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Don Paul: “Definiamo il senso della nostra fede”

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don Paul Poku

sulle Letture della domenica XXVII

Le letture di questa domenica sono un valido strumento per aiutarci a definire il senso della nostra fede, il nostro cammino con Cristo.
Nella prima lettura è espresso il grido del profeta Abacuc contro le violenze che i pagani commettevano verso i credenti. Il brano vuole correggere una mentalità piuttosto diffusa secondo cui basta avere fede perché Dio risolva tutti i nostri problemi tenendoci al riparo dalle sofferenze. Purtroppo non è affatto così, ma la profezia di Abacuc ci insegna che, nonostante le sofferenze in cui potremmo incappare nella nostra vita, chi conserva la fede vivrà.
Nella seconda lettura sono invece contenuti molti suggerimenti che san Paolo affida a Timoteo a proposito della fede. Innanzitutto san Paolo afferma che la fede non è la virtù della timidezza, ma «di forza, di carità e di prudenza». Infatti la fede non deve essere nascosta, ma anzi continuamente testimoniata anche se conduce a sofferenze; come in Abacuc, anche san Paolo crede che la sofferenza possa far parte del nostro cammino di fede. Ma come si alimenta la fede? Attraverso i «sani insegnamenti» che possiamo assimilare dall’ascolto della parola di Dio: la fede va custodita aprendoci all’energia rinnovatrice dello Spirito Santo, che può aiutarci a mettere in pratica ciò che Gesù ci ha insegnato.
Veniamo infine al brano del Vangelo, che si apre con una presunta difficoltà dei discepoli a seguire l’insegnamento di Gesù. Il Signore sembra rimproverare i discepoli utilizzando l’immagine del granello di senape (il più piccolo dei semi) che ha abbastanza fede per permettere al gelso, una pianta con radici profonde, di sradicarsi e piantarsi in mare. Il rimprovero di Gesù nasce dal fatto che la richiesta dei discepoli («Accresci in noi la fede!») è mal posta: i discepoli avevano l’idea, comune a molte persone anche oggi, che sia necessario assistere ad alcuni miracoli per poter rafforzare la propria fede in Dio. Ma con la metafora del granello di senapa Gesù ribalta la prospettiva: non è attraverso i prodigi che la nostra fede aumenta, ma all’opposto mediante la fede si possono compiere prodigi! D’altra parte in numerosi passi del Vangelo possiamo vedere Gesù affermare: “La tua fede ti ha salvato” dopo avere guarito una persona da una malattia, come se la fede fosse la causa del miracolo piuttosto che la conseguenza.
Se la richiesta di aumentare la fede è mal posta, qual è la richiesta più corretta che anche noi dovremmo fare? Gesù ce la suggerisce attraverso la parabola che domina la seconda parte del brano. Un servo che torna dal suo padrone alla fine del suo servizio non si deve aspettare di essere servito, ma anzi sarà chiamato dal padrone per servirlo pure a tavola, senza peraltro aspettarsi di essere ringraziato per aver svolto il suo compito. Questo trattamento, che potrebbe sembrarci umiliante, è però il giusto metro di paragone per insegnarci il senso profondo della nostra fede. Non dobbiamo concepire l’avere fede come una condizione che ci porterà ad avere un qualche vantaggio finale, ma come un farsi piccolo per mettersi al servizio di Dio e dei fratelli. In altre parole, non dobbiamo puntare a diventare noi i “padroni”, ma al contrario dobbiamo essere servi del nostro prossimo.
La condizione finale per Gesù è quella dei «servi inutili», che alla fine del loro servizio affermano semplicemente: «Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». In questo caso la traduzione italiana rischia però di rendere impreciso il senso originario dell’espressione. Nella versione greca infatti il senso della frase era piuttosto: “Abbiamo fatto quanto era nella nostra natura di servi”, come se i discepoli fossero consapevoli che il servizio è in fondo il cuore profondo della loro chiamata missionaria. Anche in questo caso Gesù è il modello ideale a cui possiamo rivolgerci: lui che pure era il Signore si è fatto nostro servo per donarci il suo amore fino all’estremo sacrificio, mai pretendendo di essere servito ma piuttosto insegnandoci a servire come lui ha fatto a noi.
Chiediamo allora al Signore che davvero accresca in noi la fede, non grazie a fenomeni straordinari, ma offrendoci occasioni sempre nuove di metterci al servizio dei nostri fratelli
Buona domenica