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Elda racconta: I due Carabinieri

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Mirella mi riferisce, che ha fatto uno squillo a sua sorella Vanna “anche lei a me molto cara”, chiedendole se aveva qualche ricordo di quando abitavano a Bagnolo. Vanna molto spiccia come sempre dice: 

“Ma cosa vuoi che mi ricordi, so solo che lì davanti c’erano i carabinieri”.

Subito mi si illumina la mente:

“Bell’idea ci penserò su”.

C’era poco da pensare, già tutto si muoveva nella mia mente, ancora in mezzo alla nebbia, ma presto sarei riuscita a farla diradare. 

Questa è la storia di due carabinieri, storia molto bella che parla di dovere, ma anche di tanto, tanto amore.

Certo non parlo di quelli che ci sono adesso, come sapete coi miei ricordi, io vado indietro di circa settant’anni e forse più.

All’età di circa dodici o tredici anni, cioè in quel periodo che per tre estati consecutivi facevo la bambinaia a due bimbe di Parma che erano in villeggiatura con la mamma all’albergo “Tre re”, anch’io quando passavo davanti al “Palazzo Ducale” davo una sbirciatina oltre la siepe, là oltre al giardino, sulla destra allora c’era la caserma dei carabinieri, anzi vi dirò che io l’ho sempre vista lì, fin da quando ero molto piccola.

Erano giovani diversi dai nostri Castelnovini, con quella divisa che li distingueva, parlavano italiano, certo con qualche inflessione dialettale che faceva intuire la loro   provenienza, ma molto educati e riservati.

Allora non sapevo cosa significava “divisa”, ma poi l’ho imparato molto bene, perché ho sposato un poliziotto.

Ora però vi voglio raccontare di questi “caramba”.

La vigilia di Santa Maria c’era la processione che dall’Oratorio riportava la statua della Madonna alla Pieve e questo ve l’ho già raccontato parecchie volte, ma questa volta a scortare la statua arrivarono due carabinieri a cavallo, erano nuovi, mai visti prima, vestiti in alta uniforme, tenevano le briglie coi guanti bianchi e il famoso cappello col pennacchio appena sceso sulla fronte, sopra a quattro occhi nerissimi, ma luminosi  lampeggianti  adombrati da ciglia lunghe e folte, lineamenti perfetti, spalle larghe, petto in fuori, con la divisa blu, le famose righe rosse ai lati dei pantaloni e la “bandolera” bianca che vi spiccava sopra, stivali al ginocchio.

Fino ai primi anni cinquanta, non ricordo carabinieri a cavallo, almeno io non ne avevo mai visti, li vedevo solo con quelle biciclette verdastre legnose con ruote grosse e alte, almeno io li ricordo così, poi con l’arrivo delle “Jeep” sparirono anche quelle.

Torniamo alla processione, appena arrivati questi due cavalieri, tutti gli occhi delle donne erano rivolti verso là, giovani e non più tanto giovani, vi dirò uno spettacolo inaspettato sembrava un film.

Durante il tragitto, poi le donne cantavano “Immacolata” col viso volto alla statua ma ogni tanto il collo di queste si girava verso i fianchi del baldacchino che La sorreggeva, dove questi “bronzi di Riace” si erano messi per scortarla, forse qualcuna quella sera si sarà presa un bel torcicollo. 

Erano arrivati questi due ragazzi dal sud, ma ambedue di una bellezza maschia, da togliere il fiato, vorrei tanto poter scrivere il loro nome, ma non lo farò, tanto voi quasi mie coetanee avete già capito di chi sto parlando.

Una domenica pomeriggio, durante una di quelle partite di calcio che io amavo vedere, ci fu un’invasione di campo, fatta dai soliti sportivi “sfegatati”, chi voleva linciare l’arbitro, chi voleva difenderlo, insomma in campo era scoppiata una vera rissa. Forse chiamati da qualcuno arrivarono questi due carabinieri a cavallo, entrarono decisi in mezzo al trambusto dando frustate a destra e a manca, in poco tempo riuscirono a disperdere queste persone, sorrido ancora quando penso che don Cilloni entrato in campo per fare da paciere si prese anche lui una frustata sulla pelata.

Ricordo quando passavano a cavallo davanti giardino dell’albergo dove io e la Loredana facevamo le bambinaie li guardavamo da dietro la siepe, era sempre uno spettacolo da ammirare, ma prima la Lore correva ad avvisare Liliana “cameriera di sala” che andava in sullucchero, piantava lì tutto e si affacciava sulla porta e dietro di lei spuntava anche il naso della cuoca. Poi alle volte le facevamo uno scherzo l’avvisavamo, ma non c’era nessuno, c’era solo Carlin che potava la siepe, e lei delusa ci sgridava.

Poi anche per loro questo paese, “o sarà stata la Pietra?”, perché è poi successo moltissime altre volte che questi uomini in divisa, una volta arrivati qui, si innamoravano sposando ragazze del posto.

Difatti anche loro si innamorarono, ma allora agli appartenenti all’arma non era permesso fidanzarsi nel paese sede del loro lavoro, appena i superiori ne venivano a conoscenza, venivano trasferiti.

Loro tenevano ben segreta la loro relazione, ma esistevano gli spioni, quando la famiglia molto agiata, di una di queste ragazze (anche lei bellissima alta bionda) lo venne a sapere, fece di tutto per farlo allontanare, difatti più lontano di così… lo mandarono in Sardegna.

L’amore però quando è quello vero trionfa sempre.

Raggiunta l’età necessaria “che doveva rispettare ogni appartenente all’arma”, dopo centinaia di lettere giornaliere da ambe le parti, appena ebbero il permesso dai loro superiori, tornarono in paese per sposare le loro donne.

 Una di queste coppie si sposò al Santuario di Bismantova, senza il consenso dei genitori senza sfarzo e nessun parente al seguito, l’accompagnò all’altare una cara amica.

L’altra invece nella chiesetta del suo paese natìo, questa però accompagnata dai famigliari e “dall’Ave Maria” cantata da suo fratello che ricordo come un ottimo tenore.

Poi ambedue le coppie partirono per quell’isola lontana e lì aspettarono il tempo necessario per riavere un trasferimento in continente.

Il loro sogno si era realizzato, la coppia tanto contrastata fu molto felice e formò una bellissima e sana famiglia ora riposano lassù uno vicino all’altro e io ogni volta che vado al cimitero, mentre passo faccio loro un cenno di saluto.

Per l’altra il destino fu crudele dopo pochi anni il marito morì d’infarto molto giovane e lei tornò seguendo il feretro che portò nel piccolo cimitero vicino alla chiesetta dove avevano detto sì e non si è mai più risposata, restando fedele al suo amore, ora anche lei riposa vicino al suo amato.

Elda Zannini

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