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No alle pellicce in Europa: raccolte oltre un milione e settecentomila firme

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Oltre 1 milione e 700 mila cittadini dice no alle pellicce in Europa, attraverso la partecipazione all’iniziativa dei cittadini europei Fur Free Europe, una raccolta di firme per chiedere all’Unione Europea di vietare gli allevamenti di animali da pelliccia e di bandire il commercio e l’importazione di pellicce e prodotti associati dal mercato europeo. Lo rende noto l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che aveva lanciato la raccolta firme nei mesi scorsi contribuendo alla mobilitazione di molte associazioni europee.

Anche in Appennino, nel ramisetano, c'era un allevamento da pelliccia. Ora chiuso. Ma ci sono ancora negozi in città. Gli allevamenti di questi animali sono una realtà ancora troppo attuale, ma con questa iniziativa si vuole mettere la parola fine al loro sfruttamento.

La raccolta delle firme si sarebbe dovuta chiudere il prossimo 18 maggio ma, essendo arrivate così’ tante firme, la campagna si è conclusa con largo anticipo. Una che le firme saranno convalidate, la Commissione Europea sarà obbligata a prendere in considerazione la richiesta e agire.

“Fur free Europe” è una iniziativa promossa da alcune associazioni animaliste per porre fine all’allevamento e all’uccisione di animali selvatici per la creazione di prodotti di pellicceria (cincillà, visoni, volpi ) e da sottoporre direttamente alla Commissione europea: uno strumento che hanno a disposizione i cittadini comunitari per chiedere appunto alla Commissione di presentare una proposta di atto o di dichiarazione.

"La cura e la tutela degli animali sono diventate sempre più importanti da attirare l’interesse non solo dei cittadini - affermano i promotori dell'iniziativa - ma anche dei governi. Nonostante questo ci sono ancora situazioni in cui gli stessi animali vengono sfruttati. È il caso di cincillà, visoni, volpi e molti altri che trascorrono la loro esistenza chiusi in gabbie. Complice della sofferenza di questi animali è anche l’Italia che importa pellicce grezze, conciate e prodotti di pelletteria direttamente dai Paesi europei, come Romania, dove l’allevamento di piccoli animali da pelliccia è ancora praticato in larga misura".

Una situazione che rende sempre più evidente che non basta semplicemente vietare al Paese dell’Est Europa l’allevamento di animali da pelliccia: è la stessa Unione Europea che deve agire in prima persona per evitare l’importazione di questi prodotti. Ecco perché è nata questa raccolta firme, andando nella direzione già intrapresa da ben 13 Stati: Austria, Belgio, Croazia, Estonia (dal 2026), Francia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e l’Italia

Perché se è vero che la strada è lunga, questo rappresenta un piccolo progresso contro lo sfruttamento di questi animali che trascorrono la loro esistenza chiusi in gabbie, costretti a sopportare condizioni di vita inaccettabili. Una battaglia di civiltà.