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Elda racconta: Il Fotografo

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In questi giorni, che si va un po’ più spesso e con più calma al cimitero, mi sono soffermata davanti a una tomba e lui era là, vicino a lui la moglie. Ad un tratto una valanga di ricordi mi ha assalita.

Sto parlando di Lui di quel grande fotografo che abbiamo avuto a Castelnovo per parecchi anni: Guido Ficcarelli, come vedete il suo nome l’ho scritto in evidenza, perché il suo è un nome da ricordare, non da buttare nel dimenticatoio come succede spesso a persone molto intelligenti, amanti del loro lavoro, ma semplici e umili.

Il signor Ficcarelli era uno di questi, ricordo quando era arrivato a Castelnovo, non vi dico da dove, perché non lo so, poi questo non ha una grande importanza, ma ricordo benissimo il suo primo studio, in via Degli Orti, dove anche mio padre faceva il “marangone”, Lui si era messo al primo piano di quella casa che costeggia i lavatoi proprio sopra al primo forno aperto dai Campari, da dove usciva quel buon profumo di “veneziane” con la granella sopra.

Poi dal momento che c’è sempre una prima volta, mia madre mi portò da lui per la foto ricordo della prima comunione.

Entrai in quella stanzetta un po’ timorosa, fotografie praticamente non ne avevo mai fatte a parte una che ritraeva tutto il gruppo di noi fratelli, io in braccio al maggiore alla sola età di quattro mesi, mi raccontavano che ce l’aveva fatta fare la zia Wilma, quando tutti assieme mi portarono a far “conoscere” i nostri zii della Macchiusa, ma non so assolutamente chi fu il fotografo di allora che la scattò, mi pare di ricordare un nome “Ugolino”, ma forse mi sbaglio.

Bene ora torniamo al signor Ficcarelli, ricordo il suo viso molto giovane, forse poco più di venticinque anni, molto attento che mi osservava, sembrava stesse studiando i miei lineamenti e io come mi succedeva spesso, presa dalla mia timidezza ricordo la vampata di calore che mi salì al viso e “com’è” mio solito arrossii. Lui mi fece un sorriso rassicurante, mi fece mettere su un inginocchiatoio, poi mi aggiustò le pieghe del vestito in modo che apparisse più ricco di quel che era, mi prese le mani aggiustandomi i guanti bianchi che mi ero infilata malamente e me le mise giunte come se stessi pregando e mi fece guardare nel punto giusto. Senza nessuna fretta mi guardò e riguardò aggiustando alcuni dettagli poi nascondendo la testa dentro un drappo nero, scattò la fotografia.

Quando andai a ritirare questa foto, ricordatevi che mia madre me ne fece fare “una sola”, rimasi meravigliata, ma ero io quella bambina? Chissà perché mi sembrava molto bella, il “mago” aveva fatto il suo miracolo.

Passarono anni, cinque o sei, forse più, assieme a due amiche andammo da Lui che nel frattempo si era trasferito in piazza Peretti, ora questo studio appartiene a “Jak e Joe” dal 1987, ma per ben cinque anni Jak ha avuto come insegnante il “grande” come anche lui lo ha definito Guido Ficcarelli. Torniamo a noi ragazzine, volevamo farci qualche fotografia, quando andavamo in giro, ma nessuna di noi possedeva una macchina fotografica e neanche soldi, avevamo cominciato a lavorare da poco, così con la faccia tosta tipica dell’età entravamo in quello studio e spiattellavamo il nostro problema e chiedevamo umilmente se poteva noleggiarcene una. Lui calmo sorridente, forse divertito, prese una macchina piccola con tanto di custodia in pelle marrone, la mise nelle mie mani dicendo:

“C’è già il rullino dentro, voi scattate tutte quelle che volete, mi pagherete solo le foto”.

Puntualmente dopo pochi giorni gliela riportammo, ma quella non fu un’unica volta, perché se ho tante foto di quel tempo felice è stato grazie a questa macchinetta che alla fine, forse perché a un certo punto mi vergognavo un giorno gli chiesi di vendermela, così diventò mia. In casa mia quando ero piccola, esistevano rarissime foto e io che ero sempre alla ricerca del passato, non trovavo niente, forse per questo dopo ne ho scattate tante, solo come ricordo senza curarmi dei dettagli e della luce.

Comunque se ho tante immagini di quel tempo è grazie a lui che fu anche il fotografo delle mie nozze e di altre ricorrenze della mia famiglia. Alle volte nello studio trovavo la sua sposa, molto bella “Serena” di nome e di fatto, anche lei come me vittima inconsapevole della guerra che l’aveva privata del padre, quando era appena appena adolescente, anche lui venuto a mancare “vittima innocente” di una mano fratricida.

Ecco gira e rigira e finisco sempre lì, colpa di quel “magone” che ho ancora sulla bocca dello stomaco, ricordatevi che le vittime non sono solo quelle che periscono, ma anche quelle che rimangono.

Torniamo immediatamente al signor Ficcarelli che lo trovavi dappertutto con la sua macchina fotografica, sui campi da sci quando c’erano delle gare, lo vedevi sprofondare nella neve per riprendere non solo il viso, ma anche lo slancio e l’impegno è sempre grazie a lui se mi ritrovo certi bei ricordi dei miei figli, raccolti nei miei album, poi lo trovavi a qualsiasi inaugurazione o evento importante.

Forse non sono riuscita a raccontarvi tutto ciò che mi è passato per la testa davanti alla sua tomba. Tornata a casa, apro un cassetto riservato e vi trovo i tre ritratti che mi feci fare all’età di diciotto anni, impossibile che quella sia io, ma quanta arte, quanta volontà, quanta sapienza metteva nel suo lavoro.

Peccato, che un personaggio come questo, che ha immortalato un pezzo di storia del nostro paese e di buona parte della nostra montagna, non sia ricordato come dovrebbe esserlo.

Elda Zannini

 

 

 

3 COMMENTS

  1. Cara signora Elda come ringraziarla… Da figlia riconosco ,nel suo racconto, tante sfumature del carattere di mio padre e la vera passione che nutriva per il suo lavoro. Confesso di aver pianto ma, nello stesso tempo, ho pensato con gioia a come qualcuno lo ricorda come ha fatto lei. Ancora grazie Elettra

    • Firma - Elettra
  2. Cara Elda,
    che meraviglioso ricordo che stamperò e terrò con me, insieme alle infinite fotografie che ho conservato.
    É stato il mio vicino di negozio per tanti anni…per me era il Signor Guido, entravo ed uscivo dal suo laboratorio in continuazione, mi ha fatto scoprire la passione del bianco e nero e delle fotografie stampate su una bellissima carta pergamena.
    Grazie a lui ho delle immagini stupende e tante belle parole che aveva per me.
    Aveva un’eleganza nei modi, nell’essere, non ricordo di averlo mai visto arrabbiato in tanti anni, sempre con la sua Serena al fianco, un amore delicato e devoto, di quelli che forse non esistono più.
    Hai detto bene Elda…il “Signor Ficarelli” perché confermo che lo era davvero e grazie per avermelo ricordato cosi, un ritratto indelebile come le sue bellissime fotografie.
    Buona giornata.
    Cristina Muzzini

    • Firma - Muzzini Cristina