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C’era una volta la pesca nei fiumi reggiani

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1966 il Secchia località Saltino

Con l'arrivo della primavera inizia la stagione della pesca sportiva nei torrenti del nostro territorio, regolamentata dalla pubblicazione del Calendario Ittico Provinciale. La sua articolata formulazione tra aperture ritardate, zone di divieto, altre a regime speciale oppure no kill, dimostra lo sforzo che si compie per rendere compatibile questa attività ricreativa con un ambiente in sofferenza. È sotto gli occhi di tutti, e ormai argomento di discussione quotidiano, la siccità che sta colpendo i nostri corsi d'acqua.

1967 il Lago del Cerreto

Non ho intenzione di disquisire in queste poche righe sulle cause del cambiamento climatico o parlare delle alterazioni ambientali che sono alla base del crollo della popolazione di pesci nei nostri bacini; vorrei semplicemente limitarmi a ricordare che un tempo le loro sponde nei fine settimana erano mete di famiglie e gruppi di pescatori.

Luoghi che frequento ancora oggi, come il lago del Cerreto o quello del Ventasso, Civago oppure Cecciola, erano agli occhi di un bambino degli anni '60 mete esotiche da esplorare. Pescare in riva al Secchia o all'Enza era un'attività allora molto praticata e spesso proficua, e tutto il pescato finiva inevitabilmente in padella. Quando la pesca era più abbondante si regalavano un po' di cavedani e di vaironi ai vicini di casa che ringraziavano riconoscenti, cosa impensabile ai giorni nostri.

Un episodio successo una domenica in Secchia al Saltino rende bene secondo me lo spirito del tempo.

1968 briglia sul torrente Biola spazzata via dalla piena del 1972

Tra i tanti pescatori ho visto un gruppo di bolognesi allineati vicino al ponte dentro l'acqua, mentre le mogli erano sulla sponda intente a cucinare. Ad un certo punto una di loro si è infilata gli stivaloni ed è entrata nel fiume passando a turno da tutti i componenti del gruppo che allungavano la testa per essere imboccati senza distogliere lo sguardo dal galleggiante, mentre continuavano imperterriti la loro pesca in passata. Non bisognava perdere tempo e soprattutto evitare che qualcuno potesse prendere il posto.

Altri tempi, e mi viene da dire anche un altro mondo che non si pensava potesse essere così fragile. Voglio sperare che siamo ancora in tempo per migliorare la situazione e lasciare anche noi un ricordo piacevole alle generazioni che verranno.

Errico Chiari

1 COMMENT

  1. Finalmente ho letto un articolo sul nostro Secchia e quello che per tantissimi di noi ha rappresentato. Grazie Sig. Chiari!
    Purtroppo, oggi è abbandonato e bistrattato. Una volta c’erano i pescatori, le famiglie e i bambini. Oggi ci sono cormorani, centrali elettriche (?!) e ruspe (c’erano anche allora, ma sapevamo che rubavano la ghiaia per far soldi) che oggi rubano la ghiaia, arano il letto e si verniciano di un fastidioso interventismo anti catastrofi. Vedi l’intervento in corso in questi giorni nella zona del muraglione di Baiso…sob

    frascari ivan

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