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Disagio giovanile: ma quale memoria?

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Appare dissonante accostare due simili immagini, tanto diverse per intonazione e prospettiva. Eppure è proprio ciò che postavano qualche settima fa sui social i ragazzi durante il viaggio della Memoria. Iniziativa eccellente, sotto molti aspetti, ma che sta scivolando verso il paradosso e il dubbio della sua efficacia. Abitualmente i ragazzi in gita, la mattina visitano il campo di Terezin, rinomato luogo di sterminio durante il Terzo Reich, e la sera stessa frequentano le discoteche e i locali di Praga, dove si vedono protagonisti di balli e festeggiamenti vari. Chiedo allora a cosa si debba brindare dopo aver visitato un campo di concentramento e quale sia il motivo del festeggiamento. Tuttavia, badate bene che la colpa non ricada sugli studenti ma occorre invece puntare il dito sulla società adulta che si sente in dovere, forse, di risarcire quanto è stato con una ricompensa. Forse l’adulto considera questa generazione incapace di sostenere un ricordo così ingombrante? Forse insegniamo ai nostri figli a stendere un doveroso velo di oblio sulla realtà passata, trangugiando alcol e stordendosi col ballo di una musica assordante perché riteniamo loro troppo deboli per sostenerne la memoria? Eppure, al contrario, sono lasciati soli quotidianamente nel compito di riportare alla memoria i coetanei che tagliano i loro avambracci per sentire la vita, o smettono di mangiare per dimenticarla la vita o si bevono flaconi di famaci per abbandonarla in fretta e furia. E nel farlo non ricevono alcuna guida per orientarsi in questo mare di ricordi e nessun progetto educativo che ne parli. Ma perché dubitiamo allora della loro capacità di sopportazione e li ricompensiamo con una serata ubriaca danzante?

Non sono i ragazzi a sbagliare. Se date loro una pista da ballo, balleranno. Se date loro un bicchiere, brinderanno. Se non ponete limitazioni e freni, andranno a tutta birra e si ubriacheranno di libertà. Ma è la solita storia: la società consumistica mercifica i giovani per trarne profitto; ai ragazzi, la sera, dopo la visita ad un luogo di tale memoria, si dovrebbe invece insegnare il silenzio in cui far decantare l’eccesso delle emozioni e dove far sedimentare il dolore. Dovremmo noi invece imparare ad ascoltare la loro voce, visto che nel frastuono e nel fracasso generale lo facciamo di rado. Non dovremmo dubitare del coraggio e della capacità di sopportazione dei nostri studenti perché cosa c’è di peggio che sostenere un tale panorama di solitudine e di nichilismo? Il nulla inquina e ingombra più del pieno. Quale peggior guerra del soldato che combatto da solo, senza il benché minimo cameratismo o la compagnia rincuorante di canzoni partigiane e libertarie?

(Maria Chiara Baldini)

3 COMMENTS

  1. Sono una studentessa di quinta liceo che ha partecipato al viaggio della memoria a Praga, un’esperienza unica e molto significativa. Il viaggio è stato solo il traguardo di un percorso intrapreso con ISTORECO, che ci ha accompagnato con lezioni e conferenze verso una conoscenza più consapevole della storia. Posso assicurare che durante le visite il rispetto c’è stato, i luoghi visitati hanno suscitato toccanti riflessioni che sono state condivise l’ultima mattina durante una commemorazione. Attorno a me non ho visto giovani degenerati, ma giovani adulti che hanno saputo cogliere il vero significato del viaggio e hanno imparato molto. Ciò però non esclude che questo viaggio per noi è stato anche un momento per stare insieme tra compagni e visitare Praga. Le ore di libertà per noi studenti erano molte, e credo che nessuno voglia passare il pomeriggio a meditare nella propria depressione in una delle città più belle d’Europa. Trovo questo accostamento tra le immagini (decontestualizzate) di Terezin (campo di reclusione, non di sterminio) e la serata in discoteca assolutamente fuori luogo, i due eventi non hanno tra di loro alcun nesso logico. Il festeggiamento non è di certo per le tragedie avvenute nel campo, e trovo irrispettosa l’idea di una gioventù che non è capace di riflettere. Inoltre la sua accusa invalida anche il lavoro dei nostri insegnanti, come se ci avessero lasciato al nostro destino senza punti di riferimento, quando invece si sono fidati di noi dandoci la libertà che meritiamo. Il divertimento non esclude il momento di serietà, e viceversa. L’unico elemento di sfiducia nei confronti della nostra generazione io l’ho ritrovato in questo articolo, che alza inutilmente un polverone per due foto estrapolate dal contesto. Instagram è come un diario e le due foto hanno una vicinanza solo a livello temporale. I problemi per i giovani ci sono eccome, ma interpretarli in situazioni insignificanti e aprire un dibattito online diffamando un’intera generazione per il post di un singolo non mi sembra il metodo efficace. Spero che, come ha scritto, possa ascoltare la mia voce.

    Agata

    • Firma - Agata
  2. Vedo solo ora la tua voce e ci trovo tanto risentimento nei miei confronti. Se tu leggessi bene quello che ho scritto la mia intenzione era assolutamente a favore dei ragazzi, strumentalizzati da una società che li considera solo pedine per un consumismo sfrenato. Ma quando si è dentro ad un sistema è difficile vederne i meccanismi. La mia era semplicemente un atto di accusa nei confronti di una società adulta inadeguata e insignificante. Non volevo attaccare gli insegnanti ma l’ingranaggio in cui sono coinvolti. Resta comunque il mio pensiero, di adulta.

    Chiara

    • Firma - Chiara
    • I poteri forti vogliono questo!!! Dobbiamo svegliarci, strappare questo velo di Maya e rompere questa gabbia di ferro che ci rinchiude con il nome di capitalismo/consumismo. FINALMENTE QUALCUNO CHE LO DICE!!!

      Luca<3

      • Firma - Luca<3