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Avanza la frana di Ca’ Lita: sopralluogo della Regione

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Nel pomeriggio di ieri 3 giugno, un forte temporale si è abbattuto sulla località Ponte Secchia causando diversi allagamenti e fango all'interno di capannoni e abitazioni civili.

Ma l’emergenza resta Cà Lita, al centro di una complessa opera di intervento e monitoraggio a seguito della riattivazione di una frana avvenuta il 20 maggio scorso, che è stata preceduta dalla destabilizzazione della "Piana", con uno spostamento di 4,5 metri il 20 maggio, seguita dalla "rottura" dell'unghia di frana sul fondovalle, sotto pressione dalle forze provenienti dalla montagna.

La situazione attuale vede la frana di Cà Lita minacciare direttamente la strada comunale per Levizzano (Provinciale 586), tre edifici abitati da sette persone e l'alveo del fiume Secchia. Come accaduto in passato, il fronte franoso viene affrontato giorno dopo giorno, asportando il volume di terra necessario per allontanarlo in modo sicuro dalla strada e dalle prime abitazioni. Mediamente, vengono rimossi 4.000 metri cubi di terra al giorno, che vengono poi depositati in aree demaniali sul terrazzo fluviale del fiume Secchia.

Durante la notte, il fronte di scavo rimane sotto monitoraggio tramite due distometri laser, un'antenna Gps fissa e una webcam installati a seguito degli eventi del 20 maggio. Tali strumenti consentono di tenere sotto controllo l'evoluzione della situazione. Queste operazioni seguono i primi interventi di somma urgenza avviati dal Comune di Baiso, in coordinamento con l'Agenzia regionale di protezione civile.

La frana di Cà Lita si estende per 2,5 chilometri dall'abitato di Levizzano fino al fondovalle del Secchia, vicino alla località Muraglione. Il corpo franoso, costituito principalmente da argilla, ha un volume di circa 10 milioni di metri cubi. La parte superiore, denominata "La Piana", si muove per scivolamento, soprattutto a seguito di precipitazioni. I detriti argillosi generati dalla sua disgregazione alimentano la colata franosa che raggiunge il fondovalle, con uno spessore fino a 30 metri.

I lavori di contenimento si svolgono durante il giorno, mentre durante la notte la situazione è costantemente monitorata da remoto. Dieci camion e cinque escavatori sono impegnati nell'opera di fermare l'avanzata della colata franosa, che si sposta di dieci metri ogni 24 ore su un versante di 2,5 chilometri. L'obiettivo primario è proteggere le abitazioni dove vivono sette persone, oltre alla viabilità comunale e provinciale e la sicurezza dell'alveo del fiume Secchia.

Finora sono stati rimossi circa 40.000 metri cubi di terra, evitando così la chiusura della strada provinciale, che rappresenta un collegamento fondamentale con il modenese e l'alta Val Secchia. Parallelamente, si sta lavorando per potenziare il presidio delle forze dell'ordine al fine di gestire la viabilità, considerando l'elevato numero di mezzi in circolazione.

Dal punto di vista meteorologico, dalla fine di marzo fino al 20 maggio, la stazione meteo di Baiso ha registrato un accumulo totale di 298 millimetri di pioggia.

La vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega alla Protezione Civile, Irene Priolo, ha sottolineato l'importanza di agire immediatamente per evitare l'isolamento dell'alta Val Secchia e durante un sopralluogo sul cantiere, ha affermato che l'Appennino è diventato una zona di particolare attenzione dopo gli eventi meteo eccezionali che hanno colpito l'Emilia-Romagna. "Dopo gli eventi meteo eccezionali che ancora una volta hanno interessato l’Emilia-Romagna, ora l’Appennino è il sorvegliato speciale" -, spiega la vicepresidente. "È in corso un’importante e continua attività di monitoraggio per mappare tutte le conseguenze delle piogge in termini di dissesto idrogeologico, anche nel medio periodo. Le colline e le montagne tra Reggio Emilia e Rimini sono bombardate da migliaia di micro-frane. Ben 936 sono le più rilevanti e 14 interessano il territorio reggiano, quattro il comune di Baiso. Per questo al monitoraggio si affianca l’impegno per interventi immediati in somma urgenza, come quello avviato a Cà Lita, fondamentale per evitare l’isolamento degli abitati”.

Dal 2022, l'Agenzia regionale di protezione civile ha istituito una rete di monitoraggio idro-geologico basata su strumenti a lettura manuale, come inclinometri e piezometri, per il controllo dei movimenti e delle condizioni idrogeologiche all'interno del corpo franoso. Dal 2013, è stata attivata una moderna rete di sensori di movimento e controllo idrogeologico, composta da cinque antenne GPS fisse, un estensimetro a filo e quattro sensori di pressione idrostatica posizionati a profondità comprese tra 15 e 40 metri nel corpo franoso. A partire dal 2020, sono stati effettuati rilievi sistematici della zona franosa con droni, al fine di monitorarne l'evoluzione in modo continuo e a distanza.