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Diga di Vetto: un progetto ambizioso per il territorio montano

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Il prossimo 9 giugno, presso la sala polivalente di Vetto, si terrà un convegno mirato ad illustrare i benefici della diga di Vetto al comprensorio montano e non solo. L'evento vedrà la partecipazione di Lino Franzini, presidente della municipalità di Ramiseto, Sergio Bandieri, ingegnere idraulico, e Luciano Catellani, agronomo e titolare dell'azienda "Antica Corte Vacche Rosse". Lo scopo principale del convegno sarà quello di illustrare i molteplici benefici che una diga da oltre 100 milioni di metri cubi, ubicata a Vetto, potrebbe apportare al sistema montano smentendo così l'errato concetto secondo cui la diga avrebbe benefici solo per i comuni a valle.

Secondo i relatori, la realizzazione della diga comporterebbe numerosi vantaggi per il "sistema montano" e l'intera regione. Tra questi, vi sarebbe la possibilità di garantire una manutenzione continua e preventiva al territorio montano del Bacino Imbrifero, contribuendo così a ridurre i dissesti idrogeologici che spesso colpiscono quest'area. Inoltre, la diga consentirebbe un notevole miglioramento della viabilità, con la creazione di una fondovalle utile a tutti, facilitando il pendolarismo e l'accesso a varie destinazioni.

Il progetto della diga di Vetto rappresenterebbe inoltre una grande opportunità per lo sviluppo turistico della regione. La posizione geografica strategica e ricca di storia del lago, accessibile da diversi punti e attraverso varie strade, potrebbe attrarre numerosi visitatori. In più, la sua vicinanza alle città renderebbe il territorio ancora più appetibile per il turismo, contribuendo così alla creazione di posti di lavoro nel settore.

Un'altra conseguenza positiva della diga sarebbe la possibilità di creare un'area faunistica verso monte, fino a Selvanizza, favorendo la biodiversità e la conservazione dell'ambiente naturale. Ciò andrebbe di pari passo con la creazione di nuovi posti di lavoro legati alle attività di manutenzione del territorio, alla gestione della centrale idroelettrica e all'impianto di potabilizzazione.

Da un punto di vista economico, i comuni montani interessati dal Bacino Imbrifero otterrebbero un ritorno finanziario grazie al riconoscimento di una royalty sulle acque cedute a valle da parte del gestore della diga. Tale royalty, pari al 5% del prezzo di vendita al metro cubo per i vari usi, potrebbe essere investita dai comuni nelle infrastrutture e nei servizi locali.

Tutti questi benefici si tradurrebbero in uno sviluppo tangibile del territorio montano, incentivando i giovani a rimanere in queste terre e creando maggiori opportunità di investimento. Inoltre, la diga contribuirebbe alla salvaguardia delle tradizioni e dello stile di vita montanaro, oltre a incentivare il trasferimento delle abitazioni in queste aree caratterizzate da un clima collinare particolarmente adatto a bambini e anziani.

Oltre ai vantaggi per i paesi montani, i relatori del convegno individuano nella diga di Vetto una garanzia di futuro per le terre del Parmigiano Reggiano. La produzione di energia pulita consentirebbe di ridurre il prelievo e il pompaggio delle acque del Po, garantendo nel contempo un'ottima qualità dell'acqua per i cittadini di Reggio Emilia e Parma. Inoltre, la diga rappresenterebbe una soluzione per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e prevenire disastri simili a quelli verificatisi recentemente nei comuni rivieraschi dell'Enza e in Romagna, che hanno causato perdite umane.

Al convegno, che vedrà anche la partecipazione del vicepresidente di Unindustria di Reggio Emilia Savino Gazza e il presidente di Confcooperative di Reggio Emilia, Modena e Bologna Matteo Caramaschi, si prevede un confronto approfondito sulle possibilità offerte dalla diga di Vetto e sulle modalità di realizzazione del progetto. Sarà un'occasione unica per evidenziare il grande potenziale di sviluppo economico, ambientale e sociale che questa infrastruttura rappresenta per l'intera regione.

8 COMMENTS

  1. In Valgrisenche Valle d’Aosta, alla metà degli anni 50 venne costruita una grande diga di oltre 100 m di altezza. Al momento del riempimento si verificarono gravi smottamenti con rischio di un effetto Vajont, a seguito dei quali venne quasi svuotata. Oggi il fronte diga e’ stato abbassato a 20 m. Speriamo che i geologi svolgano con grande cura e perizia il loro lavoro, perché i precedenti storici delle frane in Val d’Enza non lasciano per nulla tranquilli poiché l’appennino’ e’ composto da formazioni rocciose molto meno stabili di quelle alpine e alla fine i sogni potrebbero trasformarsi in incubi.

    Giuliano

    • Firma - Giuliano
  2. Sono d’accordo con Giuliano. Se durante questi convegni oltre che dei benefici si discutesse anche dei rischi e degli aspetti negativi (che ci sono), sarebbe tutto più credibile, e non si avrebbe l’impressione di assistere ad uno spot pubblicitario dove qualcuno vuole a tutti i costi rifilarti qualcosa.

    Andrea

    • Firma - Andrea
  3. Non serve uno scienziato, ne dei convegni, per far comprendere che la diga di Vetto porta benefici alla montagna e alla pianura e che migliora il clima, ovunque dove c’è un lago artificiale o naturale il clima ne trae benefici, chiunque lo comprende. Ma Franzini non ha ancora compreso che dire di si alla diga di Vetto può togliere voti ai partiti che amministrano questa regione e la diga non si farà mai, chi deve decidere si prenderà anni e anni per decidere se fare o non fare, al limite si proporrà un piccolo laghetto, un vasetto da notte, qualunque opera che non turbi certi equilibri di potere, che costa e che non serve a nulla.
    Come dice Giuliano la sicurezza dei versanti va verificata attentamente, ma non credo che leggi, studi e mezzi di oggi consentono di realizzare una diga in aree a rischio, inoltre, chi conosce la val d’enza sa che sopra Vetto ci sono delle colline, non c’è nessun monte Toc di 2000 metri

    Davide

    • Firma - Davide
  4. Io mi riconosco abbastanza nel ragionamento di Andrea, quanto al discutere non soltanto dei benefici , dal momento che, come principio generale, è piuttosto improbabile, o comunque non frequente, l’assenza di una qualche controindicazione allorché si va a dar corso a determinate opere, per le quali andrebbe verosimilmente adottato il criterio della bilancia, vedendo da che parte essa pende dopo aver messo sull’uno e altro dei suoi piatti i relativi vantaggi e svantaggi.

    Nel caso ad esempio dell’invaso vettese, se si andrà al suo realizzo perché lo richiedono le circostanze, e detta logica della “bilancia”, io penso che il territorio montano, segnatamente quello rivierasco, ossia affacciato sull’Enza, si troverebbe a dove sacrificare in buona misura la sua stupenda valle, e meriterebbe pertanto che gli fosse riconosciuta una qualche forma di “risarcimento” o compensazione, come mi è già capitato di dire su queste pagine.

    Mi concedo poi una riflessione sempre in tema di problemi idrici – trattandosi di argomento del quale si parla da diverso tempo, e visti i tempi occorrenti per l’eventuale realizzo dell’invaso – nel senso di chiedermi perché mai non sia stata attuata in questi anni una azione politica di forte incentivazione delle cosiddette opere minori, dove raccogliere e conservare acqua (azione su cui avrebbero dovuto spingere soprattutto quanti non vedono di buon occhio l’invaso vettese).

    P.B. 04.06.2023

    P.B.

    • Firma - P.B.
  5. Vorrei precisare che l’accaduto del Vajont avvenne per il distacco di un enorme costone roccioso da un pendio con fortissima pendenza, cosa che non esiste nei dintorni di una futuribile diga di Vetto. Potrebbero, eventualmente verificarsi delle frane facilmente individuabili furante la costruzione della diga. Quindi “basta Vajont o lontra”

    Vorrei precisare che l’effetto avvenne per il distacco di un enorme costone roccioso da una zona ripidissima che sovrasta la nominata diga. La cosa non esiste in quel della della diga di Vetto.

    Dante Simonazzi

    • Firma - Vorreiprecisarechel'effettovvenneperildistaccodiunenormecostonerocciosodaunazonaripidissimachesovrastalanominatadiga.LacosanonesisteinqueldelladelladigadiVetto.
  6. Bene, vedo che finalmente le voci che capiscono che questo convegno assomiglia ad un comizio di un noto Comico (Cetto la Qualunque) che propone la versione locale del “più pilu per tutti” stanno aumentando.
    Drenare enormi risorse per un unico progetto che non risolverebbe moltissimi problemi del territorio è spreco di denaro pubblico. E intanto le frane di Baiso resterebbero e anche tutte le altre.
    Ma lo sappiamo, dietro ai grandi progetti molto spesso ci stanno gli interessi personali, a volte le ossessioni di qualcuno ma quasi mai l’interesse pubblico.
    Qualcuno forse sogna che la diga porti il suo nome per lasciare un segno nell’eternità!

    AG

    • Firma - AG
  7. Mi sconforta davvero leggere commenti come quello di R.
    Mi sconforta ancora più leggere che si faccia l’ ennesimo incontro pubblico per parlare della diga di Vetto e del suo invaso.
    Si parla ancora di studio di fattibilità dopo oltre 70 anni, dalle prime volte che se ne parlò.
    Follia pura.
    Gli effetti della siccità che ha interessato il ns territorio e quasi tutta l’ Italia e l’ Europa per oltre 1 anno e mezzo, allora non ci hanno insegnato niente.
    Leggo che i decisori politici non ” possono e non hanno potuto ” in tutti questi anni dare l’ ok ad un progetto del genere per paura di perdere consensi elettorali.
    Purtroppo così ha prevalso la linea del no a prescindere, dettata da parti politiche oltranziste ma soprattutto miopi a quanto stava accadendo.
    La colpa però non è loro ma bensì dei decisori politici che si sono lasciati convincere a non fare quello che da 70 anni già andava fatto.
    Forse oggi si potrebbe addirittura pensare che sia persino troppo tardi, ma sapete perché può esserci questa idea magari comune ed un po’ diffusa., perché se in 70 anni l’ incapacità di prendere le decisioni che già dovevano essere state prese per chi come me vive da troppo tempo questi corsi e ricorsi per cui si parla della diga di Vetto senza mai concludere nulla di serio, si domanda :
    perché oggi la macchina amministrativa e politica dovrebbe invertire la propria tendenza dopo 70 anni ?
    I decisori politici dovrebbero decidere, purtroppo davvero raramente lo fanno e questo preclude ogni senso ad ulteriori riunioni ed incontri che non servono assolutamente a nulla !
    Sveglia politici oltre a fare solo chiacchiere prendete le decisioni che non avete mai preso !
    Ciao Vittorio

    Vittorio

    • Firma - Vittorio