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Due donne, una scelta di vita: lasciare la città per gestire un albergo nell’Appennino

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L’albergo Val Dolo è un albergo storico dell’Appennino ma che ha anche una storia significativa. Rosaria e Francesca, contitolari di questa storica attività, hanno deciso di abbandonare la città e andare a vivere in posti non tanto comodi ma dove, scopriremo, si sta meglio che in città. Occorre però avere spirito di adattamento, adeguarsi ad un modo di vivere e di tempi molto diversi.

Rosaria Magnani, ci vuoi raccontare un po’ la storia di questo albergo? Da dove è partito, come è nato e lei cosa c’entra visto che ha lavorato per molti anni a Milano?

Ho fatto per tanti anni l’insegnante a Milano ma questo era l'albergo dei miei nonni, io sono nata qui, li ho aiutati a gestire questo locale e fin da bambina cercavo di dare una mano. I miei nonni avevano prima un negozio e vendevano un po’ di tutto, poi successivamente hanno iniziato ad affittare le camere e a questa sala hanno aggiunto altre camere sopra ed è stato il nostro lavoro sempre. Per alcuni anni era diventata una gestione stagionale per cui aprivamo tutta l'estate e nelle vacanze di Natale e questo ci permetteva, a me e alle mie sorelle Monica ed Emanuela, di poter fare questo lavoro durante l'estate e durante l'anno fare un'altra attività.

In particolare, a Milano dove aveva il ruolo di…?

Ho insegnato in una scuola elementare a Milano per quarant'anni.

Poi si è anche sposata…

Mi sono sposata con Matteo, di Milano, nel 1980 però ho sempre continuato a frequentare Civago, anche con i bambini piccoli che affidavo alla mia mamma.

Come ha vissuto il distacco dall’Appennino?

Inizialmente è stato bruttissimo perché mi sono ritrovata con una bambina piccola e gli impegni scolastici comunque pressanti e soffrivo tantissimo questa cosa che non c'era più tempo libero. Ho sempre sostenuto che per resistere a Milano tutti questi anni avevo bisogno di venire a respirare l'aria di Civago e sono certa che questa cosa sia stata una componente importante.

Lei invece ha mantenuto nel suo Dna il legame con l'Appennino, e a un certo punto che cosa succede?

Succede che nel 2013 ristrutturiamo l'albergo, perché ormai era una decisione da prendere perché i tempi sono cambiati e c'era bisogno assolutamente di ristrutturare, e questa cosa per me le mie sorelle è stata un passo pesante. Io e mia sorella, la più grande Manuela, andavamo in pensione e quindi si apriva veramente un nuovo libro. Io da maestra sono diventata cuoca e le mie sorelle con me hanno continuato a fare questo lavoro, anzi in modo molto più intenso perché nel frattempo il lavoro è aumentato e tutte le figlie, le nipoti, sono finite a lavorare in albergo con noi.

Questa è anche la storia di Francesca che invece da architetto, nata e cresciuta a Milano, segue la mamma e fa una scelta di vita che davvero è inimmaginabile perché lascia Milano e decide di venire a Civago, perché?

Negli ultimi anni di università quasi tutti i weekend venivo a lavorare, solo che appunto, l'impegno è diventato sempre più gravoso ma anche bello, per cui dopo che mi sono laureata ho preso la decisione di trasferirmi anche se continuo a mantenere il mio contatto stretto con Milano tutte le volte che mi è possibile. Dall'architetto sono passata a fare l’albergatrice, la pizzaiola o quello che è necessario fare.

È stata una scelta presa a cuor leggero o meditata?

No, assolutamente direi non a cuor leggero. Ho fatto la stessa cosa di mia mamma ma al contrario, come per lei è stato impegnativo trasferirsi a Milano per me altrettanto impegnativo è stare a Civago per cui lei per la boccata d'aria veniva qui mentre io per la boccata d'aria vado a prendere un po’ di inquinamento a Milano.

Pro e contro del vivere e lavorare a Civago?

Sicuramente per vivere a Civago bisogna avere tanto coraggio, bisogna sapersi reinventare ed essere sempre pronti a qualunque tipo di cambiamento, essere sempre pronti a spostarsi perché non c'è mai niente di facile, almeno una volta a settimana bisogna sicuramente andare a Reggio. Ma qui ci si sente parte di una comunità.

Pro e contro di Milano?

Ovviamente è tutto disponibile, sempre pronto, tante possibilità e tante opportunità. Dall'altro lato devo dire che ci sono momenti qui a Civago, ci sono incontri, che secondo me ti arricchiscono forse di più, per cui sicuramente il contatto umano a volte è molto diverso. E poi la liberà di essere quello che si vuole.

Immaginiamo che a Milano dovesse avere una rete sociale, quando hai comunicato questa scelta di vita come hanno commentato?

Non bene, nel senso che tuttora, appunto, mantenere i contatti nonostante la distanza è impegnativo e la domanda più frequente, ovviamente, è “quando torni a Milano” o “chi te lo fa fare”. La parte delle amicizie a Milano è sempre una componente molto delicata, nel senso che a Civago i miei rapporti, i miei contatti più stretti diciamo, sono con un'età piuttosto avanzata, per cui si possono avere contatti umani bellissimi ma i miei sono prevalentemente in un’età avanzata.

I social, quali sono i commenti con i tuoi amici che stanno Milano, vi scambiate foto di Civati innevata?

Assolutamente, d'estate mi mandano le foto di un mare stupendo e io mando la mia foto da Civago col paesaggio dietro oppure, frequentissimo, le foto della loro serata e io ovviamente la foto con dietro il forno della pizza, quello sarà sempre presente.

Nel vostro hotel chi ospitate, quante persone vengono?

Negli anni la frequentazione è molto cambiata, per cui, soprattutto dopo il Covid, ad esempio questa voglia di neve ha portato non solo ad avere presenze nella stagione estiva, periodo con maggiore affluenza, ma anche durante l'inverno.

Da dove vengono le persone che soggiornano?

Prevalentemente da Reggio e da Modena ma anche da Lucca.

Capita qualche straniero?

È più raro, sono sempre persone di passaggio che arrivano in bicicletta.

Qual è un buon motivo per venire nel vostro albergo?

Noi facciamo del nostro meglio, cerchiamo di fare tutto in casa e l’ospitalità è la parte più bella, più ci sono contatti e più una persona cambia, si evolve.

Qual è un buon motivo per venire a Civago?

C’è l’acqua buona, l’aria buona, il fiume è pulito e si può andare a pescare, si possono fare delle passeggiate bellissime: è un piccolo paese ma ha tante piccole particolarità che meritano.

 

(Gabriele Arlotti e Angela Addroisio)

 

 

4 COMMENTS

  1. Brave. Che bella storia. Questo è il valore della nostra gente. Ritornare e ritrovare quel cammino interrotto. Complimenti, vorrei sentire davvero tante storie come questa. Il futuro è anche qui.

    Simona Sentieri

    • Firma - Simona Sentieri
  2. Fa piacere il constatare che il nostro Appennino è ancora così “seducente” ed attrattivo da scegliere di continuare a starci, o venirvi a vivere, nonché esercitare qui la propria attività, come in questo caso o quello dei “Due allevatori montanari alla Fiera del bue grasso”, oppure affidarsi al pendolarismo pur di abitarci, vedi l’articolo“L’idea di vivere in montagna mi fa respirare”.

    Poi sono certamente importanti quanti frequentano i nostri incantevoli luoghi da turisti, escursionisti, visitatori giornalieri, o temporanei, anche perché “fanno economia” per chi gestisce un albergo, ristorante, bar, ecc …, ma sono essenzialmente i primi che consentono la tenuta sociale di un territorio, dandovi altresì prospettiva col mantenimento della rete dei suoi servizi.

    P.B. 29.03.2023

    P.B.

    • Firma - P.B.
  3. Adoro questo alberghetto.. è carinissimo.. molto pulito, si mangia veramente bene e le signore sono deliziose..in inverno si go de moltissimo la sauna ed il bagno turco..magnifica la veranda coperta , ma apribile dove pranzare..ci tornerò presto!!