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Ospedale Sant’Anna, Bini: “E’ il momento di trovare una soluzione concreta”

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Un lenzuolo che separa i letti occupati rispettivamente da un uomo e da da due donne in una stanza del reparto di Medicina dell’Ospedale Sant’Anna: è quello che si vede nella foto pubblicata sulla pagina Facebook dell’Associazione la rinascita della montagna di tutti, postata per denunciare la carenza dei posti letto e la situazione di disagio che vivrebbero i malati ricoverati.

A chiarire l’accaduto è intervenuto il primo cittadino Enrico Bini.

“Nella giornata di ieri - scrive sulla pagina istituzionale - ci è pervenuta una segnalazione inerente il reparto di medicina dell'Ospedale Sant'Anna. A seguito di un guasto in un paravento mobile, in una stanza in cui erano ospitati tre pazienti, due donne e un uomo, per garantire la necessaria privacy per alcune ore sono state utilizzate delle lenzuola in modo da suddividere gli spazi. In seguito, nel giro di poche ore, il paravento è stato sistemato, ma è palese che la situazione che si è creata ha indotto un disagio per le persone coinvolte”.

Il sindaco aggiunge: “Nel pomeriggio ho ricevuto la telefonata del dottor Aurelio Negro, responsabile della Lungodegenza Medicina Interna del Sant'Anna, che mi ha spiegato l'accaduto. Lo ringrazio, ho apprezzato la sua chiamata. Ciò nondimeno, il problema può essere ricondotto alla carenza di posti del reparto, che si trascina dalla scorsa primavera, legata alla difficoltà nel reperire medici. Io non posso che ringraziare il personale medico, infermieristico e assistenziale del reparto e dell'ospedale tutto, perchè si impegnano ogni giorno per cercare di offrire il miglior servizio, ma il problema della riduzione dei posti letto in Medicina deve essere superato, visto che in più occasioni ci siamo confrontati su questo con Ausl”.

E conclude: “Visti gli impegni assunti, anche pubblicamente, non solo dall'Azienda ma anche dalla Regione Emilia-Romagna sulla sanità nelle zone montane, ora è il momento di trovare una soluzione concreta. Dall'altra parte, voglio stigmatizzare con forza chi coglie queste occasioni per denigrare l'ospedale Sant'Anna e chi vi opera, spesso per averne un tornaconto personale in termini di visibilità, un atteggiamento che non ha giustificanti e che ritengo intollerabile, proprio per la professionalità degli operatori ospedalieri”.

 

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  1. Una circostanza come quella in causa non va ovviamente strumentalizzata, e potrebbe semmai anche ripetersi se v’è una effettiva carenza di posti letto – pur dovendosi naturalmente comprendere il disagio delle persone coinvolte – ma in ogni caso a me non sembra di scorgervi alcuna intenzione di “denigrare l’ospedale Sant’Anna”, e di mettere in discussione la professionalità dei suoi operatori, da parte di chi ha segnalato il fatto, e vi coglierei piuttosto il proposito di mantenere viva l’attenzione sulle sorti del Nosocomio montano, anche contro il rischio che prevalga una certa qual “assuefazione” (il problema, com’è abbastanza noto, si trascina da tempo, e ancora persiste se anche il Primo Cittadino ci dice in queste righe che “ora è il momento di trovare una soluzione concreta”).

    Essendo che più d’uno ha sollevato la “questione Ospedale” nel corso degli anni, io non so a chi si riferisca il Sindaco quando qui parla di “tornaconto personale in termini di visibilità” – definendolo un atteggiamento intollerabile e senza giustificazioni – ma se la memoria mi sorregge non rammento che qualcuno, tra quanti hanno via via posto tale questione, abbia mai espresso critiche verso l’operato del personale, o denigrato il Sant’Anna, visto che difficilmente si denigra “qualcosa” che si vuole tenacemente conservare (penso altresì che la montagna si sia lungamente identificata col proprio Ospedale, ed è una ulteriore ragione per non “dirne male, a meno di interpretare come ricerca di visibilità ogni “voce” che in argomento ritiene di poter parlare di “promesse mancate”).

    P.B. 13.12.2022

    • Firma - P.B.