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Dal 2016 2 miliardi di euro in montagna

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Salvo pregiudizi ideologici, è innegabile come vi sia stata un’attenzi0ne ai problemi del nostro Appennino, sia a livello nazionale che soprattutto regionale in Emilia Romagna. Lo dimostrano: i finanziamenti sulle aree interne, i finanziamenti del Pnrr, bandi per ristrutturazioni edilizie, agevolazioni e gratuità per alcuni servizi.

Inoltre abbiamo appreso dalla recente ultima “Assemblea Regionale della Montagna” che, nel solo biennio 2020/2021, ammontano a 750 milioni di Euro le risorse che la Regione ha indirizzato verso le aree appenniniche emiliano romagnole, investimenti pubblici che dal 2016 ammontano a 2 miliardi. E’ quindi un dato che vi sia stata negli ultimi anni questa attenzione ai problemi dei territori montani.

Ora, premesso che come sostengo da sempre, è fuorviante considerare l’appennino come realtà omogenea e complessiva, senza distinguere il “crinale” dalla “media montagna” (e il crinale da solo è quasi mezza montagna), a me sorge spontanea una domanda: come mai nonostante questa attenzione e questo massiccio impiego di risorse pubbliche, il tessuto sociale ed economico dell’appennino, in particolare del
crinale, non dà segni di inversione di tendenza, ma continua nel suo declino?

Che sia così ne dà esplicita testimonianza l’andamento demografico (e la demografia è una scienza esatta) che, nel nostro Appennino vede il crinale perdere 1319 abitanti tra il 2001 e il 2021. Io ne deduco che si commettono due errori: si investe “a pioggia” e non si scelgono delle priorità! Personalmente credo che le priorità assoluta sia creare le condizioni per cui le famiglie in età attiva abbiano un lavoro e quindi permetta loro di risiedere stabilmente in montagna.

Affinché ciò possa accadere, a mio avviso, due sono le condizioni:
a) Concentrare le risorse nella manutenzione integrale e permanente del territorio (sarebbe la nostra “fabbrica”) convincendo anzitutto chi abita in città e in pianura che “un buon rapporto con il monte protegge la valle”
b) Completare e ammodernare il sistema viario provinciale e nazionale affinché dalla montagna (dai comuni del crinale in particolare) si possa raggiungere in tempi accettabili il lavoro lungo la pedemontana e l’asse della via Emilia (ne è testimonianza Casina che è l’unico comune montano demograficamente in crescita).
Le notevolissime risorse investite “a pioggia” addolciscono il declino, ma non invertono la tendenza.

Claudio Bucci - referente Fnp Cisl per la montagna

1 COMMENT

  1. Concordo con Claudio che occorre distinguere il crinale dalla media montagna in quanto i problemi non sono uguali, basta guardare in che comuni sono stati utilizzati i soldi che la Regione ha dato ai giòvani che vanno a stare in montagna. Sicuramente anche i due miliardi di € (corrispondenti a duemila miliardi di vecchie lire) che in circa 6 anni sono arrivati in montagna saranno state distribuiti in maniera inversa all’altezza delle montagne.

    Gianni

    • Firma - Gianni