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Elizabeth Barrett Browning e le forme dell’amore

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Elizabeth Barrett Browning (1806-1861) passò molti anni della sua vita da invalida. Verso i quindici anni cominciò ad avvertire dolori al capo ed alla schiena che la perseguiteranno per il resto della vita. Nonostante la sofferenza, Elizabeth, che aveva iniziato a scrivere poesie da bambina, diventò una nota poetessa. Il punto di svolta nella sua vita arrivò quando, dopo la pubblicazione di un volume di poesie nel 1844, Elizabeth ricevette una lettera. La lettera esprimeva grande ammirazione per il suo lavoro e veniva dal poeta Robert Browning. I due si incontrarono, si innamorarono ed Elizabeth tracciò il percorso del loro amore in una raccolta di 44 sonetti. Leggiamo insieme il quattordicesimo.

SONNET XIV

If thou must love me, let it be for nought

Except for love's sake only. Do not say,

"I love her for her smile—her look—her way

Of speaking gently,—for a trick of thought

That falls in well with mine, and certes brought

A sense of pleasant ease on such a day"—

For these things in themselves, Belovèd, may

Be changed, or change for thee—and love, so wrought,

May be unwrought so. Neither love me for

Thine own dear pity's wiping my cheeks dry:

A creature might forget to weep, who bore

Thy comfort long, and lose thy love thereby!

But love me for love's sake, that evermore

Thou mayst love on, through love's eternity.

SONETTO XIV

Se mi devi amare, fa che sia per nient’altro

Che l’amore solo. Non dire

“L’amo per il suo sorriso-per il suo aspetto-per il suo modo

Gentile di parlare.-per un modo di pensare

Che si accompagna al mio, e di sicuro ha portato

Una sensazione di piacevolezza in un certo giorno”-

Perché queste cose, Tesoro, possono

Essere cambiate, o cambiare per te-e l’amore, forgiato in tal modo,

Può essere disfatto allo stesso modo. E non amarmi neppure per

La tua dolce pietà che asciuga le mie guance:

Chi ha sentito il tuo conforto per molto tempo

Può dimenticare di piangere, e quindi perdere il tuo amore!

Ma amami solo per l’amore stesso, così che sempre

Tu possa continuare ad amarmi, nell’eternità dell’amore.

Elizabeth Barret Browning

Perché si ama una persona? Cosa ci fa innamorare? Elizabeth ha una risposta: non vuole essere amata per altro che non sia l’amore stesso. Non vuole che Robert la ami per il suo sorriso, per la sua bellezza, per il suo modo di parlare gentile o perché i loro pensieri seguono lo stesso percorso perché queste cose sono passeggere, cambiano e un amore costruito su queste basi può crollare facilmente. Sarebbe come poter disfare con facilità qualcosa apparentemente creato con arte duratura. Non vuole neppure essere amata perché lui ha avuto pietà di lei ed ha asciugato le sue lacrime di dolore e tristezza perché lei potrebbe abituarsi alla sua gentilezza, ad essere confortata, potrebbe non piangere più e lui non vedrebbe più in lei una persona che ha bisogno di conforto e quindi smettere di amarla. Vuole essere amata per l’amore, per un sentimento che vada oltre ogni tipo di considerazione temporanea, legata al passare del tempo e ai cambiamenti che accadono quotidianamente nella nostra vita, così da avere il suo amore per sempre, per l’eternità. 

Per questo genere di amore Elizabeth e Robert, nonostante l’opposizione di entrambe le famiglie, si sposarono segretamente il 12 settembre 1846 per poi fuggire a Pisa ed iniziare la vita insieme in un clima congeniale alla fragile salute di Elizabeth. Il padre della poetessa la diseredò e rifiutò di aprire le lettere che lei gli scriveva, solo col tempo la famiglia accettò la loro unione. Fortunatamente il clima italiano e, probabilmente, soprattutto l’amore fecero rifiorire Elizabeth. Dopo Pisa la coppia si stabilì a Firenze, a Casa Guidi, oggi monumento alla loro memoria, dove nacque il loro figlio quando la donna aveva 43 anni, un bel traguardo per un’invalida spesso vista ad un soffio dalla morte. La raccolta di 44 sonetti dei  ‘Sonnets from the Portuguese’, ‘Sonetti dal Portoghese’, il nomignolo con cui Robert chiamava Elizabeth, furono scritti dalla poetessa durante i primi anni di matrimonio. Nel sonetto 43 elenca i modi in cui il suo amore prende forma.

SONNET XLIII

How do I love thee? Let me count the ways.

I love thee to the depth and breadth and height

My soul can reach, when feeling out of sight

For the ends of being and ideal grace.

I love thee to the level of every day's

Most quiet need, by sun and candle-light.

I love thee freely, as men strive for right.

I love thee purely, as they turn from praise.

I love thee with the passion put to use

In my old griefs, and with my childhood's faith.

I love thee with a love I seemed to lose

With my lost saints. I love thee with the breath,

Smiles, tears, of all my life; and, if God choose,

I shall but love thee better after death.

SONETTO XLIII

Come ti amo? Fammi contare i modi.

Ti amo con la profondità e l’ampiezza e l’altezza 

Che la mia anima può raggiungere, quando invisibile

Tende ai fini dell’esistenza e alla grazia ideale.

Ti amo al pari della più tranquilla necessità

Di ogni giorno, col sole e a lume di candela.

Ti amo liberamente, come si combatte per ciò che è giusto.

Ti amo puramente, come si evita la lode.

Ti amo con la passione adoperata

Nei miei vecchi dolori, e con la fede della mia infanzia.

Ti amo con lo stesso amore che mi pareva aver perso

Con la perdita dei  miei amati. Ti amo col respiro,

I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita; e, se Dio vorrà,

Ti amerò ancora meglio oltre la morte.

Robert Browning

Forse Robert aveva chiesto ad Elizabeth in che modo lo amava? A volte gli innamorati si fanno domande senza risposta per il puro gusto di farle. Ma la poetessa prova a rispondere. Lo ama con tutta la vastità di qualcosa che non è misurabile: l’anima umana che tende all’infinito. Ma lo ama anche con la semplicità del quotidiano, del vivere nel susseguirsi delle giornate dall’alba al tramonto. Lo ama con la stessa libertà di chi si batte per la giustizia e con la purezza di chi è modesto e sfugge le lodi. Lo ama con l’intensità delle passioni e dei dolori giovanili. Lo ama dello stesso amore che provava per le persone care che purtroppo ha perso. Lo ama con l’essenza del suo corpo, il respiro, i sorrisi, le lacrime: il loro non è solo amore romantico e spirituale, ma fisico e reale. Lo amerà ancor di più dopo la morte, quando il loro amore sarà diventato eterno.

Questi richiami all’eternità dell’amore, in entrambi i sonetti, potrebbero suonare eccessivi ed allo stesso tempo vuoti ad un orecchio moderno. Ma Elizabeth era tutt’altro che un'eco vuota. In una lettera a Robert prima del matrimonio si definisce “un uccellino in gabbia”, eppure questo uccellino trovò le ali. Pensiamo alla scelta coraggiosa di lasciare le certezze di una vita che la vedeva dipendente in tutto da altri per affrontare un futuro incerto in un paese straniero. Ma pensiamo anche al suo coraggio nel chiedere a metà ottocento il voto per le donne, il suo appoggio alla causa del Risorgimento italiano, la sua condanna della schiavitù. E dire che sulla schiavitù era stata costruita la ricchezza di entrambi i rami della sua famiglia, nelle piantagioni dei Caraibi dove gli schiavi vivevano la vita dolorosa di chi è venduto e comprato, ma quando il padre perse i possedimenti Elizabeth ne fu felice. In una sua lunga poesia su una schiava fuggita, ‘The Runaway Slave at Pilgrim’s Point’, ‘La Schiava Fuggita al Punto del Pellegrino’ (dove sbarcarono i Padri Pellegrini colonizzatori del nord America nel 1620), la poetessa inverte il racconto dei pellegrini venuti in America per essere liberi narrando di una giovane schiava abusata dai discendenti di chi aveva messo la libertà sopra ogni altra cosa e i cui figli ora vivevano questa libertà a scapito di quella di altri. Elizabeth Barret Browning costruisce la figura tragica di una donna che uccide il proprio figlio perchè frutto dello stupro del padrone bianco, ma che ha la forza di non maledire. Su una forza come questa la poetessa costruì anche la sua vita.