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Dietro una fila di panni stesi al sole, poesia di Alberto Bottazzi

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Dietro una fila di panni stesi al sole c’è la collina,

il verde della campagna, gli anemoni primaverili,

gli specchi di casa riflettono l’amore della famiglia,

il bambino è appena nato, ha solo un giorno di vita.

 Dietro una fila di panni stesi al sole scorre il fiume,

tranquillo, con i ponti secolari che baciano le sponde,

la via tortuosa scende verso la città, palazzi e market,

le persone vivono le loro abitudini: spesa, lavoro, traffico.

 Dietro una fila di panni stesi al sole ci sono io che scrivo,

un grosso mobile pieno di cassetti stipati d’inquietudine,

schifato dal despota folle che trascina il mondo nella paura,

sono un fiore che non profuma più, un sorriso pallido.

 Dietro una fila di panni stesi al sole c’è la spietata guerra,

le lacrime della gente e la volontà sciagurata di conquista,

il papà stringe al petto il figlio appena nato e prende il fucile,

mentre dietro la collina si sente ululare la sirena del terrore.

 Dietro una fila di panni stesi al sole c’è la luce fioca di una candela,

una debole fiamma che alimenta la speranza nei cuori della gente,

mentre vecchie donne snocciolano i grani del rosario invocando pace,

una colomba bianca vola gagliarda nell’aria appestata di piombo.