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Angelica Fiore (vicecaporedattrice Tg2): “L’Appennino merita la candidatura a patrimonio mondiale”. In onda gli impollinatori a Tg2 Dossier

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Tg2 Dossier Rai a Bismantova Willy Reggioni e Angelica Fiore Tg Dossier nel Parco nazionale Appennino Life BEEadapt

Lo straordinario progetto europeo per la tutela degli impollinatori, coordinato dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, nella Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano a Tg 2 Dossier, la storica rubrica del Tg2 dedicata all'informazione e all'approfondimento su temi di attualità. A realizzare il servizio Angelica Fiore, vicecaporedattrice Tg2, che ha intervistato alcuni protagonisti di Life BEEadapt del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano. Ai microfoni si sono alternati Willy Reggioni, project manager di questo progetto e Giovanni Carotti, entomologo senior, con riprese sul posto, immagini dal drone su Bismantova e inquadrature anche sul Centro Laudato Si'.

La puntata andrà in onda sabato 15 ottobre alle 23 su Rai 2 e, in replica, domenica 16 ottobre alle 8.45. Invece, sempre sabato alle 13 e alle 20.30, all’interno del Tg2, due servizi di presentazione della puntata che, al suo interno, dedicherà ampio spazio al progetto per la tutela degli impollinatori, con riprese a Bismantova, ma anche una intervista a Tiziana Sarti dell’azienda agriapistica Strega Rossa di Viano.
Il giornalista Gabriele Arlotti, a Regnano ha intervistato Angelica Fiore, la vice caporedattrice del Tg2.
Giovanni Carrotti, Angelica Fiore, Willy Reggioni, Gabriele Arlotti

Come mai l’Appennino?
“Abbiamo visto il lavoro nel Parco nazionale per la sopravvivenza degli insetti, e per far capire quanto sono importanti soprattutto a chi ci vede e ci ascolta quanto sono importanti gli insetti impollinatori non solo per la conservazione della biodiversità ma anche, soprattutto per quello che arriva sulle nostre tavole. Purtroppo lo abbiamo visto quest’estate: ci sono stati molti problemi in agricoltura a causa dei cambiamenti climatici e questi colpiscono molto anche gli insetti impollinatori”.

Noi siamo estremamente orgogliosi del nostro Appennino reggiano. Angelica, che idea si è fatta dell’Appennino tosco emiliano?
“Molto bello, io non lo conoscevo, devo dire. Insomma, l’ambiente merita una visita, questo è sicuro. E poi devo dire che ho visto una cosa bellissima: siamo stati mattina alla Pietra Bismantova, candidata a patrimonio mondiale dell’umanità coi vicini Gessi triassici. Probabilmente sarà anche un motivo per rivederci. Intanto vi facciamo i migliori auguri perché questa candidatura effettivamente si realizzi”.
Non potremmo salutarci senza parlare di media e quindi le chiediamo se davvero ancora la televisione, come queste video interviste che rilanciamo sui nostri canali social, può dare un contributo a informare le persone.
“È un tema che è molto delicato. Ritengo che tutta l’informazione abbia un ruolo e naturalmente, anche importante. Con i social certo la fruizione della televisione sta cambiando, ma la radio, per esempio, che sembrava un media un pochino d’antan invece sta conoscendo una nuova vita. È così anche la carta stampata. Tutta l’informazione è importante anche che quella che va su tutti i nuovi canali social”.

3 COMMENTS

  1. Ben venga il progetto per la tutela degli impollinatori, se serve o contribuisce alla rivalutazione e valorizzazione del nostro Appennino, la cui pregevolezza e “preziosità”, io credo, va però ben oltre le singole iniziative, per sostanziarsi nel suo dolce e incantevole paesaggio, unico o quasi mi verrebbe da dire, in una con le sue tradizioni e col fascino di tutto ciò che richiama il suo passato.

    Il progetto in questione è certamente pregevole, ma da semplice osservatore mi viene nondimeno da constatare la continua crescita, in estensione, delle superfici incolte, il che sembrerebbe configurarsi di per sé come situazione favorevole al mantenimento e sviluppo degli insetti impollinatori (lo scrivo come mia personale impressione, priva di base scientifica e dunque opinabilissima).

    Se invece gli insetti impollinatori necessitassero di campi coltivati, basterebbe allora sostenere la nostra agricoltura, quella che ha fin qui resistito, e incoraggiare semmai altri a rimettere in attività i propri campi andati in disuso, visto che un tempo, quando la pratica agricola era da noi piuttosto diffusa, non ricordo esistessero problemi per la salvaguardia degli insetti pronubi-impollinatori.

    Mi pare, in buona sostanza, che la montagna dovrebbe innanzitutto riscoprire valore e centralità della sua agricoltura, quale vocazione naturale di tanti suoi luoghi, ma per farlo occorre un’autentica convinzione, che non si limiti alle parole di circostanza (ma qui non lascia granché sperare il fatto che alla Fiera di San Michele non si sia tenuto il mercato bestiame, come leggiamo in altra parte di Redacon).

    P.B. 16.10.2022

    P.B.

    • Firma - P.B.
    • E’ leggermente diverso: gli impollinatori necessitano di campi fioriti. Molti campi coltivati (es medica), sono sfalciati in prefioritura quando il contenuto proteico della pianta è massimo. Da qui un progetto che, se ho inteso bene, mira a mantenere la presenza di aree fiorite (minimali) anche in zone coltivate. A beneficio, anche, dell’agricoltura.

      (Commento firmato)

  2. L’argomentazione addotta in “Commento firmato” mi sembrerebbe aver fondamento nella eventualità che gli insetti impollinatori richiedessero fioriture specifiche, vedi appunto quelle delle foraggere, come la medica, ma qualora non fosse invece così, se cioè gli impollinatori si “accontentassero” anche di altre fioriture, i numerosi incolti dovrebbero disporne in abbondanza, almeno in teoria, senza dover pertanto ricorrere alle “aree fiorite minimali anche in zone coltivate” (gli incolti possono inoltre ospitare una pluralità di specie erbacee o arbustive, e più in generale botaniche, con tempi di fioritura differenti, il che mi parrebbe andare a favore degli impollinatori).

    P.B. 16.10.2022

    P.B.

    • Firma - P.B.