Home Cultura Alessandro Lo Porto, l’orticoltore che non c’era

Alessandro Lo Porto, l’orticoltore che non c’era

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Secondo il calendario civico internazionale proposto dalle Nazioni Unite, il 22 maggio si celebra, sin dal 1992, la giornata mondiale della Biodiversità. Con questo termine si intende il complesso degli organismi e dei processi che costituiscono il nostro pianeta. Come sappiamo, l'umanità ne è indubbiamente parte integrante, seppur dimostri, ogni giorno di più, un comportamento predatorio e aggressivo rispetto a quelle risorse ecosistemiche che le permettono l'esistenza stessa.
Questa ricorrenza dovrebbe spronare individui e comunità all'impegno non solo verso una tutela concreta degli ecosistemi, ma anche nel tentativo di bilanciare esigenze socio-economiche e benessere della nostra casa verde-azzurra. D'altro canto, l'infinita eterogenea bellezza della Terra interroga anche ciascuno di noi a vivere il più possibile in maniera sostenibile, in armonia con il complesso sistema di specie nel quale siamo inseriti.

Questa ricerca, per qualcuno di noi Sapiens, a volte diventa la chiave di volta per rivoluzionare la propria vita, per trovare una strada più affine alle proprie corde esistenziali più profonde. Una simile esperienza è quella che ha vissuto, e che si rinnova quotidianamente, Alessandro Lo Porto, il quale ha scelto, dopo aver sperimentato il lavoro nella caotica Milano, di mettersi in cammino, letteralmente, per il mondo. Prima in bicicletta attraverso l' America latina, per affinare un nuovo sguardo sulla realtà; poi la svolta che lo coglie a Londra, quando affianca, in qualità di educatore, dei ragazzi diversamente abili. La scoperta che si può inventare una propria strada esistenziale, lavorativa, produttiva. Infine l'approdo in Appennino, a coltivare il suo orto, assecondando la munifica ricchezza della terra, e a trasformare i suoi doni in ulteriori prodotti.


Prima di lasciarvi alle sue parole, vi rammento che la Riserva MaB Unesco dell'Appennino tosco-emiliano ha, tra i suoi punti di forza, proprio la biodiversità, nutrita dalla sua localizzazione geografica, che la rende frontiera climatica e ponte tra due mari.