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Claudia: “Aiutatemi a sapere chi era mio nonno”

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“A tutti voi che vedete questi documenti vi chiedo di non leggerli ma alla mia morte bruciateli. Con affetto Rodolfi Alba”

Questa storia nasce da un biglietto lasciato da una madre alle proprie figlie. Nasce dalla volontà, di queste figlie, di non rispettare la richiesta per darsi la possibilità di conoscersi e ri-conoscersi.

“Io e mia sorella fra le righe sapevamo che la mamma aveva avuto una vita particolare – ci racconta Claudia – ma non siamo mai andate oltre quello che ci aveva detto. Ci ha raccontato che era figlia di ragazza madre e che non aveva mai conosciuto il suo papà, noi abbiamo pensato che la nonna non si fosse mai più sposata.”

Per raccontare la storia di Claudia è necessario raccontare la storia di sua mamma Alba, una vita ricostruita grazie al lavoro certosino della stessa Claudia e del suo compagno che tramite social, istituzioni e conoscenti hanno scandagliato documenti, foto, ricordi senza riuscire però a chiudere il cerchio ovvero conoscere l’identità del nonno.

“La mamma è morta in giugno, mettendo a posto le sue cose abbiamo trovato questa lettera. Io ho fatto esattamente il contrario di quello che c’era scritto cioè non sono riuscita a non aprire ma vicino a questa lettera non c'era niente di particolare, c'erano degli atti e una procura per vendere quello che restava della sua vecchia casa. Sotto questa documentazione, però, c’era una busta chiusa che conteneva la copia integrale del suo atto di nascita con altri documenti. A comunicare la sua nascita era stata una levatrice che dichiarava il parto da donna che non consente di essere nominata e alla voce padre nessuna indicazione.”

L’infanzia

Alba Rodolfi

È l’8 luglio 1933, la levatrice Domenica Montermini dichiara la nascita di una bimba il giorno 3 luglio 1933 alle ore 16 nella casa di Pianzo, frazione di Casina, al numero 96 da donna che non consente di essere nominata. Le viene imposto il nome Alba e il cognome Albini e viene subito trasferita al brefotrofio (l'istituto dove si allevavano i neonati illegittimi o abbandonati) dove don Alfonso Zafferi l’ha battezzata. Alba viene presa in custodia provvisoria dalla famiglia Caroli di Reggio Emilia e la signora Giuseppa Garlassi riceve l’autorizzazione ad esercitare il baliatico prendendosi cura della bambina per i successivi otto anni.

Purtroppo piove sempre sul bagnato e per questa bambina non c’è pace. Nel 1941 la tubercolosi si insinua in casa della signora Garlassi e per profilassi ad Alba non resta altro che prendere le sue cose e andare via, il 1 marzo 1941 viene ricoverata presso l’Ospizio degli Esposti nella colonia permanente di Sestola dove resterà fino al settembre dello stesso anno. Non potendo ritornare dalla famiglia affidataria per ragioni sanitarie viene ricevuta nell’istituto La Provvidenza di Vezzano sul Crostolo dove verrà cresimata.

“Nel 1942 la mamma ha ricevuto la Cresima e mi hanno raccontato delle persone che mia nonna ha assistito al rito. Non so per quale motivo la nonna non abbia fatto subito il riconoscimento, posso immaginarmelo, la andava a trovare e la seguiva da lontano. Per quanto mi diceva la mamma mia nonna era molto povera e quindi probabilmente non riusciva a mantenerla, probabilmente doveva dipendere dai genitori che non volevano che si rovinasse la reputazione… Non lo so, abbiamo pensato varie ipotesi, quello che so per certo è che l'ha seguita e alla cresima ha partecipato.”

La giovinezza

Alba Rodolfi

Nel 1948 è stato necessario provvedere alla nomina di un tutore e ha assunto l’incarico Enrico Bizzocchi, figlio di Ignazio. Alba passa anni sereni in Istituto fino a raggiungere la maggiore età nel 1954 (ndr fino al 1975 in Italia si diventava maggiorenni a 21 anni) e la sua permanenza doveva volgere a termine. Il tutore una volta rintracciata la madre naturale ha fatto diverse pressioni affinché ci fosse il riconoscimento senza ottenere alcun risultato. A questo punto, in procinto di essere dimessa dall’istituto, Alba dichiara di voler restare e prendere i voti, nel 1956 ha fatto la vestizione dell’abito religioso presso le Ancelle Immacolata di Parma per prendere poi i voti come Suor Maria Caterina nel 1959 chiedendo di essere ammessa a fare la professione. L’anno successivo prende un diploma presso la scuola media secondaria di avviamento a tipo industriale femminile, a Parma, continuando a rinnovare i voti fino al 1962, anno in cui grazie alla madre superiora capisce di non essere adatta a quella vita ed esce dalle suore. Viene mandata a Rimini alla Scuola convitto per infermiera professionale dove terminerà gli studi nel 1936 e verrà consegnata agli zii a Pianzo dove Alba non è voluta rimanere preferendo vivere con Caterina Camorani in Boni, una signora benestante di Casina, insegnante dell’istituto di Vezzano dove Alba era stata ospite.

L’età adulta

Alba Rodolfi

Alba resterà fino al 1965 a Casina per poi spostarsi a Rimini, il suo diploma di infermiera le permette di trovare lavoro presso l’istituto San Giuseppe Ferraiuzzo materna infantile nel reparto pediatrico.

Nel 1967 finalmente la madre naturale di Alba la riconosce, ora sull’atto di nascita alla voce madre c’è un nome che fa bella mostra di sé: Ondina Rodolfi e Alba Albini diventa Alba Rodolfi.

Ondina Rodolfi

“L’aver riconosciuto sua figlia così tardi ci è sembrata una cosa stranissima – ci confida Claudia – abbiamo addirittura pensato che abbia aspettato il decesso dell’uomo con cui aveva concepito la mamma. Durante le nostre ricerche qualcuno ci ha detto che erano i suoi genitori a non volere, che mio nonno si era presentato da mia nonna per stare con lei ma non gliel’hanno permesso. Saranno voci di paese ma nel mio cuore voglio credere che gli è stato impedito, è per questo che voglio capire chi era, per recuperare anche un pezzetto di famiglia che mi sono persa.”

Nella primavera del 1969 Alba scrive alle Ancelle Immacolata chiedendo un certificato in cui risulti libera dai voti, a Rimini ha conosciuto Fernando di cui si è innamorata e che sposa lo stesso anno. Nel 1970 nasce Claudia, qualche mese dopo la sua nascita Ondina viene a mancare.

Ondina Rodolfi

“Purtroppo non ho potuto conoscere la nonna ma di lei, tra foto e racconti della mamma, qualcosa mi è rimasto. Ora il mio più grande desiderio è sapere chi era mio nonno, se ha avuto altri figli, se ho degli zii di cui non sono a conoscenza. È passato tanto tempo, qualunque sia il motivo per cui di lui non si poteva sapere niente non ha più importanza, qualcuno può aiutarmi?”

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