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Redacon e il crowdfunding diventano una tesi di laurea

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Ipotizza che una "rivoluzione" del modo di informare possa partire proprio dal giornalismo al suo grado zero, quello che nasce a livello iper-locale. La brillante tesi della carpinetana Beatrice Bramini - recentemente laureata con lode all'Università di Bologna - sceglie come caso studio Redacon, la nostra testata attiva sin dal 2004 e tra le più lette nel panorama regionale dell'informazione gratuita.

Come ricorderanno i nostri lettori, un anno esatto fa, Redacon sperimentò per la prima volta il lancio di una campagna di crowdfunding (o più semplicemente raccolta fondi, online) per sostenere il restyling del proprio sito web e la realizzazione di un'applicazione per l'accesso diretto da smartphone. Beatrice era già nel team di redattori che si è occupato della pianificazione della campagna e del suo monitoraggio e così decise di sceglierla come tema per la sua tesi magistrale in Comunicazione giornalistica, pubblica e d'impresa.

In meno di 45 giorni, forte di una comunità solida alle spalle, Redacon raggiunse con successo la cifra richiesta e la supera tanto da permettergli di realizzare entrambi i progetti grazie al supporto dei lettori stessi. Un risultato sorprendente per una realtà che fa della gratuità il suo punto di forza: costituire un servizio di pubblica utilità laddove l'informazione locale o nazionale fatica ad arrivare. La relazione che lega la nostra testata al territorio e alla sua comunità è quindi basata sulla reciproca necessità.

I lettori - suppone la tesi della Bramini - sostengono Redacon per migliorare un servizio altrimenti inesistente sul territorio e così facendo ne migliorano anche la qualità dei contenuti. Partendo da questi presupposti, l'analisi condotta da Beatrice ha dimostrato come Redacon e il contesto in cui nasce possiedono quelle caratteristiche che la letteratura di riferimento identifica come ideali al successo del crowdfunding. Le forti motivazioni che hanno spinto i lettori a donare permettono infatti di ipotizzare che il crowdfunding possa effettivamente diventare una fonte di entrate per il giornale abbastanza stabile e duratura nel tempo nel caso di futuri progetti. Una campagna di crowdfunding permanente che permetterebbe a Redacon di slegarsi, almeno parzialmente, dalle logiche di mercato, per autofinanziarsi tramite le donazioni regolari dei lettori.

"La tesi - racconta Beatrice Bramini - si basa infatti sull'idea che l'informazione sia un bene comune, la cui difesa necessita ora di un intervento collettivo: giornalisti e lettori devono poter collaborare attivamente non solo al suo finanziamento, ma anche alla produzione delle notizie. Così che il loro 'potere' non si esaurisca nella sola donazione pecuniaria, ma diventi anche di tipo decisionale. Dal momento in cui i lettori sono i primi finanziatori di un giornale, la tesi dimostra infatti come il loro coinvolgimento nei confronti dello stesso aumenti, così da sentirsi in prima persona responsabili della qualità dei suoi contenuti".

La "rivoluzione" di cui parla Beatrice non si limita a ipotizzare forme alternative di finanziamento al giornalismo, ma intende insinuare la possibilità che nasca un nuovo modo di concepire il fare-giornalismo, perché diventi più partecipativo e partecipato proprio lì dove l'apertura verso i lettori permette maggiore dialogo: a livello iper-locale. "L’Informazione - aggiunge Bramini - con la I maiuscola non è né un prodotto che possiamo limitarci a comprare né una prestazione di cui possiamo ignorare le competenze. L’informazione dev’essere conosciuta, consumata e condivisa universalmente perché possa risultare utile al suo scopo: formare una cittadinanza attiva e consapevole".  "Concorrere a salvarla non è solo una scelta logica, ma anche l’unica che rimane", conclude Beatrice.

Questa riflessione sulle sorti del giornalismo italiano e dei cambiamenti che stanno attraverso un settore perennemente agitato, ha permesso di sottolineare l'importanza di  piccole realtà editoriali come Redacon, nata per dar voce all'Appennino reggiano. La nostra testata continuerà dunque a essere attento e presente sul territorio, aperto al contributo della propria comunità e gratuita. La campagna di crowdfunding ci ha sì consentito di realizzare un sito più smart, ma è stata soprattutto il banco di prova che ci ha permesso di saggiare il gradimento dei lettori e la loro volontà di aiutarci. La numerosa riconoscenza ricevuta per il lavoro svolto finora non fa che spronarci a fare di più in futuro, così che il giornale possa orgogliosamente dirsi "profeta in patria".