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Don Paul: “L’annuncio dell’arrivo del Messia”

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don Paul Poku

Il tema della seconda domenica d’Avvento è l’annuncio dell’arrivo del Messia. Già nella prima lettura il profeta Isaia annuncia un «virgulto» che nascerà dal ceppo familiare di Iesse, padre del re Davide. Egli ha dunque un profilo regale perché di discendenza davidica, ma anche profetica perché viene riempito di Spirito. La sua funzione è quella di far conoscere il volto di Dio sperimentando la sua misericordia; egli esercita la regalità instaurando un regno fondato sulla mitezza e sulla giustizia, che si traduce nella cura ai più poveri e in pace sociale.
La profezia di Isaia riecheggia nel salmo, che consiste in una supplica a Dio perché conceda al re l’attenzione premurosa verso coloro che non hanno la forza di difendersi e far valere i propri diritti contro quelli più forti. L’esercizio della regalità consiste infatti nel servizio a favore dei più deboli, affinché anch’essi possano partecipare in egual misura ai beni della terra. L’interpretazione cristiana fa di Gesù il discendente di Davide al quale Dio Padre affida la missione di portare il vangelo della salvezza a tutti gli uomini, in modo che chiunque possa essere partecipe dei beni eterni.
Nella seconda lettura San Paolo esorta ad avere pazienza e carità con tutti come Dio ha dimostrato, attraverso Gesù Cristo, di nutrire amore per ogni uomo. La speranza di Dio si traduce nello scommettere con fiducia sull’uomo e nell’insistere ad amarlo prendendosi cura di lui senza lasciarlo andare allo sbaraglio anche quando si allontana. Perciò nell’amore perseverante e consolante di Dio tutti possono trovare un motivo di incoraggiamento e di gioia nel servizio perseverante della carità fraterna anche nelle difficoltà.
Nel vangelo il protagonista è Giovanni il Battista, la cui descrizione («portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico») ricorda gli attributi tipici del profeta Elia, a significare che egli rappresenta il compimento della profezia che prepara la strada a Gesù che viene. Giovanni proclamava il suo annuncio nella regione desertica lungo il fiume Giordano, che designava il confine tra la terra d’Israele e i territori pagani. La scelta di questo luogo è fortemente simbolica: intanto perché il deserto rappresenta il luogo della solitudine, del silenzio, della fortificazione dell’anima e della conversione; inoltre perché qui Giovanni invitava i Giudei e gli abitanti di Gerusalemme a uscire dalla citta e recarsi verso il Giordano. Questo gesto significava ritornare alle origini del passaggio da popolo errante a popolo eletto da Dio: così come l’Israele dei tempi antichi fu condotto nella terra promessa per ricevere in dono la liberazione dalla schiavitù di popoli stranieri, così anche l’Israele di quel tempo doveva ripercorrere simbolicamente il cammino per essere condotto verso una terra promessa spirituale e conquistare la salvezza dal peccato offerta dal Messia. Il simbolo del compimento di questo secondo pellegrinaggio è il battesimo, un segno di purificazione che sprona a quella che i greci definivano “metànoia” (μετἀνοια), una conversione profonda del cuore per prepararsi al Regno di Dio. La conversione predicata dal Battista altro non è che un cambiamento di direzione del cuore, che dal gettarsi nelle cose del mondo tende verso la comunione con il Signore. Ai farisei e ai sadducei, che restano duri a questo invito, Giovani riserva dure parole. Essi avevano la presunzione di essere detentori della promessa di Dio (in quanto figli di Abramo) e certi di essere meritevoli della sua benedizione. Essi sono ipocriti, perché non capiscono che puro non è colui che è senza peccato, ma chi si lascia purificare dalla grazia di Dio.
Nelle immagini apocalittiche della fine del brano, il Battista da una parte mette in guardia dal vivere la fede in maniera formale e ritualistica e dall’altra spinge perché la conversione si traduca in opere di giustizia, per essere trovati degni di entrare nel regno dei cieli. Chi fa opere di giustizia diventa frutto che Dio raccoglierà nel suo granaio e accoglierà tra i suoi beni nel giorno del giudizio; chi invece è come un albero sterile sarà tagliato e distrutto nel fuoco della morte. Giovanni riconosce che questo giudizio spetta al Messia. Egli giudicherà il mondo mediante lo Spirito Santo, nel quale battezzerà come passando attraverso il fuoco; è il fuoco dello Spirito Santo che purifica separando e dà la forma di Dio a tutti quelli che docilmente si lasciano plasmare dalla sua forza. Preparare la via al Signore significa quindi aprire dentro di sé un canale di comunicazione con Dio perché possa trovare spazio per abitare nel cuore di ognuno.
Buona domenica.