Home Cronaca La Via Matildica del Volto Santo “testata” dal consigliere regionale Andrea Costa

La Via Matildica del Volto Santo “testata” dal consigliere regionale Andrea Costa

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Il consigliere della Regione Emilia Romagna Andrea Costa, in quota al Partito Democratico Bonacini Presidente, nonché ex sindaco di Luzzara in carica dal 2010 al 2020, ha “collaudato a modo suo” la Via Matildica del Volto Santo.

Dopo aver partecipato a numerosi incontri e riunioni che hanno avuto come fulcro lo storico cammino è passato a test empirici sul campo. Scarponi ai piedi e zaino in spalla ha percorso il tratto che va da Carpineti (Parco Matilde) a San Pellegrino in Alpe.

Il fatto di essere membro delle commissioni regionali che nello specifico si occupano di territorio, ambiente, mobilità e cultura è sicuramente uno dei fattori che hanno spinto Andrea ad intraprendere il cammino. Una profonda conoscenza del territorio è infatti essenziale per promuoverlo con efficacia ed in modo efficiente.

La Via Matildica del Volto Santo, attraversando anche la nostra provincia, connette Nord e Centro Italia: quei territori dove nel Medioevo forte era il dominio canossano. È dunque attrattiva per i movimenti turistici che si spingono lungo la direttrice che dalle regioni settentrionali muovono verso quelle poste a latitudini più basse.

La rilevanza del percorso è significativa innanzitutto per gli aspetti spirituali e religiosi. La presenza del Sangue di Cristo a Mantova da dove parte e dell’icona lignea di Gesù che si trova a Lucca, punto di  arrivo, sono caratteristiche che lo rendono pressoché unico.

È altresì ormai consolidata anche la presenza sul tracciato di numerosi camminatori che affrontano l’esperienza spinti da motivazioni legate alla ricerca del benessere e forme di turismo legate alla natura e all’ambiente.

A ciò si unisce la possibilità tutt’altro che scontata di poter ammirare paesaggi rurali, colline, borghi medioevali e numerosi siti di indubbia rilevanza storica.

Dal punto di vista della promozione turistica non possono non essere menzionate le eccellenze enogastronomiche locali che costituiscono una cifra di attrattività di particolare valore. Queste le motivazioni che hanno fatto sì che la Via Matildica del Volto Santo sia inserita nell’Atlante Nazionale dei Cammini grazie al riconoscimento avuto dal Ministero.

Si riporta di seguito l’intervista realizzata che è da intendersi quale occasione di spunto e ragionamento sull’importanza che può avere il cammino in termini propulsivi per lo sviluppo turistico.

Quanti i chilometri percorsi e il tempo impiegato? C’è corrispondenza tra sito e realtà?

“La media è stata di circa venti chilometri al giorno, un po’ di più rispetto a quanto prevedeva il sito dedicato alla Via Matildica. Una differenza in parte spiegabile con alcune deviazioni che ho fatto durante il percorso: il primo giorno, ad esempio, non sono partito dal Castello di Carpineti ma dal parcheggio del Parco Matildico; così come durante la tappa ho approfittato del guado del Secchia per trovare un punto in cui fare sosta immergendomi nelle acque limpide e ghiacciate del fiume. Per ogni tappa il tempo in movimento è stato di circa sei ore, cui aggiungere circa un’ora in più per delle soste per mangiare o visitare qualcuna delle emergenze architettoniche che si incontrano sul cammino. Insomma, il sito è un’ottima traccia sapendo che qualcosa poi può risultare leggermente diverso sia in termini di chilometraggio che di durata della tappa, anche perché dipende dal passo di ciascuno”

Cosa è stato più apprezzato e cosa meno?

“La forza di questo cammino è senza alcun dubbio la sua bellezza paesaggistica: si cammina per boschi molto ben tenuti, poi all’improvviso il panorama si apre su una vallata, su campi erbosi, sulle cime del nostro Appennino. Il percorso è molto vario, con tratti più impegnativi ma ben intervallati da ampie porzioni in quota: la sua accessibilità anche a chi non è per forza di cose un camminatore abituale credo sia un ulteriore elemento di forza. Se c’è qualcosa su cui migliorare è la presenza di fonti per riempire la borraccia: nella prima tappa, tra Carpineti e Toano, non ho avuto la possibilità di riempirla fino a Cavola, dove per fortuna c’era un bar aperto. Nelle due tappe successive il problema non si è presentato, e in particolare nel tratto tra Civago e San Pellegrino c’è abbondanza di fonti”

Com’è stata l’accoglienza?

“Anche in questo caso c’è molta differenza tra una tappa e l’altra. Partendo da Carpineti sono arrivato a Toano e ho dormito – come proponeva il sito – presso l’Hotel Miramonti: struttura splendida, camere tutte rinnovate, piscina a disposizione dei clienti e cena ottima per la quale devo ringraziare l’abilità di Nicolò Toni. La seconda sera, arrivando a Gazzano, la storia è stata decisamente differente: per dormire sono dovuto arrivare a Civago che dista un’ora a piedi, qui ho trovato posto presso la casa-vacanze ‘Il Bucaneve’ e poi ho cenato ottimamente presso l’albergo ristorante Val Dolo. A Gazzano non avrei avuto né dove dormire né dove mangiare. Credo che una riflessione sull’arrivo di tappa potrebbe essere fatta perché indicare come traguardo una località in cui poi manca l’accoglienza non è utile. A Civago, invece, accoglienza ottima. Aggiungo, a Toano al sabato pomeriggio era aperta anche la farmacia di Monica Dallari e questo è un elemento da sottolineare come valore aggiunto. San Pellegrino offre moltissimo ai camminatori in termini di ristoro, ed è facilmente accessibile a pulmini e auto per chi volesse interrompere lì il proprio cammino ed essere ‘recuperato’. In generale, quindi, credo che le soluzioni per dormire e mangiare ci siano, che la qualità dell’offerta sia buona, ma che ci sia anche spazio per accrescerla, magari diversificando l’offerta e i prezzi per andare incontro a tasche differenti”

Criticità e punti di miglioramenti?

“Penso che si debba fare molto di più per ‘intercettare’ un pubblico più vasto: penso ad esempio a chi decide di spostarsi in bicicletta e magari con quella affronta le tappe di pianura, quelle tra Mantova e la Bassa Reggiana, ma poi deve per forza abbandonare la due ruote per le tappe sull’Appennino Reggiano. A questa utenza va garantito un servizio di trasporto delle bici, oppure si potrebbe intensificare un servizio di noleggio di bici nelle tappe di pianura. E poi si dovrebbe creare un servizio di trasporto degli zaini: io ho fatto in viaggio solo tre giorni e quindi avevo uno zaino non eccessivamente pesante, ma chi dovesse fare un percorso più lungo avrebbe sicuramente sulle spalle un peso meno sostenibile”

Cosa ha motivato l’impresa?

“Da sindaco di Luzzara prima e consigliere regionale poi mi sto molto occupato di questo cammino. Avevo bisogno di sperimentare in prima persona il percorso per fare meglio il mio mestiere: le istituzioni pubbliche devono mettersi al servizio e a fianco dei territori e dei privati per agevolare la crescita della domanda e dell’offerta, e per parlare con cognizione di causa era giusto che io per primo toccassi con mano i punti di forza e le criticità del percorso”.

Cosa è stato più utile e cosa meno per agevolare il percorso?

“La cosa più utile in assoluto sono state le persone che ho incontrato durante il viaggio e che mi hanno guidato, raccontato, indirizzato. Sul piano pratico non servono attrezzature particolari: zaino, scarponcini da trekking, magliette e cappello, due borracce”

Ed ora spazio ai commenti liberi

“Ho un lungo elenco di ringraziamenti, che sono anche suggerimenti di contatti per chi volesse intraprendere il percorso. L’associazione ‘Il melograno’ che mi ha accolto al Castello di Carpineti: il presidente Giovanni Ielli, Paola Pistelli, Maria Grazia Vasirani, Gabriele Lanzi, Lisa Trolli, Liliana Maccaluso e Mariangela Pantani sono stati preziosi, disponibili, eccezionali. Così come Luciano Franchini e Luciano Magnani che mi hanno guidato nell’avvio della prima tappa. Poi l’associazione ‘Tra la Secchia e il Dolo’ con Anna, Giovanni e Giuseppe Ghirardini che hanno aperto la Pieve di Toano e mi hanno fatto scoprire le sue bellezze. Infine, Sergio Fiorini che mi ha aperto le porte di Civago, Fabrizio Fontana che cura la pagina Facebook ‘Ghiggne d’Aipa’, e lo splendido Fabrizio Ganapini dell’associazione Altri Passi che mi ha scortato fino a San Pellegrino facendomi scoprire lungo la terza ed ultima tappa moltissimi luoghi splendidi. Devo ringraziare anche Fausto Giovannelli che mi ha raggiunto a cena la prima sera e con cui abbiamo immaginato nuove iniziative per promuovere l’Appennino”

Tutto bene quel che finisce bene…

“Posso solo dire una cosa: fate questo cammino, è splendido”