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Marzo

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Febbraio ci ha illuso, poi ha dato il suo bel colpo di coda e prima di lasciarci ci ha regalato una bella nevicata e una bella sferzata di freddo, certo che questi alti e bassi di temperatura ci fanno impazzire, ma coraggio è già arrivato marzo e la mamma diceva sempre:

“La neva marsulina la dura dala sira ala matina”. La neve di marzo dura dalla sera alla mattina, cioè rimane per poco tempo, poi aggiungeva:

“Mars, marsott tant al dè cumi la not”

Marzo, marzotto tanto il giorno come la notte, come vi avevo detto anche questo mese è arrivato velocemente. Naturalmente come le ore di luce si sono allungate, anche le ore di buio si sono accorciate, questo i nostri vecchi ce lo faceva notare usando i loro famosi proverbi, per farci capire il succedersi delle stagioni, che ormai purtroppo non esistono più.

“Marzo libera il sol da prigionia” scriveva il poeta A.S.Novaro, difatti in questa stagione, timidamente si affacciava il sole che faceva sciogliere tutta la neve rimasta, i piccoli ruscelli che si trovavano sotto le pendici della Pietra, si ingrossavano e piano, piano mentre scendevano formavano veri e propri torrentelli. Rio Ferlara vicino a casa nostra gorgogliava giorno e notte e per noi   era una dolce compagnia anche se invadeva la strada vecchia, difatti per questo ci si chiamava “Malpasso” per non bagnarti i piedi dovevi fare un salto per portarti da una sponda all’altra. Poi continuava a scendere formando cascatelle affascinanti e alla fine si univa al Rio Fontanone così insieme arrivavano al Dorgola per proseguire fino al fiume Secchia.

Nell’orto sbucavano i cespugli di quei fiori gialli detti “fiur ed San Jusef”, fiori di San Giuseppe perché fiorivano nei giorni che si festeggiava questo santo, cioè il diciannove marzo, ma erano soltanto i “Narcisi gialli”, che poi sono fiori eterni, solo piantando un bulbo in autunno, ogni anno si riaffaccia facendo prosperare i suoi “rampolli” si chiamano così i bulbini che si formano vicino al primo. Così piano piano tutto l’argine vicino al ruscello lo trovavi fiorito, cosa molto gradita alla vista.

I pratini attorno al cimitero erano punteggiati da piccole margheritine bianche, le pratoline, che sono sempre le prime a fare l’annuncio di imminente primavera, ma ce n’erano così tante che da lontano le scambiavi per “buladi” macchie di avanzi di neve.

Poi c’era anche il detto conosciuto da tutti:

“Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello”

Perché bastava poco a una nuvoletta allargarsi e lasciare cadere all’improvviso una pioggerella fine, ma poi passava velocemente si riaffacciava il sole. Infatti in quel periodo fino a non troppi anni fa vedevamo passare Mailli, mentre andava a sistemare la “cavdagna” che era quel pezzo di campo tartassato dal trattore o dai buoi che tiravano l’aratro. Lui molto previdente come del resto tutti i contadini, portava la zappa in spalla e vicino a questa l’ombrello chiuso e magari al ritorno sto benedetto ombrello, era aperto.

Prima della fine di marzo, c’erano le grandi pulizie della casa, perché il primo giorno dopo Pasqua don Ugoletti cominciava le benedizioni delle case e la nostra per tanti anni è stata la prima fra tutte le case sparse sotto la Pietra, lui la visitava nel primo pomeriggio del Lunedì di Pasqua. Allora la mamma cominciava parecchi giorni prima a buttare tutto all’aria a sfregare in tutti i “cantoni” e lo faceva convinta di ciò che ci spiegava cioè che Nostro Signore veniva a farci visita e lui vedeva dappertutto, perciò ginocchioni lavava tutti i pavimenti con la spazzola di saggina e la lisciva del bucato. Poi ordinava al papà che subito si metteva all’opera, di imbiancare le pareti della cucina che durante l’inverno si erano annerite col fumo della stufa. I vetri dovevano risplendere, prima li faceva fare ame che avevo si e no sette o otto anni, ma poi li ripassava lei, come del resto anche il pentolame di alluminio che teneva appeso a una rastrelliera, che occupava mezza parete della cucina, questo lo facevamo fuori vicino alla fontana usando uno straccetto e della sabbia. La cosa più bella però era quando quella mattina lì, lei tirava fuori dal suo baule le federe ricamate divinamente col filo rosso e i due pezzi del risvolto delle lenzuola chiamate “finte” con lo stesso ricamo poi stendeva sui letti le copertone di picchè bianco tutto lavorato in rilievo con ai lati lunghi pizzi fatti a uncinetto. Tutta roba del suo corredo da ragazza gelosamente custodita difatti la sera stessa spariva un’altra volta nel cassone.

A me poi l’incarico di cogliere un bel mazzo di “San Jusef” e metterlo dentro a un bicchierone sul tavolo di marmo della cucina. Ragazze mie tutto questo voi oggi lo chiamate “pulizie di primavera”, ma allora le nostre mamme lo facevano per rispetto verso Nostro Signore che sarebbe entrato in casa attraverso la benedizione Pasquale.

Poi chi non ricorda i vento di marzo che anche lui come la pioggia arrivava all’improvviso a scapigliarti i capelli, mentre aiutavi la mamma a raccogliere il bucato e le lenzuola che si gonfiavano come vele e ti sfuggivano di mano.

Marzo, il mese del risveglio, gli uccelli che timidamente cominciano a gorgheggiare appena fa giorno, loro non hanno cambiato abitudine, mentre c’è sempre qualcuno che non vuole essere svegliato così presto dal loro chiacchierio, allora ricorre ai tappi di cera nelle orecchie.

Per me marzo è un mese particolare, compio gli anni, quest’anno sono 85 e dentro di me ne sono felice, anche se durante tutta la mia vita non ho mai festeggiato il mio compleanno, quando ero piccola non si usava, poi più tardi avevo abbastanza da fare per festeggiare gli altri. Vi dirò poi che non ne ho mai sentito la mancanza, anzi voglio dirvi che anche in questo modo, il tempo è trascorso lo stesso.

Elda Zannini

3 COMMENTS

  1. Complimenti ad Elda e auguri in anticipo per i suoi 85 anni (intelligente com’è non è sicuramente superstiziosa), anch’io sono di Marzo, anche se un pochino più giovane, ma non abbastanza da non avere vissuto tutte quelle situazioni che lei mirabilmente racconta.

    Ivano Pioppi

    • Firma - Ivano Pioppi