finendo una chitarra. Mi disse che era un modello flamenco, su di un modello importato da una sua bisnonna, forse dalla Francia. Aveva un legno caldo, appena carteggiato, lindo e pulito. Fabrizio percosse la cassa col dito medio e disse “Deve fare un fa”.

“Ne voglio una uguale. Ci penso io a incatenare mia moglie”.

Me la fece con il lavoro di due mesi. Per la tavola armonica usò il legno di abete delle travi della chiesa di Barigazzo, che dopo 5 secoli si erano dovute sostituire, e per la arte posteriore, dorata e dotata di bellissime venature, prese il legno di un acero montano di cui io vidi ancora una parte di tronco ancora grezzo, tagliato nel prato sotto casa anni prima.

Fabrizio è il pronipote di Ottavio Lancellotti, suo bisnonno, che risultò essere il maestro liutaio del violino di Cremona. Ecco chi era l’ignoto artista, scoperto l’arcano. Ottavio lavorò a metà dell’800 come ebanista e disegnatore di mobili in zona, poi emigrò a Roma, dove entrò nella bottega di un ebanista-liutaio che lo perfezionò nell’arte che aveva già iniziato in patria.

Ottavio non solo era liutaio ma anche violinista e musicista dilettante e componeva piccole melodie di musiche agresti, di sapore locale, come manfrine, menecò, danze da ballare sull’aia. Musiche “alla rustica “avrebbe detto Vivaldi, Se ne sono salvate una ventina, che vengono eseguite dai pronipoti.

La figlia di Ottavio sposò un Domenico Tazzioli ed emigrarono in Francia, forse come stagionali. I loro figli Mario ed Ottavio detto Melchiorre a loro volta divennero liutai e violinisti, emigrarono a Nizza dove facevano anche gli accordatori di piano. Fabrizio si è costruito una chitarra che suona con Domenico suo fratello, che ha ereditato un basso monumentale portato da Nizza.

Sono sempre stato affascinato dalle dinastie degli artigiani, del legno o del ferro. In Inghilterra andai a Birmingham per un articolo sulla Cliff Barnsby che fa selle di generazione in generazione dal 1790. Famosi i Beretta della val Trompia: fanno armi dal 1320. I Marinelli di Agnone si susseguono fondendo campane dal Medioevo, hanno fuso le campane di S. Pietro. I Bimbi di Fontanaluccia si sono estinti una generazione fa come campanari: la fascia della campana dell’ex chiesa di S. Agostino a Modena portava sulla fascia “J.B. Bimbi fecit anno 1720”.

Da ultimo conviene citare anche i Lunardi di S. Pellegrino, hanno tenuto aperta la Locanda – Rifugio di S. Pellegrino, a 1550 metri sldm fra venti, tempeste di neve, ghiaccio, pestilenze, carestie. Imperterriti, dall’A. D. 1220.

Federico Romiti